Paul Schrader ⋅ Leone d’oro alla carriera ⋅ 79° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Frame tratto da Master Gardener (2022). Regia di Paul Schrader

Paul Schrader, il regista di American Gigolò e l’autore di Taxi Driver, al Festival di Venezia è ormai di casa. Invitato per il secondo anno consecutivo, anche in questa occasione in concorso con il suo nuovo film Master Gardener, gli è stato attribuito dalla Mostra del Cinema il Leone d’oro alla carriera.
Schrader, unico caso nel panorama americano insieme a Peter Bogdanovich, ha cominciato la sua lunga carriera come critico cinematografico. Un importantissimo testo è stato, ad esempio, Il trascendente nel cinema, dedicato a tre dei suoi autori preferiti: Ozu, Bresson e Dreyer. 

“Bresson – ci ha detto in un’intervista realizzata dal sottoscritto in questi giorni al Festival –  continua ancora oggi a guidare i miei passi. PickPocket in particolare”. E infatti, se guardiamo bene in Master Gardener, e ancora di più ne Il collezionista di carte del 2021, i silenzi, le lunghe camminate solitarie e gli sguardi “trascendentali” di questi film (che lui stesso ha definito”una trilogia esistenziale”), sono tipicamente bressoniani. 

Lontano dai fasti hollywoodiani che hanno decretato il suo successo con pellicole come il già citato American Gigolò, l’horror Cat People, l’eccezionale Hardcore (discesa agli inferi di un padre che cerca la figlia nel mondo della pornografia), e poi via via con il sottovalutato Dominion, prequel (quello vero) de L’Esorcista, Lo spacciatore, con il superlativo Willem Dafoe e Susan Sarandon, e fino al suo ultimo successo First Reformed del 2017, Schrader non ha mai abbandonato i suoi temi: storie di solitudine, colpa e redenzione, nonché il misticismo religioso. Argomenti che ha sviluppato in maniera totalizzante nel suo capolavoro che è Taxi Driver, pellicola firmata da Martin Scorsese ma che è da considerarsi co-realizzata sia del regista italo-americano che dal nostro. 

Frame tratto da Taxi Driver. Regia di Martin Scorsese. Sceneggiatura di Paul Schrader

Con Martin Scorsese, inoltre, Paul Schrader ha firmato le sceneggiature di alcuni dei film più significativi del regista di New York, come appunto Taxi Driver, Toro scatenato, L’ultima tentazione di Cristo, in cui il cattolico Schrader si confronta con il mondo “agnostico” del greco Nikos Kazantzakis, e, infine, Al di là della vita. 

Un fatto curioso nella carriera di Schrader è il rifiuto ricevuto riguardo la sua sceneggiatura per Incontri ravvicinati del terzo tipo di Spielberg poiché non piaceva la sua lettura religiosa. 

Arriviamo al suo Master Gardener, film estremamente indipendente (come molti del suo ultimo periodo). Viene dopo il flop di The Canyons, dovuto all’aspro scontro e alle incomprensioni tra Schrader e lo scrittore Breat Easton Ellis, autore del soggetto da cui era tratto il film; in questo caso valgono tutte le caratteristiche del cinema del regista: tempi dilatati, storia rarefatta che nonostante la parvenza da mistery violento si manifesta attraverso dialoghi interessanti e un preciso pensiero politico. 

Narvel, il protagonista, ha un passato amaramente rimpianto, che cerca di espiare curando con amore un piccolo pezzo di terra. Spogliandosi una sera nel cottage del suo custode, l’uomo resta a torso nudo, coperto di tatuaggi legati alla supremazia bianca.  La violenza non tarda ad arrivare. E ovviamente assistiamo a un grande “gioco espressivo” degli attori: un Joel Edgerton dolente in cerca della “solita” redenzione, la statuaria Sigourney Weaver e la bellissima Quintessa Swindell, una ragazza scissa a metà: è, infatti,  per metà nera ed anche tossicodipendente,  problema quest’ultimo che le è stato trasmesso dalla madre. 

Non sappiamo se Master Gardener avrà successo o seguirà le orme di molti film del suo autore, come Auto Focus, oppure Adam Resurrected (riflessione sull’Olocausto), ma siamo sicuri che si tratta di un puro Schrader!

 E mai premio alla carriera al Festival di Venezia è stato cosi meritato. 

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