Le visioni fotografiche di David Lynch

© David Lynch. The Factory Photographs. Courtesy The Photographers’ Gallery presso la quale è allestita la mostra The Factory Photographs dal 17 gennaio fino al 30 March 2014. Catalogo pubblicato da Prestel (£40.00)
© David Lynch. The Factory Photographs. Courtesy The Photographers’ Gallery presso la quale è allestita la mostra The Factory Photographs dal 17 gennaio fino al 30 March 2014. Catalogo pubblicato da Prestel (£40.00)
© David Lynch. The Factory Photographs. Courtesy The Photographers’ Gallery presso la quale è allestita la mostra The Factory Photographs dal 17 gennaio fino al 30 March 2014. Catalogo pubblicato da Prestel (£40.00)

Ritorno a occuparmi di David Lynch, dopo la deprimente (non certo per colpa sua) apparizione dell’artista visivo americano su Rai Tre a Che tempo che fa. Questa volta mi sembra opportuno puntare l’attenzione su uno dei versanti più significativi della pratica creativa dell’autore di Mulholland Drive (di cui però si parla pochissimo): la fotografia.

Si, perché David Lynch ha sempre portato avanti la sua sperimentazione non solo in campo cinematografico ma anche nei settori della pubblicità, della pittura, del cinema d’animazione e dell’elaborazione video, e in quello fotografico, appunto, denotando una capacità di agire su piani plurimi e abbattendo quei confini tra le arti visive che ancora oggi si fa fatica ad eliminare (anche se numerosi autori l’hanno già fatto da tempo). Ricordo, ad esempio, un’interessante mostra che vidi nel 2009 nella Galleria Karl Pfefferle di Monaco di Baviera, progetto espositivo incentrato sul dialogo tra le opere fotografiche di Lynch e quelle di uno dei maggiori fotografi americani William Eggleston. Operazione ardita e complessa, quella messa in piedi in Germania fu un’iniziativa che mise abilmente in comunicazione due sperimentatori dell’arte della visione (libera), aprendo un valido discorso anche di tipo curatoriale.

Recentemente la Maison Europeenne de la Photographie Ville de Paris ha commissionato a Lynch una mostra fotografica, intitolata Small Stories, incentrata sulla presentazione di quaranta immagini in bianco e nero che manifestano con tutta evidenza la complessità dello sguardo visionario del regista di Cuore selvaggio.

Fino al 31 marzo 2014 sarà invece visibile presso The Photographers’Gallery di Londra, un’esposizione fotografica di David Lynch che ha ispirato anche la creazione di un libro curato da Petra Giloy-Hirtz: The Factory Photographs (Prestel Verlag – Monaco, Londra, NewYork – 2014). Si tratta di un catalogo composto da scatti che Lynch ha realizzato tra il 1980 e il 2000 in diverse località: Los Angeles, New Jersey, New York, Łódź (in Polonia), Berlino e in Inghilterra. Spazi prescelti per questo viaggio delirante dello sguardo sono fabbriche abbandonate, ambienti inquietanti e imperscrutabili nei quali l’artista americano si è aggirato cercando di raffigurare non tanto i luoghi quanto la dimensione evocativa di aree un tempo vitali e produttive che sono diventate nel corso degli anni siti nei quali regna una sorta di nulla impenetrabile e disturbante. Devastazione, un senso profondo di angoscia, mistero, perdita di contatto con la realtà, delirio visuale, allucinazioni, sono tutti fattori (organizzati stilisticamente tramite un bianco e nero denso di oscurità e di contrasti) rintracciabili negli scatti di The Factory Photographs e che fanno tornare in mente le destabilizzanti atmosfere espressive del capolavoro d’esordio (nel lungometraggio) di Lynch: Eraserhead (1977).

Quanto ho affermato fino ad ora, dimostra come per autori come David Lynch le semplici etichette di regista cinematografico o di fotografo siano troppo riduttive. Esistono, ormai, numerosi artisti che operano indifferentemente nei tre settori delle arti visive tecnologiche (fotografia, cinema e video) semplicemente articolando il proprio discorso creativo all’interno di territori contigui che, spesso, possono anche intrecciarsi tra di loro formando una meravigliosa area dello sguardo in cui la forza onirica della mente può essere liberata in tutta la sua potenza comunicativa. Questo è un dato di fatto, alla faccia di chi vuole ancora portare avanti la concezione secondo la quale tra le arti visive tecnologiche esistano linee di demarcazione invalicabili.

© CultFrame – Punto di Svista 03/2014

Pubblicato su Huffington Post – 10 marzo 2014

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Maison Européenne de la Photographie, Parigi. David Lynch – Small Stories
Filmografia di David Lynch
The Photographers’ Gallery di Londra

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