Film e incontri per uno sguardo sul mondo ⋅ 44° Cinéma du Réel

Frame tratto da “En nous” di Régis Sauder

Dopo due edizioni online, il Cinéma du Réel di Parigi – pur offrendo a chi ha l’accredito alcune proiezioni del suo programma sulla piattaforma Festivalscope – torna in presenza nelle sale del Centre Pompidou e in alcuni schermi limitrofi.

La manifestazione diretta da Catherine Bizern ritrova così la sua articolazione consueta con le sezioni competitive, quella riservata alle opere prime, i focus Front(s) populaire(s) e sul cinema africano, gli incontri e le proiezioni speciali: il film d’apertura è En nous di Régis Sauder che ha riunito a dieci anni di distanza il gruppo di giovani a cui aveva dedicato Nous, Princesses de Clèves (2009). Sono invece dodici anni che Mathieu Amalric filma il musicista John Zorn, con il risultato di avere realizzato già tre diversi documentari con immagini girate dal 2010 al 2022, tutti proposti a Parigi quest’anno. Altro film-ritratto atteso da chi conosce il protagonista come scrittore è Édouard Louis ou la transformation di François Caillat ma fuori dai concorsi si vedranno anche Les Cahiers noirs di Shlomi Elkabetz, che ha avuto la sua prima a Cannes ed è stato proiettato anche al recente Festival di Rotterdam, o il film di chiusura Everything Will Be Ok di Rithy Panh, reduce dal concorso di Berlino dove gli è stato assegnato un Orso d’argento per lo speciale contributo artistico delle particolari tecniche di animazione usate per ricostruire la tragica storia cambogiana.

Nella competizione internazionale si vedranno venti titoli, dal nuovo fluviale lavoro dell’affezionato Sergej Loznitsa Mr. Landsbergis (oltre quattro ore dedicate al leader del movimento indipendentista lituano degli anni Ottanta/Novanta) premiato all’IDFA 2021, a diverse opere presentate all’ultima Berlinale quali Nous, Étudiants! di Rafiki Fariala, giovanissimo regista della Repubblica Centrafricana che segue il percorso d’emancipazione attraverso gli studi di alcuni suoi coetanei, The United States of America filmati durante la pandemia dal decano James Benning o Mutzenbacher di Ruth Beckermann, fresca vincitrice a Berlino della sezione Encounters e che – dopo avere dedicato Waldheims Walzer (2018) al più controverso Presidente austriaco – esplora la maschilità contemporanea facendo leggere un noto testo pornografico a un centinaio di uomini disposti a interpretarlo per la sua macchina da presa.

Frame tratto dal film “Mr. Landsbergis” di Sergej Loznitsa

Venti anche i titoli della competizione nazionale francese, dove passeranno i nuovi lavori di produzione transalpina di nomi conosciuti quali il portoghese Ico Costa (realizzato affidando una videocamera ad alcuni ragazzi mozambicani), Sarah Leonor che in Ceux de la nuit ci racconta di turisti e migranti alla frontiera di Monginevro, Mosco Levi Boucault con il docufilm Mafioso, au coeur des ténèbres o Éric Baudelaire, che ha esplorato in When There Is No More Music To Write And Other Roman Stories le relazioni tra il musicista Alvin Curran, componente dello storico gruppo di Musica Elettronica Viva, e i sommovimenti politici romani degli anni a cavallo dell’omicidio Moro; ma si segnalano anche il corto Le tombeau de Kafka di Jean-Claude Rousseau o il documentario di fabbrica Le Chant des Oubliés di Luc Decaster. Non mancano poi alcuni esempi di quel cinema che documenta i movimenti sociali più accesi della società francese: Relaxe di Audrey Gineste segue alcune attiviste contro l’alta velocità ferroviaria e Boum boum di Laurie Lassalle si rivolge invece al movimento dei gilets jaunes.

Anche nella selezione Front(s) populaire(s) – quella più specificamente riservata al cinema che racconta la militanza e il dissenso – Les voies jaunes di Sylvestre Meinzer è dedicato alle dimostrazioni in gilet, mentre Notre-Dame-Des-Landes, la reconquête (2019) di Thibault Férié testimonia le lotte anti-ZAD e Nos corps sont vos champs de bataille (2021) dell’argentina Isabelle Solas l’attivismo trans. Ma la sezione si apre omaggiando il ventennale di Carlo Giuliani, ragazzo (2002) di Francesca Comencini, realizzato a ridosso del tragico G8 di Genova del 2001.

Il focus di quest’anno è dedicato al cinema documentario di ricerca proveniente dal continente africano con un programma di opere firmate da una nuova generazione di cineasti e un percorso storico che permetterà di riscoprire “figure tutelari” quali Jean-Marie Teno, Med Hondo o Sarah Maldoror, già assistente di Pontecorvo sul set de La battaglia di Algeri, di cui si vedrà Sambizanga (1972). Inoltre, una speciale “carte blanche” è attribuita a un gruppo di sei tra programmatori e programmatrici del continente che proporranno ciascuno due film recenti, tra cui Fi Rassi rond-point di Hassen Ferhani o, dal Lesotho, Mother, i am suffocating. This is my last film about you di Lemohang Jeremiah Mosese.

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