Dario Argento ⋅ La parabola del suo cinema fino a Occhiali neri

Dario Argento ci piace. Ci piace ancora oggi anche se i suoi film non incutono più paura. Anche se il suo cinema non è più quello di una volta. Bisogna, però, ammettere  come l’estrema coerenza tematica e stilistica del maestro romano e la sua fedeltà a un mondo personale (tradito solo poche volte come nel caso de  Il Fantasma dell’opera e del più recente Dracula 3D) sia commovente. Ma tutto ciò non riesce a salvare la sua ultima fatica dal titolo Occhiali neri. Questa volta non si compie il piccolo miracolo come nel caso Non ho sonno, film già derivativo, di una ventina anni fa, in cui la regia e certe scelte stilistiche hanno salvato la pellicola in extremis.

Ma se Non ho sonno veniva dai grandi successi degli anni ’70, da L’uccello dalle piume di cristallo fino a Profondo Rosso, quest’ultimo film dell’autore di Suspiria, deriva dal… derivato. Insomma, una copia della copia. Un assassino seriale di prostitute colpisce a Roma strangolando le sue vittime con una corda per violoncello. Quando il killer attacca Diana, prostituta di lusso, l’omicidio fallisce ma la donna si ritrova a subire un incidente che la priverà della vista per sempre. Nel frattempo, la polizia indaga per fermare l’assassino.

Presentato alla Berlinale 2022 fuori concorso, Occhiali neri soffre di alcuni difetti macroscopici. A cominciare dalla sceneggiatura di Franco Ferrini e dello stesso Argento che cercando un realismo assolutamente forzato ogni tanto induce allo sbadiglio. I dialoghi, al limite del surreale (involontario), smorzano la forza della  messa in scena rendendo il film frammentario, una frammentarietà che, senza il tocco onirico di Inferno e di Trauma, fa avvicinare Occhiali neri a un non-sense  piuttosto che a uno slasher.

Anche i personaggi sono delineati con l’accetta: la coppia formata dalla giovane squillo diventata cieca e il ragazzino cinese è una fotocopia sbiadita dell’anziano enigmista non vedente Karl Malden e la sua nipotina, interpretata da Cinzia De Carolis, ne Il gatto a nove code. La figura dell’assistente sociale, interpretata da Asia Argento, si comporta come una tarantolata presa da convulsioni e i due poliziotti che cercano di riportare il ragazzino al centro dal quale è scappato sembrano i “Dupont e Dupont” di Tintin. Infine, il killer: inarrestabile, come quello di Luigi Montefiori in Rosso sangue di D’Amato, ha delle motivazioni improbabili e compie gesta sopra le righe che stridono col contesto apparentemente realistico in cui si muove la storia.

I punti di forza della pellicola risiedono sicuramente nella fotografia di Matteo Cocco e, soprattutto, nella colonna sonora elettronica firmata da un grande Arnaud Rebotini, con molte reminiscenze dei Goblin. Possiamo citare anche la violenza di alcune scene particolarmente sanguinolente, realizzate benissimo, grazie agli effetti speciali di Sergio Stivaletti, ma alla fine è poca cosa nella totalità di un film concepito in gran velocità.

Ed è un peccato perché come ha confessato lo stesso Argento a Berlino, Occhiali neri è un progetto che viene da lontano, pensato all’epoca di Trauma e mai realizzato. Mi domando che cosa si sia perso in tutto questo tempo.

© CultFrame 03/2022
Film presentato alla Berlinale 2022

TRAMA
Roma. L’eclissi oscura il Sole in una torrida giornata di estate. È il presagio del buio che avvolge Diana quando un serial killer la sceglie come preda. La giovane escort, per sfuggire al suo aggressore, va a schiantarsi contro una macchina, perdendo la vista. Dallo choc Diana riemerge decisa a combattere per la sua sopravvivenza, ma non è più sola.

CREDITI
Titolo: Occhiali neri / Regia: Dario Argento/ Sceneggiatura: Franco Ferrini, Dario Argento / Fotografia: Matteo Cocco / Montaggio: Flora Volpelière / Musica: Arnaud Rebotini / Interpreti: Ilenia Pastorelli, Asia Argento, Andrea Zhang, Mario Pirrello, Maria Rosaria Russo/ Produzione: Conchita Airoldi, Laurentina Guidotti / Anno produzione: 2022 / Paese: Italia/ Durata: 90 minuti

SUL WEB
Filmografia di Dario Argento

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