L’uomo del nostro tempo nel cinema di Luigi Di Gianni: Il tempo dell’inizio

Il cinema ormai vive di etichette e i critici, anche quelli (e soprattutto quelli enciclopedici) si nascondono dietro i generi e alcune definizioni un po’ schematiche. Nel cinema italiano ci sono numerosi film, specialmente d’autore, che vengono catalogati, con estrema faciloneria, come opere di fantascienza: N.P. – Il segreto di Silvano Agosti ma anche Il seme delluomo di Ferreri, il prodigioso L’invenzione di Morel di Emidio Greco, tratto da Adolfo Bioy Casares, fino al H2S di Roberto Faenza e persino I cannibali di una Liliana Cavani.

Tra queste pellicole, in cui l’elemento fantascientifico deve intendersi in termini di allegoria e, perché no, orwelliani, se ne deve collocare una estremamente rara e preziosa: Il tempo dell’inizio, del documentarista Luigi Di Gianni. Quest’opera ha vinto un Nastro d’argento nel 1975 ed è stata definita “apologo sui rapporti di forza fra il potere e i suoi soggetti” (Cristina Bragaglia, Il cinema di tutto il mondo, ed. Mondadori).

Per la verità Il tempo dell’inizio è già uscito in dvd nel 2015 ma credo che sia in tv (è passato solo su Fuori Orario un bel pò di anni fa) che tra il pubblico, sia un oggetto sconosciuto. Ingiustamente, direi, visto l’interessantissimo cast che va da una giovane Milena Vukotic all’enorme Claudio Volontè, fino a Rada Rassimov e al francese Jean Martin, quest’ultimo indimenticato protagonista de La battagli di Algeri di Gillo Pontecorvo. E in ogni caso, continua a essere un oggetto sconosciuto perché contiene gli antidoti contro, come ebbe da dire Vittorio Giacci, “ i primi germi della malattia mortale che avrebbe colpito il cinema contemporaneo, quali, appunto, la sovrabbondanza e la concitazione.

Luigi Di Gianni, scomparso nel 2019, è stato uno di quei registi fedeli a loro stessi. E lo posso garantire personalmente visto che ho avuto la fortuna di studiare con lui per un anno intero. I suoi temi più cari, dispiegati prima in una serie di documentari (temi antropologici, religiosi e sociali, che culminano in una analisi, direi impietosa, del rapporto tra paganesimo e cattolicesimo popolare), si trovano tutti in questo suo unico film di finzione che è Il tempo dell’inizio. Il tutto in una storia, anzi meglio riflessione, stilizzata e caratterizzata da uno straordinario bianco e nero. Lo stesso Di Gianni sosteneva che lo stile è importante basta che non sovrasti i personaggi. Dice l’autore:

Al centro dei miei interessi, e per primo, c’è luomo del nostro tempo, solo oppresso e oppressore, prigioniero dei suoi stessi meccanismi, assillato da inquietanti interrogativi, e con prospettive sempre più apocalittiche.”

Certo è che questa “favola”, ambientata in un ospedale psichiatrico da cui l’oppresso protagonista decide di fuggire, nonostante l’aspetto realistico è più vicino a qualcosa di assolutamente anti-naturalistico e anticipa di più di dieci anni le fobie kafkiane di Providence di Alain Resnais.

Sostiene ancora Di Gianni:

“L’uomo internato evade con la sua fantasia e vive nella decrepita roccaforte del Potere, ove, perseguitato e disprezzato in ogni modo, assiste al classico giuoco del meccanismo sociale.

Nulla, però, di didascalico in tutto ciò, anzi Il tempo dell’inizio è cinema puro. Il regista, infatti, dilata i tempi narrativi creando ciò che egli stesso definisce “una narrazione estatica”.

Di Gianni cerca (invano) la luce e trova solo le tenebre,  mescola teatro classico a quello d’avanguardia, crudeltà artaudiane a un glaciale grottesco. Un perfetto “mix esplosivo” e non solo per i nostri occhi.

© CultFrame 02/2021

TRAMA
David, dopo essere stato internato in manicomio come asociale irrecuperabile, evade dalla realtà in un mondo fantastico. Ma in questo luogo è perseguitato dal Potere, rappresentato dal Capo, dal suo Vice e da una Donna.

CREDITI
Titolo: Il tempo dell’inizio / Regia: Luigi Di Gianni / Sceneggiatura: Luigi Di Gianni / Fotografia: Giuseppe Aquari / Montaggio: Giuseppe Giacobino / Musica: Egisto Macchi / Interpreti: Sven Lasta, Rada Rassimov, Claudio Camaso (Claudio Volontè), Milena Vukotic / Produzione: Luigi Di Gianni / Anno produzione: 1974/ Paese: Italia / Durata: 127 minuti

SUL WEB
Filmografia di Luigi Di Gianni

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