Fiore ⋅ Un film di Claudio Giovannesi

Il cinema del reale trova, in Claudio Giovannesi, il suo regista ideale nella cui intersezione dicotomica (reale/ideale) si esprime, con un profondo senso dell’autentico, quello sguardo “sul vero” che sembra da tempo mancare nel nostro panorama. Dopo il bel documentario Fratelli d’Italia (2009) e il lungometraggio Alì ha gli occhi azzurri (2012), il regista romano torna a parlare “di” (ma, soprattutto, “con”) adolescenti. Un mondo, quello dei ragazzi, che Giovannesi sa raccontare senza edulcorarlo, privandolo di ogni trita retorica per restituirci l’immagine di un’età che può essere sublime e terribile, scellerata e romantica e la cui endemica fugacità la rende comunque, nel bene o nel male, unica ed irripetibile per ciascuno di noi.

Dopo la difficoltà dell’integrazione, affrontata nei film precedenti, il giovane regista colloca i suoi personaggi all’interno di una struttura carceraria in cui, nonostante i divieti e le barriere (fisiche e non) riescono a vivere, con il furore dei loro anni, una storia d’amore. Integrarsi, stavolta, vuol dire farlo nel senso letterale del termine, per rendere “pieno e perfetto” ciò che ci appare incompleto, ovvero quel corpo che cresce e che cambia e con lui mutano i pensieri e i sentimenti che sempre più si allontanano dall’infanzia, di qualunque tipo essa sia.

Josh e Daphne (i veri nomi dei due attori non professionisti) sono poco più che ragazzini, una rabbia da adulti stretta dentro i pugni che il primo tira contro il muro e la seconda serra tra i denti sibilandola nelle parole. Piccoli furti, aggressioni, brandelli di una vita non facile che li porta in una prigione dove il tempo, così come lo spazio, sembra inchiodarsi alle pareti di una cella. Eppure, in questo squallido microcosmo di coercizione, spunta un amore, inaspettato e selvatico, come un fiore tra la crepa del cemento. Sorpresi entrambi da questo palpito inaspettato, i due, fragili e furiosi, lasciano che esso li porti via e che li trascini, anche solo con l’immaginazione, fuori da quella prigione che, nonostante tutto, non riesce ad imbrigliare il carattere, l’impeto, quell’irascibile senso della vita.

Claudio Giovannesi

Giovannesi non si limita a seguire i suoi personaggi, né a puntargli addosso la macchina da presa ma, insieme a loro, scavalca i muri, passa attraverso le sbarre, li fa respirare dentro un soffio di speranza. Fiore è un film che, pur ambientato in un carcere, fa di esso “semplicemente” un luogo; non è, infatti, il confine angusto della prigionia a dare il senso alla storia quanto l’ampiezza di uno sguardo, registico e narrativo, che sa evitare la trappola della facile retorica, schivare il tranello della banale commozione per puntare dritto al centro della storia, al racconto di due esistenze che si incrociano scrutandosi tra le sbarre, che si leggono nei biglietti inviati di nascosto e che si stringono, in una rara quanto preziosa prossimità fisica, in quella notte di Capodanno in cui i detenuti e le detenute possono davvero incontrarsi. Il regista vede – e ci fa vedere – quel che accade attraverso gli occhi inquieti e profondissimi di Daphne, coglie l’euforia e l’imbarazzo nel sorriso di Josh e riesce a far esprimere ad entrambi tutta la verità di un evento – la nascita di un amore – la cui (stra)ordinarietà si nutre di sogni e di attese ma anche di disillusione e di sconforto.

Giovannesi imprime al suo cinema un’impronta personale, forse non ancora del tutto priva di difetti ma che, tuttavia, ridefinisce il paradigma di un realismo che non cede ad effimere “tendenze” per porsi in una precisa porzione del territorio artistico, quella in cui si racconta il (e dal) vero, senza concessioni al superfluo, proseguendo idealmente su quel sentiero della visione – impervio quanto imprescindibile per ogni narratore di immagini – in cui, come scrisse Pasolini, “l’occhio guarda. Per questo è fondamentale”.

© CultFrame 05/2016

TRAMA
Siamo in un carcere minorile. Daphne è lì per rapina, così come Josh. Incontrarsi, per i detenuti e le detenute, è vietato, così come stabilire qualsiasi tipo di relazione. I due ragazzi si innamorano e il loro rapporto vive di sguardi, di conversazioni fugaci, di biglietti inviati di nascosto… Nonostante il carcere Daphne e Josh riusciranno, anche se a fatica, a riappropriarsi del loro senso più profondo di libertà: quella di amare.


CREDITI

Titolo: Fiore / Regia: Claudio Giovannesi / Sceneggiatura: Claudio Giovannesi, Filippo Gravino, Antonella Lattanzi / Interpreti: Daphne Scoccia, Josciua Algeri, Laura Vasiliu, Valerio Mastandrea, Gessica Giulianelli / Musica: Claudio Giovannesi, Andrea Moscianese / Fotografia: Daniele Ciprì / Montaggio: Giuseppe Trepiccione / Scenografia: Danile Frabetti / Produttore: Pupkin Production, IBC Movie, Rai Cinema / Distribuzione: BIM Distribuzione / Italia, 2016 / Durata: 110 minuti

SUL WEB
Filmografia di Claudio Giovannesi
BIM Distribuzione

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