La paranza dei bambini ⋅ Un film di Claudio Giovannesi

Nicola è un ragazzino di 15 anni come tanti altri: ha degli amici fidati, l’affetto della madre e del fratello minore, un primo amore da sogno e tanti obiettivi da realizzare. Non grandi sogni, perché quelli, a 15 anni, è ancora difficile farli, ma piccoli desideri quotidiani. Vorrebbe comprare i vestiti che gli piacciono davvero ma che non sono alla sua portata, entrare nelle discoteche più famose di Napoli e potersi permettere un tavolo e una bottiglia di champagne, ma anche regalare alla madre uno stile di vita diverso, senza più estorsioni e sacrifici.

La sua normalità è quella dell’adolescenza, una fase di vita delicata e intensa nella quale il tempo sembra scorrere a velocità raddoppiata e i sentimenti diventano totalizzanti, ma si intreccia alla normalità di una periferia che si sgretola sotto il giogo della criminalità organizzata, percepita come naturale, inevitabile, incontrovertibile. I suoi occhi registrano queste immagini da tutta la vita: è cresciuto nel Rione Sanità, conosce i volti, i nomi e l’avvicendarsi delle famiglie di potere. Sa che per avere soldi è a loro che si deve rivolgere, ma la sua innocenza di adolescente non gli permette di comprendere i rischi e le conseguenze di una scelta simile. È affamato di vita e la vuole vivere adesso, anche se questo segnerà, inevitabilmente, l’inizio della sua fine.

Il film di Claudio Giovannesi, unico italiano in concorso alla 69ª Berlinale e tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, ha la scansione del romanzo di formazione e la ferma volontà di raccontare il dramma della perdita dell’innocenza che si realizza non soltanto nelle periferie di Napoli, ma in quelle di qualunque altra grande città del mondo. Sebbene l’ambientazione sia quella, ormai familiare, di Gomorra, la Napoli di Giovannesi resta sullo sfondo, un luogo come un altro in cui è difficile rimanere ragazzini e in cui la leggerezza di quell’età si può smarrire in un istante, senza quasi nemmeno rendersene conto.

Claudio Giovannesi

La sua paranza di bambini è composta di volti e lineamenti infantili, a tratti delicati. Sono istintivi, agiscono senza quasi pensare e sono privi di una guida: gli adulti, nel ruolo di genitori, sono quasi del tutto assenti e quando sono presenti finiscono per assecondarli, come se la scelta fosse obbligata. Non c’è traccia del potenziale criminale che questi futuri uomini potrebbero celare nella loro più profonda interiorità. Ci sono esuberanza e soprannomi che tradiscono la loro distanza dall’età adulta. C’è l’euforia del denaro facile che permette di possedere oggetti che danno la falsa sensazione di cambiare improvvisamente status sociale, i sentimenti di fratellanza e amicizia che fanno da collante al gruppo, il primo amore giovanile che richiede grandi gesti. I ragazzini sono talmente lontani dalla reale mentalità criminale da suscitare tenerezza nella loro ingenuità: il passaggio dalle armi giocattolo alle vere pistole è rapidissimo e si realizza nella totale incoscienza delle conseguenze, anche quando la morte è vera, e non simulata come in un videogioco di guerra.

Giovannesi ama i suoi personaggi, profondamente, e per questo non li giudica. Li accompagna nel loro inesorabile declino lasciando che la frenesia di una scelta insensata si realizzi, pian piano, davanti ai nostri occhi, rendendo la messa in scena verosimile e credibile. La purezza che scivola via è negli occhi del suo protagonista, Nicola: quando, per un breve istante, crede di avere il potere nelle sue mani, cerca di restituire una qualche forma di etica alle sue azioni criminali: niente più estorsioni nel quartiere, un vero campetto da calcio e magliette per la squadra del fratellino, mobili nuovi e sfarzosi per la mamma. Buone azioni perpetrate attraverso il male. Ma è, ancora una volta, un equilibrio precario, illusorio, tipico di chi non conosce le regole del “gioco” – perché è proprio così che viene percepito da Nicola e i suoi amici – e di chi è troppo giovane per comprendere quanto possa essere profonda e irreversibile l’oscurità. Capirlo, per quelli che sono poco più che bambini, suona come un paradosso ma, come ci lascia intendere il finale, ad un certo punto saranno costretti a farlo. Sarà troppo tardi, ma comunque troppo presto.

© CultFrame 02/2019

TRAMA
Napoli, 2018. Sei quindicenni vogliono fare soldi per comprare vestiti firmati e motorini nuovi. Giocano con le armi e corrono in scooter nel Rione Sanità. Sono come fratelli, non temono il carcere né la morte, e sanno che la loro unica possibilità è giocarsi tutto e subito. Nell’incoscienza della loro età vivono in guerra e la vita criminale li porterà a una scelta irreversibile: il sacrificio dell’amore e dell’amicizia.


CREDITI
Titolo: La paranza dei bambini / Regia: Claudio Giovannesi / Sceneggiatura: Maurizio Braucci, Roberto Saviano, Claudio Giovannesi / Fotografia: Daniele Ciprì / Montaggio: Giuseppe Trepiccione / Musica: Andrea Moscianese, Claudio Giovannesi / Scenografia: Daniele Fabretti / Interpreti: Francesco Di Napoli, Ar Tem, Alfredo Turitto, Viviana Aprea, Valentina Vannino, Pasquale Marotta, Luca Nacarlo, Carmine Pizzo, Ciro Pellecchia, Ciro Vecchione, Mattia Piano Del Balzo, Aniello Arena, Roberto Carrano, Adam Jendoubi, Renato Carpentieri / Produzione: Palomar, Vision Distribution / Paese: Italia, 2019 / Distribuzione: Vision Distribution / Durata: 110 minuti

SUL WEB
Filmografia di Claudio Giovannesi
Vision Distribution

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