Himizu. Un film di Sono Sion. 68a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Concorso

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Sullo sfondo del Giappone devastato dal recente terremoto, si muove un’umanità alla deriva, come i detriti lasciati dal disastro naturale. Sumida è un sopravvissuto che sogna, semplicemente, di essere normale, o meglio, di tornare a quella normalità che sembra, per il momento, negata.
Il regista Sono Sion si è ispirato all’omonimo romanzo di Minoru Furuya ma, in corso d’opera – proprio in seguito alla tragedia che ha colpito il Giappone – ha riadattato la sceneggiatura per legarla ai terribili eventi accaduti.
Il ragazzino protagonista, l’ambiente in cui egli si muove e i personaggi intorno a lui diventano così simboli di una realtà di devastazione che ha segnato nel profondo un paese e l’anima di chi lo abita. Con un tratto iperbolico Sion disegna la vicenda del giovane Sumida, esasperandone i contorni, gridando – letteralmente – ogni pensiero, desiderio, dolore…

L’incubo del reale si mescola con quello del sogno e distinguere tra l’orrore che si vive e quello che alberga dentro di sé, diventa un’impresa impossibile ed estrema. Ed è sulla cifra dell’estremo che il regista giapponese costruisce il suo film, amplificando quella che voleva essere una potente volontà di rinascita in una narrazione che risulta ridondante e sovraccarica di eccessi. Lo stesso valore simbolico della rinascita diventa, in Himizu, una fin troppo grossolana allegoria della resurrezione di un paese e di un popolo; così come il desiderio di Sumida di sconfiggere il male si fa semplicistica metafora del tormento profondo di una creatura abbandonata.

In 129 minuti Sion ci mostra un orrore reale ma, al tempo stesso, non infonde ad esso alcun pathos e la partecipazione emotiva che avrebbe dovuto scaturire dalla vicenda “universale” (almeno nelle intenzioni) di Sumida si smarrisce, inquadratura dopo inquadratura, in una rappresentazione del dolore priva di forza espressiva. Anche l’amore, personificato nell’ostinato e assoluto sentimento di Chazawa , non è che un pleonastico palpito che non lascia alcun segno e il senso del tragico si perde, tristemente, nell’ovvio.

© CultFrame 09/2011

CREDITI
Titolo: Himizu / Regia: Sono Sion / Sceneggiatura: Sono Sion, dal romanzo Himizu di Minoru Furuya / Fotografia: Sohei Tanikawa / Montaggio: Junichi Ito / Scenografia: Takashi Matsuzuka / Musica: Tomohide Harada / Interpreti: Shota Sometani, Fumi Nikaidou, Tetsu Watanabe, Mitsuru Fukikoshi / Produzione: GAGA Corporation / Distribuzione: Fandango / Paese: Giappone, 2011 / Durata: 129 minuti

LINK
Filmografia di Sono Sion
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
Fandango

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