Wuthering Heights. Un film di Andrea Arnold. 68a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Concorso

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Perché realizzare un’ennesima trasposizione cinematografica di Wurthering Heights (“Cime tempestose”), dopo che sia il cinema (prima) che la televisione (dopo) hanno già dato nel corso del Novecento ampio spazio al classico di Emily Bronte?
L’unica ragione possibile è avere a disposizione una grande idea espressivo/visuale, oppure proporre un nuovo modo di affrontare drammaturgicamente il testo.
Ebbene tutto ciò sembra essere assente nella recente versione firmata dalla regista e sceneggiatrice Andrea Arnold.

Si tratta di un’opera di ben centoventotto minuti, incentrata su un’impianto stilistico di rara ripetitività. Inquadrature sempre molto strette sui personaggi (potremmo definirle asfittiche) si alternano a paesaggi stucchevoli e ordinari per quel che riguarda la loro impostazione formale. Frequente uso della macchina a spalla (con conseguenti immagini traballanti) e predilezione per una fotografia scurissima che intende scimmiottare la condizione di assenza di luce nelle ore notturne nella sperduta campagna inglese. Dettagli (anche i più insignificanti) fino alla nausea, e infine farfalle bloccate da un vetro, rumori di rami che sbattono su una finestra, uccelli in volo e papere in cortile, cani che si rincorrono nel fango, cieli carichi di nuvole, vento e campagna selvaggia.
Una chiara tendenza a delineare visivamente attraverso un realismo crudo le vicende di Cathy e Heathcliff si mescola all’ossessione (vagamente narcisistica) nei riguardi della rappresentazione della natura, che sarà pure “bella” ma che raffigurata con così palese banalità finisce per divenire fastidiosa. Insopportabile l’uso continuo della sfocatura e del cambio di focale nell’ambito della medesima inquadratura, un escamotage quest’ultimo su cui l’autrice britannica ha insisitito in maniera ossessiva svuotando totalmente di senso questo particolare elemento del linguaggio audiovisivo.

Anche la struttura narrativa non appare fluida e armoniosa e in più occasioni è caratterizzata da brevi e inutili flashback che finiscono solo per far emergere una retorica delle emozioni interiori che nulla aggiunge al senso del racconto, già peraltro fin troppo conosciuto. Diversi degli interpreti sono attori alla prima esperienza e ciò si vede in modo palese e imbarazzante. L’architettura visiva scelta da Arnold, oltretutto, non li aiuta (visti i primi piani e i dettagli) evidenziando lacune interpretative e mancanza di sensibilità. Prevedibile la scelta della fotografia in determinate scene girate in interno-notte, caratterizzate da un uso scultoreo della luce (in special modo sui visi) che fornisce alle inquadrature una sostanza visuale estremamente superficiale.

L’impressione che abbiamo avuto è che Andrea Arnold si sia innamorata di una concezione stilistica più virtuosistica (dunque fine a se stessa) che poetica e che per tale motivo abbia realizzato un film che non scuote lo sguardo dello spettatore. Saper girare e concepire immagini esteticamente apprezzabili è un conto, fare cinema personale e innovativo è un altro.

© CultFrame 09/2011


TRAMA

Un contadino di una sperduta fattoria inglese, trova lungo la sua strada un bambino di origine africana solo e disperato. Lo porta a casa e decide di crescerlo insieme ai suoi figli. Heathcliff, questo il nome del ragazzo, però subirà vessazioni e percosse perchè considerato solo un servo. Solo la giovane Cathy sembra avere per lui considerazione e affetto. Tra i due così nascerà un sentimento fortissimo e drammatico.

CREDITI
Film: Wuthering Heights / Regia: Andrea Arnold / Sceneggiatura: Andrea Arnold, dal romanzo Wuthering Heights (Cime tempestose) di Emily Bronte / Fotografia: Robbie Ryan / Montaggio: Nicolas Chaudeurge / Scenografia: Helen Scott / Interpreti: James Howson, Kaya Scodelario, Steve Evets, Solomon Glave, Shannon Beer / Produzione: Ecosse Films / Paese: Gran Bretagna, 2011 / Durata: 128 minuti

LINK
Filmografia di Andrea Arnold
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

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