Blackkklansman ⋅ Un film di Spike Lee

Dopo il Gran Prix a Cannes e il premio del pubblico a Locarno, l’ultima fatica di Spike Lee approda nelle sale italiane in un periodo in cui la questione razziale è tornata d’attualità sulle due sponde dell’Atlantico data la presa di potere negli Stati Uniti e in alcuni stati europei di forze apertamente razziste che sdoganano e legittimano violenze sempre più inaudite. Il cinema statunitense si confronta ciclicamente con la questione ma sempre più spesso anche attraverso film di genere: dal dramma d’ambientazione storica Detroit di Kathryn Bigelow all’horror satirico Get Out di Jordan Peele che di Blackkklansman è produttore. Lee torna al poliziesco dopo Inside man e lo ibrida con la farsa in salsa blacksploitation per raccontare una storia vera (some fo’ real, fo’ real sh*t, dichiara il film in apertura) ambientata negli anni Settanta, quando Ron Stallworth fu il primo agente nero della polizia di Colorado Springs.

Stallworth vuole diventare agente sotto copertura e appena qualche giorno dopo l’assunzione ottiene la sua prima missione: tenere sotto controllo niente di meno che il leader nero Stokely Carmichael, in città per un comizio. Ron accetta e mentre è in incognito s’innamora di Patrice, avvenente leader studentesca che proprio quella sera viene molestata da un poliziotto. Ron capisce che i pericolosi sovversivi non stanno tra le fila dei militanti per i diritti civili ma altrove e un giorno, notando un annuncio del KKK sul giornale, decide di infiltrarsi nell’organizzazione. Chiama al telefono la sezione locale e familiarizza con il suo capo che presto gli propone un incontro. Ma non può presentarsi di persona e quindi un collega bianco (tra l’altro ebreo) appositamente microfonato è costretto a fingersi lui. Da qui si innesca tutto un gioco di scambi e mimesi che presta al film materiale esilarante sul piano della recitazione e dei dialoghi.

Spike Lee

Per un regista impegnato sul fronte antirazzista come Spike Lee, raccontare un poliziotto -che il pressbook del film definisce un “eroe Americano”- non è una scelta di poco conto; basti pensare ai pestaggi e alle uccisioni spesso impunite di giovani neri perpetrati proprio dalla polizia, come nel caso di Trayvon Martin, nel 2012, a seguito del quale è nato il movimento Black Lives Matter. Lee racconta le contraddizioni di una doppia coscienza che rivendica per sé sia l’orgoglio nero sia l’appartenenza agli Stati Uniti d’America anche se questi si sono costruiti sulla conquista imperialista, sulla schiavitù e sui linciaggi. Il film affida alla dialettica tra Ron e Patrice, lui riformista patriottico, lei rivoluzionaria internazionalista, tutto il dibattersi di chi è diviso tra patriottismo e oppressione, tra rispetto delle istituzioni e discriminazione da parte di un potere che induce i subalterni a odiare se stessi: “mi sento continuamente come se fossi due persone”, dice infatti Ron a Patrice.

Blackkklansman non è forse il film più raffinato di Spike Lee ma è una riflessione sul potere trasformativo delle rappresentazioni che ha il pregio di non offrire soluzioni semplici. Così va inteso per esempio l’omaggio all’estetica cinematografica anni Settanta a cavallo tra new Hollywood e Shaft che estremizza l’omaggio alla blacksploitation già reso con Il sangue di Cristo. “Preferisci Shaft o Superfly? Che ne pensi di Pam Grier o di Clepatra Jones? Sono figure di agenti positivi, no?” dice Ron a Patrice che replica: “No, sono fantasie e quell’immaginario ha fatto del male alla nostra gente”.

Spike Lee

Ancora una volta Spike Lee prova a dare il proprio contributo alla rifondazione di un immaginario nazionale denunciando le rappresentazioni e le mitologie segregazioniste: non a caso apre il film con la messa in scena di uno spot elettorale in bianco e nero in cui un senatore razzista interpretato da Alec Baldwin offre dell’epica a stelle e strisce una narrazione che è la stessa di Birth of a Nation di Griffith. Di quest’ultimo, poi, Lee ripropone alcune sequenze topiche nella scena in cui a un raduno del KKK, i membri si riuniscono per vedere il film e inneggiare contro le bestie nere. Il senatore e i membri del KKK capeggiati da quel David Duke che ancora oggi arringa i suprematisti tentando di incarnarne la faccia “pulita” ripetono a macchinetta gli stessi slogan della retorica di Trump: Make America great again e America first. Come se non bastasse, Lee estremizza il parallelismo storico inserendo in coda al film immagini recenti di manifestazioni razziste inneggianti al White power e di proteste di Black lives matter come quella di Charlottesville, dell’agosto 2017, il cui tragico epilogo costò la vita a Heather Heyer.

Blackkklansman è un film diviso tra farsa e dramma, tra universo bianco e universo nero, che nell’ultima parte estremizza questa divisione con un montaggio alternato in cui si oppongono il raduno degli incappucciati e la riunione di attivisti black power che ascoltano un’agghiacciante storia di linciaggio raccontata da Harry Belafonte in un cameo da brivido. Ma Lee non crede nel separatismo (lo aveva ribadito già in Chi-raq affidando a John Cusack il ruolo di un pastore bianco in una comunità nera) e Blackkklansman è a suo modo anche un buddy movie interraziale con un bel duetto tra John David Washington nei panni di Ron e Adam Driver come suo alter ego bianco e ebreo. I due sono poi affiancati da ottimi comprimari tra cui Topher Grace ancora una volta in semiseri abiti anni Settanta proprio come nello show televisivo That ’70s Show che lo fece conoscere; Paul Walter Hauser, che nel biopic Tonya interpretava strepitosamente quasi lo stesso ruolo di pericoloso deficiente e infine la straripante Ashlie Atkinson, nei panni di una mogliettina KKK pronta a tutto per “uccidere i negri”.

© CultFrame 09/2018

TRAMA
All’inizio degli anni Settanta, Ron Stallworth è stato il primo detective afro-americano a entrare nella polizia di Colorado Springs. Tra incoscienza e ambizione, l’agente decide di infiltrarsi nel Ku Klux Klan. Per farlo prima prende contatto telefonico con l’organizzazione, poi chiede aiuto al collega bianco Flip Zimmerman perché sia lui a recarsi alle riunioni. Il team riesce così a intraprendere una missione ad alto rischio proprio mentre l’organizzazione sta tentando di portare a segno un colpo mortale in città.


CREDITI

Titolo: Blackkklansman / Regia: Spike Lee / Sceneggiatura: Charlie Wachtel, David Rabinowitz, Kevin Willmott e Spike Lee dal libro Black Klansman di Ron Stallworth / Fotografia: Chayse Irvin / Montaggio: Barry Alexander Brown / Musica: Terence Blanchard / Scenografia: Curt Beech / Interpreti: John David Washington, Adam Driver, Topher Grace, Laura Harrier, Ryan Eggold, Jasper Pääkkönen, Corey Hawkins, Paul Walter Hauser, Ashlie Atkinson, Alec Baldwin / Produzione: Sean McKittrick, Jason Blum, Raymond Mansfield, Jordan Peele, Spike Lee, Shaun Redick / USA, 2018 / Distribuzione: Universal Pictures Italia / Durata: 134 minuti

SUL WEB
Sito ufficiale del film Blackkklansman di Spike Lee
Filmografia di Spike Lee

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