Detroit. Un film di Kathryn Bigelow

Kathryn BigelowLa costruzione di un grande paese democratico (in grado di sconfiggere il nazi-fascismo e di assicurare la pace in Europa per alcuni decenni) come gli Stati Uniti d’America è stata, e probabilmente continua a essere, un processo socio-politico estremamente complesso che ha dovuto superare alcuni passaggi oscuri e inquietanti rimasti nel tessuto nazionale come delle ferite difficilmente rimarginabili.

Un caso eclatante fu senza dubbio quello che si verificò a Detroit nel 1967, quando dopo la chiusura di una sorta di bar clandestino gestito da afroamericani si scatenò l’inferno per le strade della città. Violenze, devastazioni, incendi, saccheggi: la popolazione si ribellò fortemente ai soprusi e alle macroscopiche brutalità che la Polizia (in maggioranza costituita da bianchi) effettuò sulla popolazione civile afroamericana, anche in qualche caso su soggetti totalmente inermi.

A narrare questi tragici eventi sono stati lo sceneggiatore Mark Boal e la regista Kathryn Bigelow. Ne è venuto fuori un film di 143 minuti, dunque un po’ elefantiaco e, in qualche caso, ripetitivo. I due autori si sono concentrati in particolar modo sugli omicidi e gli abusi che le forze dell’ordine commisero dentro un Hotel, mentre erano alla ricerca di un presunto cecchino che sparava su di loro (ma in verità non era così). Il cuore espressivo-narrativo di Detroit si svolge tutto, dunque, in ambienti chiusi e clautrofobici, spazi nei quali gli individui fermati dalla Polizia (tra i quali due ragazze bianche) sono minacciati, picchiati, insultati (due di loro saranno addirittura uccisi).

Kathryn Bigelow riesce a costruire un racconto teso, duro e preciso trasformando alcune stanze dell’Hotel in una specie di labirinto demoniaco nel quale i carnefici dispongono a loro piacimento delle loro vittime. Il ritmo è dunque serrato, nervoso, e (a tratti) riesce a colpire con efficacia lo spettatore. Il problema riguarda una certa monotonia dei dialoghi e un’evidente ripetitività delle situazioni che in alcuni passaggi tende a creare una ridondanza non proprio gradevole.

Kathryn BigelowInfine, la conclusione processuale che porta all’incredibile assoluzione degli imputati (tutti poliziotti bianchi) giunge a chiudere in modo un po’ spiccio una vicenda che forse avrebbe potuto trovare un finale più in linea con lo spirito dell’intero film. Eccessivamente sbrigativa è anche una contestualizzazione di tipo culturale (legata alla musica soul e all’epopea della Motown) che viene utilizzata per delineare dei punti di svolta che poco aggiungono all’economia di questa operazione cinematografica.

In definitiva, come spesso accade in campo filmico, Detroit è un lungometraggio certamente basato su un tema cruciale per la storia del concetto di democrazia e per la questione dei diritti civili in Occidente che però oltre il corposo e considerevole argomento non presenta particolari pregi registici, formali ed estetici significativi. Solo una matura professionalità.

© CultFrame 10/2017 – 11/2017

TRAMA
Detroit, luglio 1967. Si scatenano per la città violente rivolte della popolazione afroamericana. La Polizia e la Guardia Nazionale intervengono con estrema durezza. La situazione precipita quando in un Hotel vengono uccise due persone totalmente innocenti.


CREDITI

Titolo: Detroit / Regia: Kathryn Bigelow / Sceneggiatura: Mark Boal / Fotografia: Barry Ackroyd / Montaggio: William Goldenberg, Harry Yoon / Scenografia: Jeremy Hindle / Interpreti: John Boyega, Will Poulter, Algee Smith, Jacob Latimore, Jason Mitchell / Produzione: Annapurna Pictures, First Light Production, Metro-Goldwyn-Mayer / Distribuzione: Eagle Pictures / Paese: USA / Anno: 2017 / Durata: 143 min.

SUL WEB
Filmografia di Kathryn Bigelow
Festa del Cinema di Roma – Il sito

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