I quarant’anni di Suspiria

SuspiriaÈ soltanto nel 1957 con I vampiri di Riccardo Freda che il cinema italiano inizia ad avvicinarsi all’horror, un ritardo questo, come scrive Daniela Catelli nel suo saggio Ciak si trema (1996), dovuto probabilmente alla «mancanza di radici orrorifiche nel nostro patrimonio letterario».  E così, complice forse (anche) un desiderio di mettersi in pari con l’estero (in particolare Hollywood e l’Inghilterra), soprattutto a partire dal 1960 in Italia si cominciano a produrre numerosi film gialli e horror, come quelli di Mario Bava e Antonio Margheriti, che si caratterizzano per un impianto visivo di grande forza espressiva, capaci di influenzare persino registi del calibro di Fellini (difatti, nel suo Toby Dammit, episodio dell’opera collettiva Tre passi nel delirio del 1968, si riscontrano non pochi echi di una delle pellicole più affascinanti di Bava, Operazione paura, uscita nel 1966).

È però nel decennio successivo che il giallo e il terrore all’italiana raggiungono vette stilistiche che non tarderanno a fare scuola. Fautore principale di questa perturbante innovazione è Dario Argento, il quale, con L’uccello dalle piume di cristallo (il suo esordio del 1970) e ancora di più Profondo rosso (1975) rielabora in maniera originale gli stilemi del genere, ad esempio riprendendo con torbida solennità i vari strumenti dell’assassino – coltelli, guanti neri, fotografie delle vittime – rigorosamente posti su uno sfondo scuro, creando così inquadrature simili a morbosi dipinti metafisici. Ma il film visionario per eccellenza del maestro romano è Suspiria (1977), storia di una giovane ballerina americana, Susy Benner (Jessica Harper), che si reca presso la Tanz Akademie di Friburgo, rinomata scuola di danza classica dietro le cui apparenze si cela un mondo malefico dominato da streghe. Un’opera rimasta ancora oggi nella memoria del grande pubblico, tanto che, a quarant’anni dalla sua uscita nelle sale italiane, è tornata nei nostri cinema dal 30 gennaio al 1 febbraio 2017 restaurata in 4K.

Suspiria

Prendendo spunto dal romanzo Suspiria De Profundis (1845) di Thomas de Quincey e rifacendosi all’espressionismo tedesco, a classici dell’horror americano come Il bacio della pantera (1942) di Jacques Tourneur e tenendo bene a mente gli allucinati cromatismi di film di Bava quali I tre volti della paura (1963) e Sei donne per l’assassino (1964), Dario Argento dà vita a un trip di rara (pre)potenza onirica, prima parte della cosiddetta trilogia delle Tre Madri che proseguirà con l’altrettanto sontuoso Inferno (1980) e terminerà nel 2007 con La terza madre. Suspiria propone una concezione nuova dell’horror, in cui lo spavento e il disgusto vanno di pari passo con una maniacale raffinatezza della forma. In ogni singola sequenza percepiamo chiaramente un continuo, equilibratissimo compromesso fra puro orrore e meraviglia della visione: basti pensare ai truculenti omicidi eseguiti come veri e propri rituali di terribile bellezza, all’irruente eleganza dai tratti viscontiani della scenografia di Giuseppe Bassan, alla brusca, barocca dimestichezza con cui la macchina da presa compie movimenti di sofisticata sinuosità fra le sale della scuola stregata, ai colori suggestivamente allucinati che, grazie alle sperimentazioni del direttore della fotografia Luigi Storaro, assalgono i corpi delle vittime. Tutti elementi questi che, con agghiacciante, ossessiva armonia si uniscono alla splendida colonna sonora dei Goblin a base di inquietanti sospiri e un particolare tipo di mandolino di origine ellenica, il bouzouki.

Ma il fascino della componente visionaria del film risiede anche nella grande cura dei dettagli. In alcune inquadrature si possono ad esempio individuare riferimenti al mondo dell’arte: le decorazioni del bagno di una delle stanze dell’Accademia in cui viene aggredita la prima vittima rimandano all’opera Pesci e uccelli di Escher, mentre nell’ufficio della direttrice, madame Blanche (Joan Bennett), sono presenti riproduzioni di alcune illustrazioni che il pittore Aubrey Beardsley disegnò nel 1893 per la Salomè di Oscar Wilde. Inoltre, il piccolo Albert (Jacopo Mariani), nipote della direttrice, sembra quasi essere uscito da un dipinto di Rembrandt. Impossibile, poi, non notare le decorazioni Art Nouveau e déco di alcuni angoli dell’Accademia. Del resto, negli anni Sessanta e Settanta il rapporto fra horror e arti visive è molto stretto: si pensi all’influenza di un pittore come Francis Bacon su una delle opere più rappresentative di Lucio Fulci, Una lucertola con la pelle di donna (1971).

La regia di Argento instaura uno stimolante rapporto anche con gli spazi apparentemente lontani dall’aura stregata della scuola: un esempio a tal proposito viene fornito dalla celebre sequenza notturna girata nella KönigsPlatz di Monaco di Baviera, in cui il pianista cieco dell’Accademia di danza, Daniel (Flavio Bucci), viene improvvisamente sbranato dal proprio cane in seguito a un sortilegio. Grazie alle conturbanti acrobazie della macchina da presa e ai campi lunghissimi la piazza perde tutta la propria rassicurante compattezza neoclassica per farsi letale architettura di pura, spietata freddezza, ideale luogo fantasmatico che amplifica la sanguinosa solitudine della vittima.

Suspiria

Oltre alla malefica bellezza delle immagini, in Suspiria si impone anche lo sfaccettato universo (perlopiù) femminile che abita l’Accademia, in cui spiccano soprattutto la direttrice e la  terribile miss Tanner (Alida Valli). Personaggi questi che riescono a rendere ancora più consistente l’orrore del film anche con un solo sguardo, ancora prima che lo spettatore scopra che dietro le loro fattezze umane si nascondono due agghiaccianti streghe. Difatti, madame Blanche, con la sua temibile, algida eleganza che ricorda a tratti la spaventosa Grimilde di Biancaneve e i sette nani (altra pellicola a cui Argento si è ispirato) contribuisce a donare alla scuola un’atmosfera crudelmente fiabesca, mentre la caustica – e a tratti irresistibile – spietatezza di miss Tanner ci dimostra quanto, in alcuni casi, l’horror possa funzionare ancora di più con una buona dose di black humour.

Altrettanto ironicamente macabra – oseremmo dire grottesca – sembra essere la decisione del regista Luca Guadagnino di girare un remake del capolavoro di Argento. Staremo a vedere se, in questo caso, il vero orrore si originerà non tanto da fantasmi e omicidi orditi da spietate streghe, quanto da infelici scelte stilistiche e, per citare il titolo di un romanzo di Moravia, “ambizioni sbagliate”.

© CultFrame 02/2017

CREDITI
Titolo: Suspiria / Regia: Dario Argento / Soggetto e sceneggiatura: Dario Argento, Daria Nicolodi / Montaggio: Franco Fraticelli / Fotografia: Luciano Tovoli / Effetti speciali: Germano Natali/ Scenografia: Giuseppe Bassan / Musiche: I Goblin, Dario Argento, Claudio Simonetti / Interpreti: Jessica Harper, Stefania Casini, Joan Bennett, Alida Valli, Flavio Bucci, Miguel Bosé, Barbara Magnolfi, Jacopo Mariani, Udo Kier / Produzione: Claudio Argento, Salvatore Argento, Seda Spettacoli / Anno: 1977 / Durata: 95 minuti

SUL WEB
Il sito del film Suspiria di Dario Argento
Filmografia di Dario Argento

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