Arianna ⋅ Un film di Carlo Lavagna

C’è della mitologia dentro e fuori Arianna, film d’esordio di Carlo Lavagna, già regista e produttore di pubblicità e di alcuni cortometraggi legati al mondo dell’arte e della moda. Interpretato da un’attrice dal nome evocativo di ninfe e sirene (Ondina Quadri), il personaggio Arianna si aggira in un labirinto esistenziale come la sua omonima della tradizione classica. Le incognite che tormentano quest’Arianna contemporanea nascono dal fatto che il suo corpo presenta delle anomalie nello sviluppo sessuale che la interrogano anche sul piano identitario. Per di più, il padre della ragazza, che è anche medico, con le sue reticenze e omissioni sembra vegliare sullo smarrimento esistenziale della ragazza quale un Minosse e infatti Massimo Popolizio ne interpreta il ruolo giocando sull’elemento ferino

Il film segue il comporsi progressivo di un mosaico che porta Arianna a scoprire di essere una creatura intersessuale, proprio come il personaggio di Ermafrodito già incarnato dalla stessa Ondina Quadri del film Amours et métamorphoses di Yanira Yariv, visto a Locarno nel 2014. Dato il tema del rapporto tra adolescenza e intersessualità, Arianna fa pensare al bellissimo XXY di Lucia Puenzo al quale è anche accomunato da un universo estetico in cui domina la simbologia acquatica, presente ovunque: negli occhi chiarissimi della protagonista – su cui l’obiettivo indugia anche troppo di frequente – nei paesaggi incantati del lago di Bolsena, nei giochi estivi di Arianna e dei suoi amici.

Il film di Lavagna presenta però sostanziali differenze rispetto al film di Puenzo. Se in quest’ultimo i genitori (soprattutto il padre) avevano scelto di non far operare la loro creatura per “normalizzarne” i genitali, Arianna, come accade a tanti intersessuali nel mondo, è stata oggetto, in tenerissima età, di un’assegnazione chirurgica al sesso femminile, che ne ha di fatto mutilato l’apparato genitale. Ci troviamo perciò di fronte a un vero e proprio dramma che trova origine nella norma binaria vigente nelle nostre società, in cui gli individui devono necessariamente essere indentificati come maschi o come femmine nonostante la vita si presenti in forme molteplici e assai più complesse.

L’ulteriore passo che XXY era capace di compiere e che invece è assente in Arianna è quello che, scandagliando i fondali di questa ossessione normativa, finiva per incocciare in quello che Beatriz Preciado, ispirandosi a Guy Hocquenghem, ha chiamato il “terrore anale”, ovvero una fondamentale paura di qualsiasi forma di desiderio e di pratica sessuale che non possano essere ricondotte alla norma eterosessuale e riproduttiva. Arianna, infatti, fatica a trovare una propria identità fuori dal paradigma che fa dell’eterosessualità riproduttiva la misura di tutte le sessualità e i destini socialmente accettabili. Un’altra soggettività sarebbe forse possibile ma il film finisce laddove il percorso di ricerca è appena all’inizio privilegiando soprattutto la graduale scoperta del mistero di un corpo.

© CultFrame – Punto di Svista 09/2015

TRAMA
Un’estate, la diciannovenne Arianna torna con i genitori nella casa sul lago in cui ha passato i primi tre anni della sua vita. In quello splendido e misterioso contesto, inizia per la ragazza un viaggio iniziatico alla scoperta di sé, del proprio corpo e delle ragioni alla base delle disfunzioni ormonali che la tormentano.

CREDITI
Titolo: Arianna / Regia: Carlo Lavagna / Sceneggiatura: Carlo Salsa, Carlo Lavagna, Chiara Barzini / Interpreti: Ondina Quadri, Massimo Popolizio, Valentina Carnelutti, Corrado Sassi, Blu Yoshimi / Fotografia: Hélène Louvart / Montaggio: Lizabeth Gelber / Scenografia: Fabrizio D’Arpino / Produzione: Ring Film, RAI Cinema, Ang Film, Asmara Films, Essentia / Italia, 2015 / Distribuzione: Istituto Luce-Cinecittà / Durata: 83 minuti

SUL WEB
Filmografia di Carlo Lavagna
Istituto Luce-Cincecittà

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