La libertà espressiva di Otar Ioseliani⋅I favoriti della luna

A guardare, con gli occhi di oggi, I Favoriti della luna del georgiano Otar Ioseliani può dare l’impressione di un film sperimentale, talmente è libero dalle convenzioni del cinema. Eppure, le scene e le scenette da cui è composto, divertenti al limite del surreale e piene di gag visive, non lasciano nessun dubbio: è un’opera popolare comprensibile a tutti. E ciò rende questa pellicola veramente preziosa.

Due antichi oggetti passano di mano in mano nella Parigi degli anni Ottanta: un servizio di porcellane settecentesco e un quadro dell’Ottocento. Acquistati, rubati, regalati e maltrattati, sono al centro di vicende che finiscono per intrecciarsi e coinvolgono diversi personaggi: coppie borghesi fedifraghe, prostitute, cantanti punk, anarchici, ladri, venditori d’armi, netturbini e poliziotti.

Ed è proprio questo numero elevato di personaggi che permette a Ioseliani, qui alla prima prova fuori dal suo paese (per la precisione in Francia), di realizzare la più bella satira sulla società contemporanea in generale e su quella francese in particolare, paese piccolo-borghese per eccellenza, dove i valori sembrano non esistere più e le uniche certezze sono la meschinità e i ciechi ed egoistici interessi di uomini e donne. 

I personaggi si muovono su due assi: da una parte, quelli che Shakespeare chiamava “i favoriti”, cioè i ladri, definizione che il nostro condivide, ovvero  gli eroi romantici, e dall’altra i personaggi “per bene”, borghesi, che si legano al servizio di porcellane. Porcellane che vengono rotte più volte. E l’unica che cerca a mettere i pezzi insieme è una prostituta. Metafora, direi, cristallina: “i favoriti” shakespeariani (ladri, prostitute e anarchici) saranno quelli che salveranno la nostra società. 

Il regista in questo magnifico film parte da un’idea di assoluta semplicità: nega qualsiasi psicologia ai suoi personaggi portandoli a diventare figure molto vicino ai cartoni animati e ciò gli permette di osservarli mentre si muovono all’impazzata, all’interno delle scene che costruisce, come se fossero degli insetti. E poi li immerge in un vortice di situazioni che rispetta la struttura della fuga musicale e che, grazie alla semplicità dei gesti e delle parole, assume la dimensione di una farsa ben oliata. 

Ma non si tratta di astrazione. I favoriti della luna è un lucido atto d’accusa contro una società avida, concentrata su stessa, in una frenetica corsa contro il tempo che macina tutto. E il regista (georgiano) stringe questo mondo in una cornice parigina stilizzata e dal sapore documentaristico lontana da qualsiasi tipo di folklore.
Nel variopinto cast troviamo un giovanissimo Mathieu Amalric. La sceneggiatura è firmata dal regista e dall’onnipresente Gerard Brach.

© CultFrame 01/2024

TRAMA
A Parigi, dalla rivoluzione francese ai nostri giorni, alcuni personaggi posseggono lo stesso servizio di piatti e un ritratto di donna. Una serie di inganni e furti che riguardano questi oggetti coinvolgono un poliziotto, un trafficante di armi, un anarchico, un fabbro e un ladro

CREDITI
Titolo originale: Les Favoris de la lune / Titolo it.:I favoriti della luna /Regia: Otar Ioseliani / Sceneggiatura: Otar Ioseliani, Gerard Brach / Fotografia:Philippe Théaudière / Montaggio: Dimitri Eristavi / Musica: Nicolas Zourabichvili / Interpreti: Katja Rupé, Alix de Montaigu, François Michel, Jean-Pierre Beauviala, Mathieu Amalric / Produzione: Philippe Dussart / Anno produzione: 1984 / Paese: Francia / Durata: 101 minuti

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