Relazioni umane e memoria in Background di Khaled Abdulwahed ⋅34° FID ⋅ Miglior Film

Il fotografo e artista siriano Khaled Abdulwahed (classe 1975) risiede a Lipsia da diversi anni, giunto in Europa nel 2015 con un invito della Berlinale passando però poi anche lui per l’esperienza dei campi di richiedenti asilo. Dopo essersi fatto notare in diversi festival con Backyard (2018), corto girato già in Germania ma a partire da un’immagine in 35mm di un cactus proveniente dai pressi della sua casa di Damasco, in zona di guerra, Abdulwahed ha collaborato per alcuni lavori con la connazionale Amel Alzakout. In particolare ha co-firmato con lei il notevole Purple Sea (2019), film in grado di raffigurare nel modo più forte e autentico immaginabile – grazie a un telefonino e a una camera waterproof – l’odissea di una traversata del Mediterraneo con naufragio, quello patito dalla stessa Alzakout alla fine del viaggio intrapreso da ‘clandestina’ con cui cercava di raggiungere il suo compagno.

Nella tappa successiva di questo percorso artistico ed esistenziale, Background (2023), Abdulwahed si ritrova da solo a fare i conti con la doppia parabola di migrazione propria e del padre, a partire dalle frammentarie memorie di quest’ultimo. Impossibilitato a raggiugerlo ad Aleppo o a farlo viaggiare verso la Germania, nel 2019 l’autore ha registrato via telefono e teleconferenza alcune poche memorie del genitore, anziano e malato, sul periodo che egli aveva trascorso da studente proprio in Germania alla fine degli anni Cinquanta. L’uomo è però venuto a mancare pochi giorni dopo l’ultima di queste registrazioni, continuamente interrotte dai cali di corrente e dalle bombe della perdurante guerra in Siria, in cui il regista chiedeva invano di farsi mandare delle foto risalenti alla permanenza del padre in Europa. Negli anni seguenti, Abdulwahed ha ripreso tali registrazioni costruendo quello che in alcune sequenze del film può apparire un dialogo ma è ben percepibile come sia un colloquio postumo. Al genitore non è più possibile dare risposte, al figlio non resta che inseguire i ricordi della vita passata del padre tramite un’esplorazione fotografica e geografica: ritrovate da un parente un paio di istantanee del padre ventenne, Abdulwahed si è quindi impegnato a rintracciare i luoghi in cui egli aveva appreso la lingua tedesca per poi studiare Ingegneria, tra Lipsia e Dresda, e li ha filmati ritagliando e collocandovi artificialmente la silhouette del genitore da giovane.

Ricreando in tal modo, alcuni anni dopo la morte del padre, un legame che si era già allentato a causa della separazione forzata dovuta alla guerra nella sua madrepatria e alle politiche migratorie europee, il regista ha realizzato un’opera estremamente meditata e di gran cura formale che afferisce al contempo a più generi esemplari del documentario contemporaneo: da un lato, sono filmati i gesti del lavoro artigianale con cui l’autore restaura e recupera le vecchie foto del padre entrando in campo verosimilmente con le sue mani oltre che con la sua voce, ma seguono poi sequenze tipiche dei cosiddetti desktop-movie (l’elaborazione e il fotoritocco delle immagini sono infatti realizzati con appositi programmi di grafica); dall’altro, siamo di fronte a un vero e proprio film d’archivio per quanto scarse siano le fonti di partenza, ma da quelli universitari tedeschi emergono iscrizioni, fototessere e persino un filmato dove potrebbe comparire l’ombra di Abdulwahed Sr.

In definitiva, Background è soprattutto un originale récit de filiation, genere tanto in voga e tanto studiato specialmente in Francia, dove non a caso il film ha vinto il 34° FID di Marsiglia. In questa tipologia di testi, in primis letteraria, un figlio o una figlia interrogano la biografia di qualche ascendente all’insegna di un lutto molto spesso letterale ma anche simbolico: la perdita della possibilità di comunicare tra generazioni può difatti essere dovuta a un diverso sistema di valori, a un allontanamento forzato e volontario dall’ambiente famigliare d’origine, e non solo alla morte. Ancor più che nei romanzi di Annie Ernaux – come nelle auto-socio-analisi di Didier Eribon – nei récit de filiation cinematografici è ben presente la soggettività di un autore che si impegna in prima persona nella ricostruzione di una catena della memoria che si è interrotta, il che coincide quasi sempre al processo di elaborazione di un lutto. Tuttavia, in diversi casi – si pensi al sorprendente film d’animazione Manodopoera  (2022) da poco uscito in Italia – la figura dell’autore resta sullo sfondo, ne vediamo soltanto le mani al lavoro per creare il film che stiamo guardando e, per quel che riguarda Abdulwahed, il profilo di spalle mentre fotografa gli edifici universitari abitati più di sessant’anni prima dal padre. Si tratta in questi casi sia di ridare materialità a una presenza, a partire dal racconto intimo di un’assenza e di una perdita, sia anche di ricreare un archivio con i mezzi del cinema e della manipolazione delle immagini.

In tal senso, Background riesce a elevarsi dall’episodio particolare del viaggio compiuto dal genitore, ben accolto in Germania Est in piena guerra fredda, a una riflessione universale e teorica sul come ridonare presenza con la creazione di memorie, che sono in un qualche modo false: le immagini della silhouette foto-ritoccata del padre inserite nelle riprese realizzate oggi dal figlio negli edifici che probabilmente aveva visitato all’epoca sono infatti autenticamente false, come tante delle immagini che ci circondano e interpellano quotidianamente; ma si tratta qui di un gesto politicamente molto forte, perché all’anziano ex studente di Ingegneria, costretto a subire i rivolgimenti della tremenda guerra civile siriana, le porte della Germania unita degli anni Duemila non si aprirono più.

© CultFrame 07/2023

 

TRAMA

Filmando città universitarie e siti industriali dell’odierna Germania orientale, un artista visuale siriano, fuggito dal suo paese in guerra, conduce un’indagine sull’esperienza di studio in Germania affrontata dal padre alla fine degli anni Cinquanta.

CREDITI
Titolo originale: Background / Regia: Khaled Abdulwahed / Assistente alla regia: Amel Alzakout / Sceneggiatura: Khaled Abdulwahed / Montaggio: Khaled Abdulwahed / Fotografia: Khaled Abdulwahed / Interpreti: Saadallah Abdulwahed, Khaled Abdulwahed / Produzione: Pong Film GmbH / Paese: Germania, 2023 / Durata: 64 minuti.

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