Marco Bellocchio ⋅ Maestri del Cinema

Marco Bellocchio. 9 novembre 1939 (Piacenza)

marco_bellocchio-i_pugni_in_tascaPercorrere la filmografia di Bellocchio, dall’esordio con I pugni in tasca (1965) fino al recente Vincere (2009), significa, anzitutto, fare i conti con il complicato, tortuoso, ineludibile  percorso che ogni essere umano deve compiere per superare i modelli familiari e per affermarsi come individuo consapevole e autonomo. Come urla crudamente il protagonista di “L’ora di religione” , bisogna mandare a quel paese madri e padri.

Non si tratta, come vorrebbe il personaggio di I pugni in tasca, di eliminare materialmente le figure genitoriali quanto di realizzare, nel profondo, la separazione, per approdare ad una propria personalità, irriducibile a condizionamenti e schemi sociali. E’ contro di essi, contro l’ipocrisia, l’aridità, l’anaffettività della famiglia borghese che “il mite giustiziere dell’Appenino” – così Moravia definì, a suo tempo, Alessandro di I pugni in tasca– indirizza la sua ribellione, fatta solo di odio e, per questo, destinata a fallire.

Anche Nel nome del padre (1971) si apre, significativamente, con le immagini di un ragazzo, Angelo, che picchia il proprio genitore. La rivolta continua, poi, all’interno di un collegio gestito da preti: in realtà, Angelo, per primo, desidererebbe padri o maestri in grado di imporsi per autorevolezza e virtù ma la realtà è, purtroppo, ben diversa e alla frustrazione si reagisce, ancora una volta, con la violenza.

marco_bellocchio-diavolo_in_corpoSuggestioni psicoanalitiche, rimandi all’Edipo re e all’Amleto non mancano neanche ne Il gabbiano (1977), tratto dall’omonimo dramma di Cechov e ambientato da Bellocchio nelle campagne del Veneto. Konstantin, il protagonista, desidera diventare scrittore per conquistare l’attrice Nina: non riuscirà, anche per colpa della madre, e si suiciderà.

La mancanza della figura paterna segna, invece, Giulia, la protagonista di Diavolo in corpo (1986): la ragazza in questione riesce, sì, a vivere un rapporto amoroso, ma in maniera disordinata, possessiva, con delle venature di morbosità, tipiche di chi riproduce nella relazione adulta il rapporto con la madre. Si ripropone sempre la stessa problematica: non ci sono padri ai quali appoggiarsi e con i quali allearsi per superare l’angoscia delle privazioni e misurarsi in maniera non traumatica con il mondo esterno. Senza un padre che assolva la funzione di separatore e di garante, il desiderio si configura come una minaccia inaccettabile o destabilizzante per l’equilibrio del soggetto.
E’ per questo che Sandra, il personaggio femminile di La condanna (1990), dopo aver fatto, più o meno spontaneamente, l’amore con un seducente architetto nel chiuso di un museo, lo denuncia,in seguito, per violenza carnale. Come viene detto espressamente nel film, l’”inferiorità” della donna consiste, nella fattispecie, nel non avere il coraggio del proprio desiderio.

Il protagonista de Il sogno della farfalla (1994), un ragazzo di nome Massimo, adotta, per comunicare, il linguaggio fisico, corporeo, sensuale che ogni neonato utilizza, originariamente con la madre. Il rifiuto del linguaggio verbale costituisce, qui, l’ennesima negazione della figura paterna: a differenza dei personaggi dei film precedenti, Massimo ha un genitore fin troppo ingombrante, del quale viene negata l’identità, proprio attraverso il silenzio.

La riconciliazione con il padre avviene, finalmente, ne Il principe di Homburg (1996): la figura paterna, incarnata dall’Elettore, non svolge più un ruolo repressivo, di controllo, bensì diventa l’espressione di chi sa padroneggiare, senza esserne schiacciato, la propria passionalità. L’Elettore non castra o reprime, il Principe, ma gli insegna che non è nei sogni che si conquista la gloria e che, per trionfare, sono necessari calma e dominio di sé. La Legge, ora, non è più qualcosa di estraneo, passivamente subìto, bensì una vera e propria necessità interiore.

Il Padre, ritrovato e interiorizzato, rende possibile il recupero anche della parte positiva del femminile: non esistono soltanto donne incapaci di allattare e stringere a sé i propri figli ma anche donne coraggiose, solari, saggiamente incoscienti, come la balia del film del 1999 (La balia). Per una madre che si sente rifiutata dal proprio piccolo e gli rinfaccia di non darle nulla, ce n’è un’altra che, durante il temporale, abbraccia allegramente il bambino, cantandogli “Ridi amor mio”.

La felice scoperta di una madre “altra” rispetto a quella de I pugni in tasca implica anche una ridefinizione del rapporto uomo-donna: il protagonista del film successivo, L’ora di religione (2002) è pronto ad affrontare, con successo, il rischio di innamorarsi, di essere padre, di essere felicemente e orgogliosamente diverso rispetto a chi lo circonda. La rabbia e l’ambivalenza di chi, come il personaggio de I pugni in tasca vive chiuso in una sorta di prigione, da cui non sa o non vuole uscire, sono definitivamente superate.

 

marco_bellocchio-buongiorno_notteAddio del passato (2002), documentario realizzato da Bellocchio per la commemorazione del centenario di Verdi e presentato a Venezia nella sezione “Nuovi Territori”, già dal titolo sembra sancire ulteriormente la fine di un periodo, di una fase, per aprirne un’altra, più matura ma ugualmente  proficua e interessante.

Buongiorno notte (2003) è il film del nuovo corso: la vicenda umana di Moro e dei suoi carcerieri racconta il fallimento di una generazione e della sua utopia estrema e violenta  e, contemporaneamente, ribadisce la necessità, individuale, di recuperare valori e riferimenti familiari. Al riguardo, lo stesso Bellocchio, ha spiegato: “Nell’immaginare il personaggio di Moro, spesso mi è venuta in mente la figura di mio padre che è morto quando ero piccolo. Mio padre aveva qualcosa in comune con Moro, anche lui era un uomo molto tenace, un conservatore che, però, aveva un’umanità profonda , che ho cancellato con la sua morte”.

La riflessione sul rapporto uomo-donna torna, invece, ne Il regista di matrimoni (2006), un film che, pur essendo pieno di esterni, di mare, di cielo, di paesaggi sconfinati, di totali, è, comunque, girato come in interno, dall’interno, dal buio verso la luce. Come un sogno che, da dentro, spinge per emergere, per farsi spazio, per rivelarsi. Il protagonista della storia comprende che chi resta attaccato all’immagine della donna-madre non ha possibilità di evolversi; chi, viceversa, accetta la sfida di cercare  (“Io cerco una Principessa, non l’ho mai vista, ma so che esiste: è prigioniera qui?”) e conquistare la figura femminile, intesa come altro da sé, rischia di essere felice.

Tutti  i temi fin qui delineati confluiscono in Vincere (2009), film su Mussolini ma anche, come sempre, opera contro ogni forma di autorità, familiare e sociale, che reprime gli individui, impedendone il libero sviluppo. Bellocchio e i suoi personaggi si rivelano, per l’ennesima volta, in rivolta. Come dice Camus, un uomo in rivolta “è un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia tuttavia: è anche un uomo che dice sì, fin dal suo primo muoversi”. Parole queste che, al femminile, ben si adattano alla tragica figura di Ida Dalser: anche lei, in fondo, con la sua lotta, irriducibile e disperata, non fa che rivendicare il primato dei sentimenti e della coerenza.

BIOGRAFIA

marco_bellocchioMarco Bellocchio nasce a Piacenza il 9 novembre 1939. Nel 1959 interrompe gli studi di filosofia alla Cattolica di Milano e si iscrive a Roma al Centro sperimentale di Cinematografia. Tra il 1961 e il 1962 realizza i cortometraggi Abbasso lo zio, La colpa e la pena e Ginepro fatto uomo e si trasferisce poi a Londra dove frequenta la “Slade School of Fine Arts”. Il suo lungometraggio di esordio I pugni in tasca, presentato a Locarno nel 1965, lo impone all’attenzione internazionale.
Il suo prossimo progetto sarà una storia ispirata alla vicenda di Eluana Englaro e di suo padre.

© CultFrame 02/2010


FILMOGRAFIA

1965 I pugni in tasca
1967 La Cina è vicina
1967 Discutiamo, discutiamo (episodio di Amore e rabbia)
1969 Paola
1969 Viva il primo maggio rosso
1971 Nel nome del padre
1972 Sbatti il mostro in prima pagina
1974 Nessuno o tutti (poi noto come Matti da slegare) realizzato con Silvano Agosti, Sandro Petraglia e Stefano Rulli
1976 Marcia trionfale
1977 Il gabbiano
1980 Vacanze in Val Trebbia (docu-fiction)
1982 Gli occhi, la bocca
1984 Enrico IV
1986 Diavolo in corpo
1988 La visione del Sabba
1990 La condanna
1994 Il sogno della farfalla
1996 Il principe di Homburg
1999 La balia
2002 L’ora di religione
2002 Addio del passato
2006 Il regista di matrimoni
2006 Sorelle
2009 Vincere

IMMAGINI
1 Frame dal film I pugni in tasca
2 Locandina del film Diavolo in corpo
3 Frame dal film Buongiorno notte
4 Marco Bellocchio

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