Berlinale 2023. 73° Festival Internazionale del Cinema di Berlino (16-26 febbraio). Il programma

Come da tradizione, e ritrovando un’ampia programmazione infine liberata dai vincoli causati dall’emergenza sanitaria, il direttore artistico Carlo Chatrian e la direttrice esecutiva Mariette Rissenbeek hanno presentato l’intero cartellone della 73ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino rivelando in più momenti i titoli delle varie sezioni, le composizioni delle giurie, l’Orso d’oro alla carriera assegnato a Steven Spielberg cui è dedicata anche una serie di proiezioni, compreso l’ultimo The Fabelmans (2022). 

Dal 16 al 26 febbraio, dopo l’apertura con la commedia romantica fuori concorso She Came to Me di Rebecca Miller, la Berlinale non propone però soltanto film americani destinati al grande pubblico. La competizione principale e la sezione più sperimentale Encounters cercano sempre di offrire un mix di generi e forme che possiamo sperare si rivelino almeno in parte sorprendenti. La direzione artistica di Chatrian appare caratterizzata da un’attenzione crescente a firme giovani e non soltanto a nomi di sicuro richiamo nel circuito dei festival. Pertanto, troviamo quest’anno in Concorso l’ultimo lavoro di Philippe Garrel, Le Grand Chariot, nel cui cast figura parte della sua famiglia come il figlio più conosciuto Louis, accanto a Disco Boy, lungo d’esordio scritto e diretto dall’italiano Giacomo Abbruzzese ma con protagonista la star tedesca Franz Rogowski e un’ambientazione internazionale, dall’Europa al Niger: il protagonista si arruola difatti nella legione straniera francese, il film uscirà nelle sale italiane il 9 marzo.

Le grand chariot | The Plough, regia Philippe Garrel -© Benjamin Baltimore / 2022 Rectangle Productions – Close Up Films – Arte France Cinéma – RTS Radio Télévision Suisse – Tournon Films

Tra i più attesi anche due film di produzione tedesca quali il biopic Ingeborg Bachmann. Reise in die Wüste diretto da Margarethe Von Trotta e interpretato da Vicky Krieps e il nuovo film di Christian Petzold, Roter Himmel, insieme agli ultimi Angela Schanelec, Rolf de Heer, Nicolas Philibert e all’animazione orientale rappresentata da ben due opere, Art College 1994 del cinese Liu Jian e, dal Giappone, Suzume di Makoto Shinkai. A cavallo tra questa sezione ed Encounters si colloca il dittico Mal Viver e Viver Mal di Joao Canijo, la prima volta di un autore che compete sia nell’una sia nell’altra. In Encounters si segnalano poi l’ultima opera dell’assai prolifico Hong San-soo ma anche Orlando, ma biographie politique di Paul B. Preciado, Here di Bas Devos e il documentario Le mura di Bergamo di Stefano Savona, sulle fasi più dure della pandemia da Covid-19.

Altre produzioni italiane in Berlinale Special: il documentario biografico di Mario Martone su Troisi dal titolo Laggiù qualcuno mi ama e L’ultima notte di Amore di Andrea Di Stefano con Pierfrancesco Favino e Francesco Di Leva. In questo fuori concorso anche Superpower, documentario di Sean Penn e Aaron Kaufman sulla guerra in Ucraina con il presidente Zelensky. L’Ucraina è una presenza trasversale a tutte le sezioni e in forme diverse, con instant movies che ne restituiscono il presente di guerra quali Eastern Front di Vitaly Mansky e Yevhen Titarenko su un battaglione di medici e  paramedici; W Ukrainie di Piotr Pawlus e Tomasz Wolski e Llamadas desde Moscú di Luís Alejandro Yero dove appaiono immagini filmate con mezzi diversi di città sui due fronti del conflitto, We Will Not Fade Away di Alisa Kovalenko che, nella sezione Generation (rivolta a un uditorio più giovane), racconta del viaggio in Tibet di un gruppo di rifugiati, o ancora Do You Love Me? di Tonia Noyabrova che rievoca la caduta dell’Unione Sovietica attraverso gli occhi di un’adolescente ucraina. I momenti di dibattito che le sezioni riservate all’ambito professionale dedicheranno al futuro del cinema in due zone di crisi come l’Ucraina e l’Iran lasciano intuire una disponibilità al sostegno produttivo che nei prossimi anni metterà sul mercato diversi prodotti provenienti o dedicati a quelle zone, si spera a vantaggio della qualità artistica e del pluralismo delle visioni.

Disco Boy, regia di Giacomo Abbruzzese

Nella sezione Berlinale Special che riunisce i titoli di maggior richiamo ci saranno quest’anno, tra gli altri, Seneca. On the Creation of Earthquakes di Robert Schwentke con John Malkovich nel ruolo del protagonista, Golda di Guy Nattiv con Helen Mirren a interpretare la premier israeliana Golda Meir, Boom! Boom! di Alex Gibney, su successo e declino dell’ex tennista Boris Becker ma anche un film d’animazione che rappresenta un “evento” più che altro per il pubblico tedesco, ovvero Loriots große Trickfilmrevue di Peter Geyer e del comico ormai scomparso Loriot di cui vengono ripresentati in un restauro 4K gli sketch animati che lo hanno reso celebre in oltre cinquant’anni di carriera.

Di riscoperte e scoperte sarà denso anche lo Special che la sezione Forum dedica allo sguardo sulla Germania proposto da un cinema che emerge dall’interno delle comunità razzializzate a partire dagli anni Settanta e le racconta, con pellicole come Kara Kafa (1979) di Korhan Yurtsever o Mein Vater, der Gastarbaiter (1995) di Yüksel Yavuz. La retrospettiva principale sarà invece “Young at Heart – Coming of Age at the Movies”, dedicata ai racconti di formazione in senso ampio e lato, esito dell’invito fatto a registi e registe di esprimere una propria scelta che ha dato esiti quali L’enigma di Kaspar Hauser (1974) di Werner Herzog scelto da Mohammad Rasoulof, appena scarcerata dal regime iraniano; Prima della rivoluzione (1964) di Bertolucci scelto da Scorsese o Senza tetto né legge (1985) di Agnès Varda scelto da Maren Ade: una chiave seducente e ludica per proiettare sugli schermi berlinesi alcuni grandi classici.

Nella sezione Panorama, infine, si ritrova un film con Franz Rogowski (Ben Whishaw e Adèle Exarchopoulous), Passages di Ira Sachs, che ambienta a Parigi un ménage à trois innescatosi su di un set cinematografico. In chiave documentaria e in tutt’altro contesto, la Guinea, Au cimetière de la pellicule di Thierno Souleymane Diallo esplora l’eredità in pellicola conservata nel suo paese, mentre il regista francese Joris Lachaise in Transfariana testimonia dell’alleanza trans*FARC e Bernhard Braunstein in Stams pedina le giovani promesse dello sci nella loro quotidiana alternanza tra collegio e piste innevate. Come nel caso di Sachs, tornano poi in Panorama altre firme già in passato affezionate a tale sezione quali Sepideh Farsi, Jennifer Reeder, Tina Satter, Sacha Polak o Malene Choi.

© CultFrame 02/2023

Il sito della Berlinale

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