Orlando. Ma biographie politique. Il filosofo Paul B. Preciado approda alla regia cinematografica. Berlinale 2023.

Con Orlando. Ma biographie politique, il filosofo Paul B. Preciado approda alla regia cinematografica per la prima volta dopo aver firmato saggi di riferimento nell’ambito degli studi queer, trans* e post-genere come Manifesto Controsessuale e Pornotopia ma anche testi a cavallo tra autobiografia e teoria politica quali Testo Junkie, dedicato al suo stesso transito di genere e al ruolo degli ormoni sintetici e non, o il recente Un appartamento su Urano che mettono a tema la sovversione della norma eterosessuale e di tutte le gerarchie binarie su cui si fonda: uomo/donna; maschile/femminile; eterosessuale/omosessuale; bianco/nero; sano/malato; ricchezza/povertà ecc. La struttura del film è sorretta da un testo, enunciato dalla voce narrante di Preciado, una lettera a Virginia Woolf che ragiona sul romanzo Orlando come una delle prime e ancora oggi più emblematiche rappresentazioni letterarie di quel transito che lo stesso Preciado ha compiuto vivendo prima come Beatriz per poi diventare, alcuni anni fa Paul, uomo trans*.

Questa lettura, per quanto legittima, mette un po’ in secondo piano il funzionamento allegorico di un testo letterario in cui l’androginia rappresenta in primis la libertà mentale dell’artista e dell’intellettuale per approcciarlo invece in un’ottica più “letterale”, funzionale al discorso politico-sociale dell’autore. Con questo film, infatti, Preciado ha inteso favorire la visibilità, la presa di parola, l’autorappresentazione e dunque il diritto all’effigie di persone che eccedono, sovvertono, rovesciano la norma eterosessuale con la propria stessa esistenza fatta di corpo, desiderio, sogno, utopia. Un discorso importante, tanto più che Preciado non lo fa solo individualmente ma collettivamente, prendendo parola ma soprattutto lasciandola a diverse persone trans* e non binarie – dalle più alle meno giovani, bianche e non bianche – che di volta in volta raccontano la propria storia e così facendo delineano un proprio perimetro lessicale e narrativo d’elezione atto a scrivere un’“autobiografia di gruppo”. 

Il dispositivo funziona e ricorda un bel film non sufficientemente noto ma presente qualche anno fa nel circuito festivaliero dal titolo Amours et métamorphoses (2014) di Yanira Yariv che, partendo dalle Metamorfosi di Ovidio, affidava l’interpretazione di alcuni personaggi mitici a persone che poi, una ad una uscivano dalla cornice letteraria per iscriversi in un discorso autobiografico atto a rendere conto della varietà delle esistenze queer. Analogamente, nell’opera di Preciado abbiamo delle persone-personaggi chiamate a rappresentare sia sé sia Orlando nelle sue diverse forme e metamorfosi – giovane uomo, ambasciatore a Costantinopoli, giovane donna avvenente, donna matura – e dunque, ogni volta che sulla scena compare una presenza nuova si presenta: “Sono tal dei tali e in questo film interpreto Orlando”. Il dispositivo coinvolge poi anche altre presenze in altri ruoli, spesso affidati a personalità iconiche della scena GLBT in Francia come Pierre e Gilles o Virginie Despentes.

Il film riesce così a utilizzare il linguaggio audiovisivo come strumento accattivante e accessibile di divulgazione di un pensiero complesso che prende di mira i processi, anche narrativi, di naturalizzazione della “differenza sessuale” e dei significati sociali attribuiti a caratteristiche somatiche e anatomiche selezionate e feticizzate. Un pensiero tra l’altro che affonda le radici in una lunga ed eterogenea tradizione filosofica anti-naturalista che va dal marxismo a Simone de Beauvoir, passa per il materialismo femminista di Wittig (il cui libro Il corpo lesbico appare qui in una scena chiave, a cinquant’anni dalla sua prima pubblicazione) e approda a Judith Butler. Con stile decisamente postmoderno, in cui vengono a ibridarsi cultura alta e popolare, paillettes ed epistemologia, Preciado dà insomma forma a una festa giocosa con qualche eccesso di autoindulgenza e una disinvoltura spesso discutibile nell’accostarsi a un classico della letteratura come Orlando, interpretato talmente al primo grado da essere letteralmente sottoposto a un’operazione chirurgica con tanto di ironica flebo e un bisturi che taglia via la violenza simbolica di cui il testo sarebbe portatore. Una violenza per lo più “di classe” poiché ad essere oggetto di ablazione sono i dipinti degli ascendenti della scrittrice e amante di Woolf Vita Sackville-West, che forse ispirarono il libro, sostituiti con reali punti di sutura dalle immagini di tutto un pantheon di pioniere trans* (nel film sono riproposti anche repertori in cui spiccano Rene Jorgensen, Coccinelle, Sylvia Rivera).

Poiché Preciado insiste nel prendere le distanze dalla classe agiata di provenienza di Woolf e dall’orizzonte aristocratico in cui si iscrivono i suoi personaggi, sarebbe però interessante che la sua “biografia politica” desse più spazio anche alla transizione non solo di genere ma di status economico-sociale che ha compiuto in questi anni. Preciado, infatti, rievoca le sue origini umili – “mio padre era un carrozziere e mia madre una sarta” – illudendoci di fare ancora parte di un mondo “dominato” che però pare assai lontano dal sistema economico-simbolico dei grandi marchi della moda che l’ha coinvolto negli ultimi anni, per esempio come attore nella miniserie realizzata da Gus Van Sant e Alessandro Michele per Gucci. Benissimo prestare gli spazi di cui si dispone in virtù della propria legittimità e visibilità a persone più giovani o più anziane, più “dominate”, più vessate e più in difficoltà perché possano raccontarsi, mostrarsi, denunciare le forme di esclusione e violenza subite, contribuire al riconoscimento della pluralità umana, esprimere sogni di gioia e libertà. Ma queste storie paiono anche un alibi dietro cui restano silenti gli snodi più complessi della metamorfosi politica di Preciado. Altro occultamento che desta interrogativi è quello linguistico poiché la lingua in cui ci si esprime dice molto del modo in cui ci si posiziona verso un contesto, verso un uditorio ma anche verso la propria stessa traiettoria, prendendo più o meno distanza dal proprio mondo culturale e sociale di origine: per ragioni produttive, nel film Preciado non parla mai la sua prima lingua, quella che sempre comunque risuona nel suo accento e nel suo nome, bensì il francese. 

© CultFrame 02/2023

TRAMA
In Orlando di Virginia Woolf, Paul B. Preciado ritrova la propria biografia e quella di tante persone trans* e non binarie come lui.

CREDITI
Regia: Paul B. Preciado / Sceneggiatura: Paul B. Preciado / Montaggio: Yotam Ben David / Fotografia: Victor Zebo / Scenografia: Annie Ohayon-Dekel /  Costumi: Thomas Goudou, Caroline Spieth / Musica: Clara Deshayes / Interpreti: Paul B. Preciado / Paese, anno: Francia, 2022 / Produzione: Les Films du Poisson, Yaël Fogiel, Laetitia Gonzalez con 24images, Annie Ohayon-Dekel, Farid Rezkallah, Arte France Cinéma /  Distribuzione:  / Durata minuti: 98 min.

0 Shares: