Fairytale⋅Un film di Aleksandr Sokurov⋅40° Torino Film Festival⋅Fuori Concorso

Presentato in concorso a Locarno75 e poi fuori competizione al Torino Film Festival, il nuovo film di Aleksandr Sokurov è un gesto artistico estremamente preciso e condensato. Tuttavia, come l’autore russo ci ha da tempo abituato, il contenuto di pensiero da cui Fairytale ha avuto origine si è articolato in una messa in scena a dir poco ardita dal punto di vista tecnico. In questo caso, il regista ha realizzato un peculiare film d’animazione a partire da una scrupolosa ricerca di materiali d’archivio, per lo più cinegiornali di propaganda (ma anche i famosi filmati privati di Hitler in vacanza con Eva Braun sulle Alpi bavaresi nel 1936 e altri materiali meno noti) campionando filmati originali per poi riprodurre volti e silhouette di personaggi storici del Novecento. Non c’è dunque nessun espediente deepfake, oggi tanto di moda anche in Russia, solo qualche sapiente intervento sul labiale nell’allestimento di questa galleria animata di alcune tra le figure più potenti e funeste del nostro passato recente. Una galleria di anime maledette che vagano su fondali disegnati (rovine, cave di marmo) rielaborati da lavori piranesiani e che non può che far venire in mente a chi la conosca una breve opera in prosa del filosofo socialista Zino Zini (1868-1937), Il congresso dei morti, edita non casualmente nel 1921.

Per trasmettere un messaggio apertamente pacifista, Zini ambienta nella valle di Giosafat una riunione di anime in cui i primi a prendere parola sono i peggiori carnefici del passato da Caino (e Abele) a un indimenticabile Attila. Questi “non vuole più essere il Flagellum Dei” ma “almeno compiere il male ed essere un demonio per proprio conto; essere autore libero e volontario del proprio destino, e non docile stromento nel pugno dell’invisibile”. Esiste quindi il libero arbitrio? Continua poi Attila: “Noi non dipendiamo che dalla natura; la passione d’amare e d’odiare ci riempie, come l’acqua fa della spugna”. Non è allora un dio bensì una tale condizione di fatalità a intricare l’immanenza della Storia? O non si potrebbe infine ricondurre ogni suo rivolgimento a puntuali responsabilità e ambizioni umane? Per dare voce a simili interrogativi, analoghi a quelli suscitati dal film di Sokurov, nel seguito dell’opuscolo di Zini sono convocati tra gli altri pure Alessandro Magno, Torquemada e Napoleone, il quale appare anche in Fairytale così come Gesù Cristo il cui esempio fu compreso da pochi: come farà anni dopo il suo allievo Franco Antonicelli, Zini rende qui omaggio al soldato legionario di Lambessa che si rifiutò di combattere e lo elegge a emblema di costoro. 

Soltanto all’indomani di quella pubblicazione che prefigurava l’obiezione di coscienza il mondo avrebbe invece conosciuto la maggior parte dei protagonisti principali del film di Sokurov vale a dire Adolf Hitler, Benito Mussolini, Yosif Stalin e Winston Churchill. Quest’ultimo figura insieme ai più famigerati dittatori del cosiddetto secolo breve perché “erano nella stessa classe”, ha dichiarato il regista a Locarno, e “sono costretti a stare insieme per l’eternità”. Fin dai primi minuti dove Stalin dice: “Non morirò mai”, aleggia il sospetto di un loro eterno ritorno, anche nel nostro mondo, non essendo ancora stati evacuati del tutto né dalla Storia né dall’aldilà. D’altronde, accantonato un progetto di Divina Commedia, il regista russo è tornato a occuparsi del secolo scorso dopo che aveva chiuso una sua tetralogia sul potere oramai dieci anni fa, con Faust  (2011), per ritrovarsi a presentare il film proprio quando il suo paese precipitava nell’occhio del ciclone di un feroce conflitto armato che rimette in discussione decenni di equilibri geopolitici.

Malgrado il sostrato tragico degli interrogativi che il regista si/ci pone, un qual certo umorismo percorre carsicamente il suo film, fin dal titolo, utile a mostrare la vanità e al contempo smontare ogni solennità residua dalle immagini ufficiali dei capi di Stato oramai destituiti. L’unica forma di rispetto per tali documenti è nel formato quadrato (4:3) che poi si allarga nelle scene di massa delle anime che sono state complici e vittime dei regimi scellerati dei protagonisti. Ma per la maggior parte del film vediamo Hitler, Stalin e Mussolini moltiplicarsi in infinite caricature, il Fuhrer tentare di prendere a calci nel didietro Churchill o starsene seduto su un water con tre sciacquoni, Napoleone chiedere del suo parrucchiere a Stalin che si lamenta degli stivali che lo fan penare e di non mangiar nulla eppure ingrassare: l’alto e il basso, lo spirituale e il corporale, ben dosati alla maniera di Dante, insomma, come la critica più attenta ha notato giustamente. Ma a differenza di Dante Sokurov sembra dirci (come Zini) che spetta ancora e sempre a noi archiviare in maniera consapevole (senza rimuoverle) le tragedie del Novecento per far sì che non si ripetano… potrebbe non dipendere solo dal Supremo se per i protagonisti di quelle pagine della Storia i cancelli del Cielo si spalancheranno o meno e se si richiuderanno per sempre alle loro spalle.

© CultFrame 12/2022

TRAMA
Gli uomini più potenti del Novecento, dopo morti, si ritrovano bloccati in un limbo, in attesa. Mentre aspettano di accedere a un qualche paradiso o di precipitare negli inferi Hitler, Stalin, Mussolini e Churchill rimugino e battibeccano ognuno nella sua lingua e con Gesù Cristo dolente che parla in aramaico.

CREDITI
Titolo originale: Skazka / Regia: Aleksandr Sokurov / Sceneggiatura: Aleksandr Sokurov / Fotografia: Vyacheslav Cherepanov, Peter Doyle / Musica: Murat Kabardokov, Extraliscio / Interpreti: con le voci di Igor Gromov, Vakhtang Kuchava, Lothar Deeg, Tim Ettelt, Fabio Mastrangelo, Alexander Sagabashi, Michael Gibson, Pascal Slivansk / Paese, anno: Russia, Belgio, Estonia, 2022 / Produzione: Nikolay Yankin / Distribuzione: Academy Two / Durata: 78 minuti

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