La mia vita con John F. Donovan ⋅ Un film di Xavier Dolan

John F. Donovan è un giovane attore americano che ha raggiunto il successo grazie a uno show televisivo. La sua carriera è appena iniziata, eppure sembra essere già al culmine. Tutto va alla massima velocità: i fan lo acclamano, la stampa lo segue incessantemente e gli ingaggi si fanno sempre più importanti. Ma questa è solo una delle sue tante vite. Nel privato il tempo rallenta, quasi fino a fermarsi. I suoi genitori, in particolar modo la madre, non sanno gestire tanta notorietà. Per loro è sempre il solito John, l’ex giocatore di hockey che hanno dovuto accompagnare agli allenamenti per anni, che mangia solo il suo piatto preferito e che è sempre stato troppo sfuggente, quasi nascondesse un segreto. L’unico che riesce a comprenderlo, lasciandogli la libertà di essere se stesso, è il fratello James, ma nemmeno lui ha completo accesso all’intricata rete di pensieri che affollano la sua mente. Qualcun altro ha questo privilegio: il giovane Rupert Turner, bambino e attore, trasferitosi in Inghilterra con la madre Sam e ora “amico di penna” della famosa star hollywoodiana.

Xavier Dolan, al suo primo film in lingua inglese, scrive e dirige una storia nella quale si ritrovano alcune delle tematiche a lui più care, come il difficile rapporto madre-figlio, l’impossibilità di esprimere la propria identità senza subire il giudizio altrui, e la generale criticità che si realizza nell’incontro-scontro tra sensibilità e mentalità diverse, ma questa volta il respiro si fa più ampio, e la scrittura si dilata per ricostruire spazi e tempi lontani tra loro nei quali si riconosce una forte (anche se negata) impronta autobiografica.

Xavier Dolan

Il cardine su cui la vicenda a tratti si estende per poi comprimersi è la vita, ma soprattutto la morte, di John F. Donovan. Tramite il suo protagonista, infatti, Dolan esprime una critica feroce nei confronti dell’industria hollywoodiana, un sistema che ingurgita le persone per trasformarle in oggetti di consumo, vendibili solo a condizione di essere sempre gradevoli, in linea con le esigenze dello star system e del pubblico, e “perfette” sotto il profilo estetico e morale. In una sola parola, false. Non c’è posto per l’alterità, di qualunque natura essa sia, perciò viene nascosta, emarginata, chiamata “scandalo” anche quando non manifesta nulla di offensivo.

Forse sarebbe stato sufficiente soffermarsi su questo tema, di grande attualità e carico di sfumature, ma Dolan non riesce a farlo. Il suo bisogno di raccontare straborda al punto tale che la sua sceneggiatura, soprattutto nella prima parte del film, appare sfilacciata e disorganica, in continua corsa frenetica verso un punto che è troppo lontano all’orizzonte. Passato e presente, uniti da un escamotage che non convince, si mescolano e si sovrappongono, perdendo il loro potere di interrogare lo spettatore sui concetti di verità, menzogna e ipocrisia. Il regista, in questo senso, è vittima di se stesso, del suo talento, che non manca di dimostrare nemmeno in questo film non del tutto riuscito: per la volontà di dire tanto, troppo, mette spesso in difficoltà il pubblico, soprattutto quello che non conosce a fondo il suo lavoro, e perde la sua capacità di creare empatia, caratteristica che, invece, è riconoscibile e si fa tratto distintivo nella sua filmografia precedente.

Xavier Dolan

Si lascia trascinare dalle due linee temporali che guidano il racconto quasi fino a scinderle del tutto. Ritrova un certo equilibrio solo nell’ultima parte, troppo tardi per dare coerenza all’intera storia. Nonostante questo, però, il suo lavoro rimane ragguardevole, sotto molti punti di vista: la sua regia riesce a dare risalto alle tante individualità che compongono questo complesso affresco. Quando la macchina da presa si sofferma sui volti riesce a far trasparire l’interiorità, il non detto che è tale in quanto sentimento soffocato o inesprimibile, e questo è un dettaglio, non di poco conto, che nelle opere del giovane regista canadese è diventato una costante. Inoltre, Dolan ha il pregio di rimanere sempre fedele a se stesso, costruendo immaginari che dialogano apertamente con la realtà senza scendere a facili compromessi, come pochi altri registi sanno fare. Questo non lo protegge da critiche spesso immotivatamente efferate, né tantomeno dal commettere errori, ma resta dimostrazione di una grande attitudine che può e deve essere ancora modellata, ma non ignorata.

© CultFrame 06/2019

TRAMA
Rupert Turner, giovane attore, decide di raccontare la vera storia di John F. Donovan, star della televisione americana scomparsa dieci anni prima, che in una corrispondenza epistolare gli aveva aperto le porte del cuore, svelando i turbamenti di un segreto celato agli occhi di tutti. Ne ripercorre così la vita e la carriera, dall’ascesa al declino, causato da uno scandalo tutto da dimostrare.


CREDITI
Titolo: La mia vita con John F. Donovan / Titolo originale: The Life and Death of John F. Donovan / Regia: Xavier Dolan / Sceneggiatura: Xavier Dolan, Jacob Tierney / Interpreti: Kit Harington, Natalie Portman, Jacob Tremblay, Susan Sarandon, Kathy Bates, Ben Schnetzer, Emily Hampshire, Jared Keeso, Thandie Newton / Fotografia: André Turpin / Montaggio: Mathieu Denis / Scenografia: Colombe Raby / Produzione: Lyla Films, Sons Of Manual, Warp Films / Paese: Canada / Distribuzione: Lucky Red / Durata: 123 minuti.

SUL WEB
Filmografia di Xavier Dolan
Lucky Red

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