Bernardo Bertolucci ⋅ Maestri del Cinema

Frame del film “The Dreamers” (2003)

Bernardo Bertolucci. 16 marzo 1941 (Parma) – 26 novembre 2018 (Roma)

Palma d’Oro alla carriera al Festival di Cannes 2011, il regista di The dreamers (2003) è, certamente, uno dei maestri del cinema contemporaneo: fra politica, sesso e buddismo, la sua è una carriera internazionale, sancita da nove Oscar e dalla collaborazione con tanti divi (Brando, De Niro, Depardieu, Trintignant, Malkovich). Scorrere la sua filmografia, dall’esordio con La commare secca (1962) ai successi internazionali di L’ultimo imperatore (1987) e Piccolo Budda (1993) fino al più recente The dreamers – I sognatori (2003), significa confrontarsi, non solo con un’idea di cinema, ma anche della realtà e della società. Attraverso i suoi film, Bertolucci parla di sé senza mai dimenticare, però, di inserire la sua vita di uomo e di artista, nel contesto storico-politico della sua generazione e di quelle più giovani. La primavera del 1945 su un’aia dell’Emilia pavesata dalle bandiere rosse, il maggio 1968 a Parigi quando i ragazzi andavano a dormire sperando l’indomani di svegliarsi nel futuro, l’Asia e la Città proibita, il deserto africano con le vecchie città estenuate e i vicoli miseri e stretti di un Terzo mondo pasoliniano sono, sì, luoghi della fantasia creativa e del ricordo, ma anche testimonianza di una sensibilità civile ed etica che non è mai venuta meno. Nelle sue opere, Bertolucci parla spesso di utopia e rivoluzione ma, contemporaneamente evoca il rimpianto per un passato che non tornerà più e la dolcezza di vivere Prima della rivoluzione (1964), come recita il titolo della sua seconda pellicola. Fabrizio, il protagonista del film, cristallizza, come ha spiegato il regista stesso, ciò di cui aveva paura quando girava: la propria impotenza ad essere marxista borghese. Strategia del ragno, girato nel 1970, è, invece, un’opera sull’ambiguità della storia, sulla demistificazione delle figure eroiche dei padri borghesi antifascisti: bisogna trovare il coraggio di affrontare le ombre e superare i miti per vivere il presente e lavorare per il futuro.  Del 1970 è anche Il conformista, tratto dall’omonimo romanzo di Moravia mentre del 1972 è Ultimo Tango a Parigi, il film che ha fatto più scandalo nella storia del cinema: in Italia, fu condannato ad essere bruciato ed è stato riabilitato solo nel 1987. Reduce dal successo internazionale del film-scandalo con Marlon Brando e Maria Schneider, Bertolucci ottiene dalle Majors americane carta bianca per il suo lavoro successivo e la usa per un progetto vasto, ambizioso, quasi smisurato: Novecento (1976).

Frame tratto dal film “Il conformista” (1970)

In un’intervista del 1972, Bertolucci preannuncia così il suo affresco visionario ed epico, raffinato e popolare della Bassa contadina emiliana, nel trapasso dalla società rurale a quella moderna: “Voglio fare un film che si chiama Novecento. In due parole è questo: lo stesso giorno, nello stesso anno 1900, nascono due bambini a pochi metri di distanza, cioè la distanza che separa la casa del padrone dalla casa del contadino, in Emilia. Il film segue la vita di queste due persone che sono nate insieme e quindi sono stati bambini insieme, e  che navigano attraverso il secolo, dal 1900 ad oggi, vivendo i momenti della storia italiana, essendo prima molto amici, poi nemici. Naturalmente il padrone è fascista e paga i fascisti, paga i primi scontri fascisti, e il contadino è comunista: poi c’è tutto il periodo del fascismo…”. Rivisto oggi, a trentacinque anni di distanza, Novecento impressiona ancora per imponenza e ricchezza di temi, nonché per il travolgente impatto visivo e per citazioni ed omaggi ad altri grandi autori del cinema italiano, primo fra tutti Visconti. Quando uscì, quest’opera-fiume di oltre cinque ore, non venne compresa e fu investita da polemiche: vennero pesantemente criticati le licenze storiche, la rappresentazione utopistica della Liberazione e, soprattutto, il processo finale al padrone. Tutte queste critiche avrebbero avuto un senso se Bertolucci avesse voluto realizzare un film realistico: in realtà, il regista emiliano, qui, filtra e distilla la Storia, dando vita ad una specie di grande romanzo di appendice, fatto di storia e di leggenda, di amori e di eroismo, di orrore e di sacrificio. Se, come ha affermato lo stesso autore, nei suoi film una cosa vuol dire sempre molte altre cose, e spesso anche il suo contrario, Novecento è, più che mai, un monumento alla contraddizione. A partire dagli aspetti più eclatanti: si tratta di una produzione miliardaria avente come tema la lotta di classe, di un film intriso di cultura popolare e, insieme, hollywoodiano, di un’opera “comunista” finanziata dal capitalismo europeo. L’ambiguità più significativa non riguarda, però, le vicende produttive bensì l’atteggiamento interno del regista: egli fa di Olmo (Depardieu) il suo eroe ma, nello stesso tempo, tratta con simpatia Alfredo ( De Niro). In altre parole, Bertolucci vorrebbe essere Olmo, il contadino, ma, inevitabilmente, si identifica in Alfredo, il padrone, e, come lui, non riesce a disfarsi dell’eredità, materiale e simbolica, della sua classe sociale: la borghesia.

Frame tratto dal film “L’ultimo tango a Parigi” (1972)

I film successivi, La luna (1979) e La tragedia di un uomo ridicolo (1981) non incontrano il favore del pubblico ma, nel 1987, Bertolucci ottiene il suo più clamoroso successo con L’ultimo imperatore, ispirato all’autobiografia di Pu Yi, ultimo imperatore cinese prima della rivoluzione maoista. Il film in questione rappresenta, forse, meglio di ogni altro l’estetica cinematografica del regista: partire dal privato per arrivare all’universale, affrontare con gli stessi esiti espressivi sia il quotidiano sia la dimensione del kolossal. Ormai Bertolucci è nel gotha della cinematografia internazionale e realizza altre due superproduzioni d’autore: Il tè nel deserto (1990), tratto dal romanzo di Paul Bowles e girato tra Marocco e Algeria, e Piccolo Buddha (1993), viaggio nel profondo Tibet per affrontare il tema della reincarnazione attraverso la vita di tre bambini speciali. Del film del 1993 Bertolucci ha detto: “Tutti i miei lavori sono basati su conflitti violenti: uomo-donna in Ultimo tango, padri-figli in Strategia del ragno, contadini-padroni in Novecento. Piccolo Buddha, viceversa è totalmente al di là e al di sopra dei conflitti”. In realtà, anche qui, è possibile rinvenire il conflitto: quando Siddartha esce dal palazzo reale dove è stato segregato dal padre e vede uno spettacolo tutto rose e fiori, ancora una volta organizzato dal genitore che vuole difenderlo dal dolore, decide di fuggire via e, fatti pochi passi, scopre la miseria, la malattia, la morte cioè la vita vera. Anche in questo caso , Bertolucci parte dal conflitto con il padre per affermare la necessità di fare i conti con la Storia e con la vita, per passare, seppur drammaticamente, dalla menzogna alla verità, dall’inesperienza alla maturità.

Nel 1996 il regista emiliano torna a girare in Italia, precisamente in Toscana, e realizza Io ballo da sola, storia dell’iniziazione esistenziale e sessuale di una diciannovenne interpretata da Liv Tyler. Dopo L’assedio del 1988, il 2003 è l’anno di The dreamers, rivisitazione personale e cinefila del maggio francese del ’68, a proposito del quale Bertolucci ha commentato: “La gente mi chiede se è un film sul ’68. E io rispondo: sì, si svolge nel ’68 e c’è molto dello spirito di quell’epoca, ma non è un film sulle barricate o sugli scontri nelle strade. E’ un film che affronta quell’esperienza in generale: io c’ero e so che è stata un’esperienza indimenticabile. Quei giovani nutrivano tantissime speranze ed era una cosa che non era mai successa prima e che non si ripeterà mai più. Il tentativo di buttarsi nel futuro e nella libertà che questo incarnava è stato meraviglioso. E’ stata l’ultima volta che si è verificata una tale esplosione di utopie e ideali”.

BIOGRAFIA

Figlio del poeta Attilio, Bernardo Bertolucci nasce il 16 marzo 1941 a Parma e trascorre l’infanzia in campagna. Appena quindicenne, con una cinepresa 16mm, realizza i suoi primi cortometraggi: La teleferica e La morte del maiale. Nel 1952 la famiglia Bertolucci si trasferisce a Roma, Bernardo si iscrive alla Facoltà di Lettere Moderne e, seguendo le orme paterne, si dedica alla poesia. Nel 1962 vince il Premio Viareggio Opera Prima per il libro in versi In cerca del mistero ma l’amore per il cinema riemerge. Così, nello stesso anno, Bertolucci abbandona l’Università per lavorare come assistente alla regia in Accattone, primo film di Pier Paolo Pasolini, vicino di casa e amico di famiglia. Debutta, poi, dietro la macchina da presa con un soggetto di Pasolini: La commare secca. Nel 1964 realizza Prima della rivoluzione e, più tardi, collabora con Sergio Leone alla sceneggiatura di C’era una volta il West. Dopo Partner (1968), con La strategia del ragno inizia la  collaborazione con il direttore della fotografia Vittorio Storaro. E’ l’inizio degli anni Settanta e Bertolucci guadagna la fama internazionale, anche grazie a  Il conformista (1970). Il 1972 è l’anno di Ultimo tango a Parigi: il regista emiliano viene condannato a due mesi di prigione per aver portato sullo schermo una vicenda “immorale” ed è privato del diritto di voto per cinque anni. Nel 1976  Bertolucci realizza Novecento, al quale fanno seguito La luna (1979) e La tragedia di un uomo ridicolo (1981). Del 1987 è L’ultimo imperatore, unica pellicola nella storia di Hollywood a ricevere tutti gli Oscar (9) per la quale è candidata. Dopo altre due superproduzioni come Il tè nel deserto ( 1990) e Piccolo Budda ( 1993), Bertolucci torna in Italia e gira Io ballo da sola, con una giovanissima Liv Tyler. Nel 1998 gira L’assedio e nel 2000 produce e firma la sceneggiatura di Il trionfo dell’amore, diretto da sua moglie Claire People. Nel 2001 compare nel film di Laura Betti Pier Paolo Pasolini: la ragione di un sogno, per rendere omaggio al suo maestro. Il 2003 è l’anno di The dreamers, presentato alla Mostra di Venezia con particolare successo tra il pubblico giovane. Sono al via, in questi giorni di ottobre 2011, le riprese del nuovo film di Bertolucci: Io e te, tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti , sceneggiato dallo stesso regista con Ammaniti, Umberto Contarello e Francesca Marciano.

© CultFrame 10/2011 – 11/2018

FILMOGRAFIA

1962 – La commare secca
1964 – Prima della rivoluzione
1967 – La via del petrolio
1968 – Partner
1969 – Agonia (ep. di Amore e rabbia)
1970 – Il conformista
1970 – La strategia del ragno
1972 – Ultimo tango a Parigi
1976 – Novecento Atto I e Atto II
1979 – La luna
1981 – La tragedia di un uomo ridicolo
1987 – L’ultimo imperatore
1990 – Il tè nel deserto
1993 – Piccolo Buddha
1996 – Io ballo da sola
1998 – L’assedio
2002 – Ten Minutes Older. The Cello
2003 – The Dreamers – I sognatori
2012 – Io e te

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