Wayward Pines, ovvero il mondo come universo concentrazionario

Wayward PinesSembra una cittadina modello: viali perfetti e con poco traffico, case basse e ben costruite, bar accoglienti e negozi pieni di merce. Aria buona, verde e tranquillità. Le persone camminano e conversano, tutti sorridono e hanno qualcosa di importante da fare. Un ordine agghiacciante caratterizza Wayward Pines, un senso di compiutezza che nasconde l’orrore, una calma assoluta edificata sull’abolizione del libero arbitrio e dell’autonomia individuale di pensiero.

Si arriva a Wayward Pines senza un perché. Uno strano e improvviso incidente, un ricovero in ospedale e poi non si può più uscire. Si rimane ingabbiati in un sistema che non lascia scampo. O si sceglie di rimanere nella “ridente cittadina” tra le montagne dell’Idaho, oppure ci sono due alternative: le esecuzioni nella pubblica piazza dei ribelli incalliti o la mostruosità pericolosissima e ferina degli esseri (nati da mutazioni genetiche dell’umanità) che popolano le foreste circostanti.

Wayward Pines è una serie in dieci episodi della Fox, basata su una trilogia di romanzi scritta da Blake Crouch. Personaggio principale è Ethan Burke (interpretato da Matt Dillon), un agente dei Servizi Segreti degli Stati Uniti d’America (il corpo speciale che si occupa della sicurezza del Presidente, dei notabili della politica e dei Capi di Stato stranieri in visita negli USA) che rimane intrappolato nell’enigmatico contesto di Wayward Pines. Quello di Ethan Burke è un personaggio emblematico, la sua è una vera e propria catarsi (dal bene al male). Da oppositore strenuo del “regime”, sempre alla ricerca della verità e voglioso di fuggire, diviene sceriffo del posto e durissimo e implacabile capo della repressione.

Wayward Pines

La struttura contenutistica di questa serie televisiva della Fox, pur facendo riferimento (come già detto) alla trilogia di romanzi di Blake Crouch, è basata su innumerevoli elementi molto ben riconoscibili.

Lasciamo stare, come alcuni sostengono in modo inappropriato, Twin Peaks e il genio di David Lynch e andiamo ai veri riferimenti. Non è possibile non pensare a Il prigioniero, serie tv inglese degli anni Sessanta il cui protagonista è un ex agente dei servizi segreti britannici che viene recluso in una cittadina isolata dal mondo dalla quale gli abitanti non possono scappare in alcun modo. E come non considerare anche l’impostazione surrealista del capolavoro di Luis Buñuel L’angelo sterminatore, film basato sulle vicende paradossali di alcune persone che non riescono (anche se non esiste un motivo vero) ad abbandonare una casa nella quale sono ospiti.

Bisogna, inoltre, prendere in considerazione la presenza nel “gruppo di lavoro” di Wayward Pines di M. Night Shyamalan (produttore esecutivo e regista della puntata pilota), il cui lungometraggio The Village dal punto di vista dei contenuti ha delle analogie molto evidenti con la serie tv in questione.

Ma l’aspetto che maggiormente interessa di Wayward Pines è la concezione, legata anche a terribili vicende della storia del genere umano, che sta alla sua base. La bellissima cittadina dell’Idaho da cui non si può/deve fuggire è, di fatto, un universo concentrazionario gestito in modo inflessibile da un’élite che dispone della vita e della morte degli altri. Ancor di più: si tratta di una specie di esperimento socio-scientifico per preservare una sorta di purezza dei geni umani che attraverso una presunta mutazione hanno finito per trasformare il mondo in un luogo ostile popolato da bestie carnivore antropomorfe, degli “zombie” che si cibano di esseri umani.

Wayward PinesCome tutti gli universi concentrazionari anche Wayward Pines ha le sue regole categoriche, la sua organizzazione dittatoriale, la sua impostazione urbanistico-architettonica. Tutto sembra perfetto ma sotto il primo strato di realtà c’è l’orrore puro; gli esseri umani sono divisi in kapò, esecutori degli ordini, individui obbedienti e ribelli, mentre chi detiene il potere vive in ambienti lussuosi da cui dirige il sistema basato su una rigida e articolata rete di controllo sia di tipo tecnologico (tramite micro-videocamere) che sociale.

I temi affrontati, il loro spessore e la loro importanza, permettono a Wayward Pines di apparire credibile nonostante alcune evidenti banalità e semplificazioni della sceneggiatura. Non tutti i passaggi narrativi sono fluidi e in alcuni casi i personaggi sono tagliati con l’accetta. E anche la regia non propone quasi mai dei guizzi creativi degni di nota o invenzioni visuali significative.

Ma ciò non importa. L’aspetto che tiene tutto insieme è la tensione tra verità e falsità, tra realtà e immaginazione, tra desiderio di libertà e paura dell’inconoscibile, tra istanze democratiche e visione tirannica dell’esistenza, tra bene e male. Il passato, il presente e il futuro non hanno più alcuna sostanza, lo spazio-tempo abolito. Conta solo la nuova visione del mondo di chi dice di “conoscere la verità” e di chi intende proteggere gli altri dalla “diversità ripugnante” che regna nel mondo libero.

In fin dei conti, è come se la microsocietà di Wayward Pines fosse la rappresentazione, oltre la storia e oltre il concetto di tempo, della follia umana.

© CultFrame 07/2015

 


CREDITI

Titolo: Wayward Pines / Soggetto: trilogia romanzi di Blacke Crouch / Ideatore: Chad Hodge / Produzione: Night M. Shyamalan, Donald De Line, Chad Hodge, Ashwin Rajan / Emittente: Fox / Interpreti: Matt Dillon, Carla Cugino, Melissa Leo, Toby Jones, Juliette Lewis, Terrence Howard / Anno: 2105 / Origine: USA / Puntate: I serie – 10 episodi

SUL WEB
Wayward Pines – Il sito
Filmografia di M. Night Shyamalan

 

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