Lallazioni. Mostra di Bruna Esposito e Annie Ratti all’Auditorium di Roma

© Annie Ratti. On the musical mode of objects of existence, 2015. Video proiezione 10’, 35mm
© Annie Ratti. On the musical mode of objects of existence, 2015. Video proiezione 10’, 35mm
© Annie Ratti. On the musical mode of objects of existence, 2015. Video proiezione 10’, 35mm

I processi evolutivi e adattativi dell’udito e della vista sono in maniera plausibile un’evoluzione del tatto, questo è quanto emerge dagli studi proposti da Maurice Pradines nel Traité de psychologie générale (vedi Tra presenza e rappresentazione). Lo psicologo svizzero attraverso la Filogenesi, scienza che studia l’evoluzione degli organismi vegetali e animali, mette in evidenza che la vista e l’udito sono un’espansione sensoriale del tatto, ponendo l’attenzione che l’origine e lo sviluppo di questi sensi primari, all’interno del perfezionamento evolutivo della rappresentazione, sia dovuto al contatto.

La mostra di Bruna Esposito e Annie Ratti dal titolo Lallazioni, esposta all’Auditorium di Roma e a cura di Anna Cestelli Guidi, si propone come un’incursione, un tentativo di indagine conoscitiva su alcuni aspetti significativi delle relazioni primarie tra suono e luce. Oltre alla presentazione di due video, le ulteriori opere installate inducono al contatto, al toccare come azione. Sentiamo che questi gesti primari compiuti durante il percorso espositivo evocano, nelle risonanze degli oggetti esposti dei balbettii sonori, lallazioni appunto. E che poi, come nello studio di Pradines, nell’inevitabile distanza che interponiamo con essi, si trasformino in tentativi primari di rappresentazioni sonore e visive.

Bruna Esposito. “La”, 2015. Materiali: coperta isotermica, giostrina carillon, stampa inkjet, nastro, ferro. Foto: Musacchio e Ianniello
Bruna Esposito. “La”, 2015. Materiali: coperta isotermica, giostrina carillon, stampa inkjet, nastro, ferro. Foto: Musacchio e Ianniello

Nella prima sala, di fronte a noi, un’opera di Bruna Esposito dal titolo La. È un carillon la cui struttura portante è rivestita con il materiale con cui si realizzano le coperte termiche (detto anche telino isotermico o metallina) e si aziona, come tutti i suoi simili, mediante una cordicella. Sui quattro bracci del carillon e alle loro estremità sono poste, come oggetti ludici, delle immagini di un barcone pieno di migranti: amaro e lucido il pensiero dell’autrice su questo dramma. A sinistra, una grande tavola bianca su cui sono poggiati molti strumenti musicali provenienti da tutto il mondo e riuniti come in una collezione da Annie Ratti. Vi sono strumenti a fiato, a percussione, a pizzicato, ad arco, che compongono nella loro cosmogonia sonora uno scenario etnico legato ai suoni naturali, primordiali. Anche qui il toccare, il prendere in mano ogni strumento, oltre al tentativo di fargli emettere un suono, è legato letteralmente alla sonorità di un campanello che si aziona nel momento in cui si porta verso di noi lo strumento.

© Bruna Esposito. “La Bacchetta Magica”, 2015. Video proiezione 8’ b/n e colore, panca, angolo. Courtesy: l’artista
© Bruna Esposito. “La Bacchetta Magica”, 2015. Video proiezione 8’ b/n e colore, panca, angolo.
Courtesy: l’artista

Un drappo nero ci introduce nella seconda sala dove ritroviamo in un video – On the musical mode of objects of existence – con inquadratura fissa e sempre di Annie Ratti, gli stessi strumenti sopra citati suonati da un gruppo di musicisti (PMCE – Parco della Musica Contemporanea Ensemble). Questi, immersi in un bosco, attivano le potenzialità sonore degli oggetti musicali in un continuum d’improvvisazione. Sempre in questa sala troviamo altre tre opere di Bruna Esposito: Ciottoli, seggiole e sonagli e Saline sono due installazioni che evocano suoni ancora non espressi ma lì da venire; la terza opera è un video silente, non accompagnato da suoni dal titolo Bacchetta magica. Quest’ultimo è proiettato sull’angolo retto della parete e in verticale tanto da conferirgli un effetto tridimensionale e vi osserviamo, proiettata su una parete chiara, l’ombra di un braccio nella cui mano è posta una bacchetta. Nel movimento riconosciamo il gesto di un direttore d’orchestra che si muove nello spazio: in questo frangente ci piace pensare che diriga suoni e pensieri provenienti da un ascolto interiore.

Un problema sorge nella fruizione di questa opera: il sonoro dell’altro video, proiettato nella stessa sala, pregiudica notevolmente l’immersione silenziosa di cui si avrebbe bisogno per una adeguata riflessione su questa esperienza estetica e filosofica.  All’esterno, nello spazio sovrastante le sale espositive, Annie Ratti ha posizionato un’arpa eolica dall’aspetto tubiforme. La mostra Lallazioni è l’ottavo appuntamento del progetto espositivo AuditoriumArte: One Space / One Sound, della Fondazione Musica per Roma dedicato all’arte del suono per lo spazio.

© CultFrame – Punto di Svista 07/2015

Bruna Esposito, vive e lavora a Roma. Ha al suo attivo partecipazioni e collaborazioni in eventi e mostre di livello internazionale, tra le quali: inconveniente, FL Gallery, Milano (2014); La Gioia, Maison Particulière art center, Parigi (2014); Camere XX, Ram, Roma (2014); Nell’acqua capisco, Evento collaterale 55ª La Biennale di Venezia, Venezia (2013).

Annie Ratti, vive e lavora a Londra. Il suo percorso di natura interdisciplinare viene presentato in diverse esposizioni internazionali, le più recenti: Self: Portraits of Artists in their absence, National Academy Museum, New York (2015), /seconds, Sharjah Art Foundation, Sharjah, Emirati Arabi Uniti (2014), Pure Water, Lentos Museum, Linz, Austria (2014), The Shroom Project, De Kabinetten van de Vleeshal, Middelburg, Olanda (2013).

INFORMAZIONI
Bruna Esposito e Annie Ratti. Lallazioni / A cura di Anna Cestelli Guidi
Dall’11 giugno al 2 agosto 2015
Spazio AuditoriumArte / Auditorium Parco della Musica / Viale Pietro De Coubertin 30, Roma / Tel. 06.8024.1281
Orario: lunedì – venerdì 17,00 – 21,00 / sabato e domenica 11,00 – 21,00 / Ingresso libero

SUL WEB
Auditorium Parco della Musica, Roma

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