Le Idi di marzo ⋅ Un film di George Clooney

Giorno festivo, nel calendario romano, dedicato al dio della guerra, le Idi di marzo indicano anche la data dell’assassinio di Giulio Cesare che cadde sotto i colpi dei cospiratori. Emblematico, quindi, dei tragici risultati delle macchinazioni del potere, il titolo transla il senso della congiura applicata alla politica moderna dove l’assalto all’arma bianca si fa meno, apparentemente, efferato, ma si rivela ugualmente sanguinoso. Le armi, infatti, sono “semplicemente” le parole o, ancora meglio “le notizie”: vere, false, tendenziose o costruite ad arte. Nel terrificante gioco del “chi sa cosa di chi” non c’è spazio alcuno per l’errore ed ogni mossa deve essere studiata secondo un fittizio, quanto rigoroso, codice di lealtà. Un paradossale apparato nel quale i candidati e il loro staff si muovono con la padronanza e la destrezza maturate in anni di lavoro sul campo e dove impartiscono la lezione con cinica maestria ai giovani idealisti come Meyers.

Clooney costruisce un’architettura dell’intrigo e vi colloca, sapientemente, attori di straordinaria levatura che, come pedine, si muovono sulla scacchiera politica, pericolosamente in bilico tra la capacità di sopravvivenza e il pericolo (costante) del fallimento. Il film si sviluppa in un crescendo e crea, tassello dopo tassello, l’autentica suspence di un thriller. Crudelmente raffinato, Le Idi di marzo – liberamente ispirato all’opera teatrale Farragut North di Beau Willimon –  getta uno sguardo impietoso e veritiero sulla spietata impudenza dell’arte del governo in cui il senso etico, per primo, viene piegato alle logiche di potere, spesso spacciate per ragion di Stato.

Fin troppo facile pensare ad una mera critica all’odierna situazione degli Stati Uniti (e non solo), poiché Clooney amplia lo sguardo oltre il reale che ci circonda e affonda il colpo su un malcostume che appartiene all’uomo quando vuole afferrare lo scettro del comando. Da Giulio Cesare – appunto – in poi.

Il regista- attore si fa, stavolta, da parte, ritagliandosi un ruolo di secondo piano (nella pièce originale in candidato non compare mai) e lasciando l’ottimo Ryan Gosling a dominare la scena, che dà anima e corpo ad un Meyers sempre più disincantato e privo di scrupoli, obbligato a quel gioco sporco in cui, in ultima analisi, non pare trovarsi così male. Rifuggendo la previdibilità – rischio nel quale non era difficile incappare considerando l’argomento – Clooney si affranca dall’ovvietà del facile moralismo, grazie ad una sceneggiatura intelligentemente equilibrata, tra battute taglienti e cinica ironia. Ma è soprattutto la scelta felice del cast che eleva il film al di sopra, della seppur ottima, pellicola di genere per farne uno spaccato umano di realismo tragico.

© CultFrame 08/2011 – 12/2011

Film presentato alla 68. Biennale Cinema di Venezia

TRAMA
Il governatore Morris è impegnato nelle primarie del Partito Democratico per la candidatura alla presidenza. Intorno a lui si muovono, con scaltrezza e prudenza, il suo responsabile della campagna Paul Zara e il suo portavoce per la stampa, il giovane e idealista Stephen Meyers. Profondamente convinto dell’onestà del candidato per cui lavora, Meyers sembra non essere incline ad alcun compromesso. Intelligente e arguto svolge il suo lavoro al meglio ma la sua idea di correttezza  verrà messa a dura prova e si troverà, suo malgrado, a dover combattere per la propria sopravvivenza senza alcuno scrupolo.

CREDITI
Titolo: Le Idi di marzo / Titolo originale: The Ides of March/ Regia: George Clooney / Sceneggiatura: George Clooney, Grant heslov, Beau Willimon, tratto dall’opera teatrale Farragut North di Beau Willimon / Fotografia: Phedon Papamichael / Montaggio: Stephen Mirrione / Musica: Alexandre Desplat /  Interpreti: Ryan Gosling, George Clooney, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Marisa Tomei / Produzione: Smokehouse e Appian Way / Distribuzione: 01 / Usa 2011 / Durata: 98 minuti

SUL WEB
Filmografia di George Clooney
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
01 Distribution

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