Un’altra coppia di fratelli registi, dalla Germania, dopo il piccolo “cult” Undead porta a compimento l’(in)voluzione del vampiro cinematografico. L’ineffabile succhiasangue è il mostro che, tra tutti gli altri, ha dimostrato maggiore capacità di adattamento ai tempi che cambiano: immortale nella tradizione ed anche in letteratura ed al cinema. Mostruosità multiforme, il vampiro ultimamente si è dimostrato protagonista eclettico di teen-movies ed action supertamarri, horror truculenti e videogames modaioli: gettati gli ammuffiti panni del dandy vittoriano, il vampiro ha perso anche il proprio appeal sessuale, l’erotico morso sul collo, quei due piccoli fori che riuscivano a far sdilinquire fanciulle in crinoline è stato sostituito dallo scempio della carne, dagli schizzi di sangue arterioso, dalla famelica voracità di un vampiro “zombizzato” che morde, dilania, ulula, speculare ed opposto al nuovo vampiro imborghesito che frequenta il college, veste “gggiovane” e rifiuta il sangue umano.
I fratelli Spierig con questo divertente Daybreakers spingono il paradosso della normalità vampiresca sino alle sue estreme conseguenze con un’ingenua, ma godibile metafora sociale: il vampirismo è la normalità delle classi borghesi (dove “normalità” equivale a “maggioranza”), gli umani diventano il nuovo proletariato sfruttato e divorato, mentre l’ingrato ruolo di “nuovi mostri” viene assunto da creature sub-vampiriche, paria nella nuova società del sangue. Un uovo ordine sociale dai connotati fortemente autoritari e polizieschi creato dalla malattia, moderna lettura del vampirismo come epidemia, contagio, infezione del corpo e dell’anima imposta all’uomo come dono, vita eterna, e maledizione, atroce sete di sangue. Gli Spierig girano con elegante agilità, realizzando un B-movie intelligente e raffinato, ottimamente fotografato ed interpretato dal solito Hawke imbambolato a da Dafoe che con quella faccia può fare come gli pare. Si potrebbe obiettare che a fronte della lettura “sanitaria” del vampirismo paiono incongrui i riferimenti formali alla tradizione soprannaturale, specchi vuoti e paletti nel cuore, ma l’impianto visivo, certi spunti davvero brillanti, le opprimenti scenografie art-déco, l’indeterminatezza temporale, gli ottimi costumi, riescono a conferire a Daybreakers una notevole compattezza narrativa esaltata dal ritmo serrato e da numerose raffinatezze visive.
Ottimi e funzionali anche i pochi, ma gustosi passaggi splatter che inondano improvvisamente lo schermo di carni lacerate e spruzzi arteriosi, fino al divertentissimo gore-loop finale, un’orgia di follia antropofaga tanto meccanica quanto crudele.
©CultFrame 03/2010
TRAMA
Anno 2019: la Terra è stata infettata da una misteriosa malattia che si è rapidamente diffusa, trasformando la maggior parte degli esseri umani in vampiri. Il destino dei pochi superstiti umani – ormai in via di estinzione e costretti a nascondersi perché altrimenti ridotti a cavie – è nelle mani di Edward Dalton, un vampiro ricercatore che rifiuta di nutrirsi con sangue umano e che sta cercando di realizzare un sangue artificiale utile ad alimentare i vampiri, scongiurando così l’estinzione della razza umana. Tuttavia, la sua ricerca, condotta anche con l’aiuto della sopravvissuta Audrey, scatenerà una vera e propria battaglia da cui dipenderà la sorte del genere umano.
CREDITI
Titolo: Daybreakers – L’ultimo respiro / Titolo originale: Daybreakers / Regìa: Michael Spierig, Peter Spierig / Sceneggiatura: Michael Spierig, Peter Spierig / Fotografia: Ben Nott/ Montaggio: Matt Villa / Scenografia: George Liddle / Musica: Christopher Gordon / Interpreti principali: Ethan Hawke, Willem Dafoe, Claudia Karvan, Michael Dorman, Sam Neill / Produzione: Lionsgate, Furst Films / Distribuzione: Mediafilm / Paese: Australia, U.S.A., 2009 / Durata: 98 minuti
LINK
CULTFRAME. Schermi dark: il mito del vampiro tra cinema e letteratura
Sito ufficiale del film Daybreakers di Michael e Peter Spierig
Sito italiano del film Daybreakers – L’ultimo Vampiro di Michael e Peter Spierig
Filmografia di Michael Spierig
Filmografia di Peter Spierig
Mediafilm
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