Gabrielle ⋅ Un film di Patrice Chéreau

Il concorso ufficiale della 62° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è stato decisamente modesto. Non ha proposto nessun capolavoro, solo alcuni ottimi film (pochi) e una sequela di delusioni, alcune imbarazzanti. Tra le migliori opere viste figura senza dubbio quella firmata da Patrice Chéreau: Gabrielle.

Chéreau è uomo di teatro, talento cristallino del palcoscenico, molto attento dunque a tutti gli aspetti espressivi legati alla recitazione. Il suo percorso cinematografico non è universalmente noto, solo il suo penultimo lavoro, intitolato Intimacy, ha avuto oltre a un grande riscontro nella critica anche un discreto successo per quel che riguarda il pubblico.

Gabrielle, distribuito dopo il Festival di Venezia nel circuito delle sale cinematografiche, è film di assoluto spessore, nel quale l’artista francese ha saputo coniugare con abilità la sua natura di “teatrante” con uno spirito visionario connesso all’idea stessa di cinema.

Cardini di questa ardita operazione poetico-formale sono i due notevoli protagonisti: Isabelle Huppert e Pascal Greggory, i quali affidandosi al loro indubbio talento sono riusciti a sostenere il peso di un racconto la cui complessità psicologica sembra contrastare con l’apparente semplicità delle situazioni esposte. I due interpreti impersonano una moglie e un marito alto borghesi i quali, improvvisamente, scoprono l’assoluta falsità delle loro esistenze, passate tra formalismi comunicativi e insostenibili pranzi con i notabili della città. A far naufragare tale sistema mortifero è l’inaspettato innamoramento del personaggio interpretato da Isabelle Huppert nei confronti di un giornalista “sfortunato”, accettato con riserva dai circoli mondani snob della città.

L’elemento femminile in questo caso è visto dunque come un autentico fattore rivoluzionario, capace di rompere gli schemi, di abbandonarsi all’eros e ai sentimenti, di scegliere una condizione esistenziale più vera. All’opposto il marito si dibatte in una crisi umana totalmente introiettata, ingabbiata in un corazza di assurde certezze che in verità evidenziano una fragilità devastante.

L’intera vicenda si dipana all’interno di una casa bellissima, buia e angosciante. Si tratta di un vero e proprio labirinto che dietro ogni angolo nasconde l’abisso, il vuoto assoluto. Come nel caso del capolavoro di Joseph Losey, Il servo, anche in Gabrielle la casa diventa personaggio, interagisce con gli esseri umani, li contiene e li guida in un mondo sempre più delirante, tra realtà e incubo.

Chéreau ha realizzato un lungometraggio nel quale si avverte sempre più la consapevolezza linguistica del mezzo cinematografico, anche se sullo sfondo la sua formazione teatrale è percepibile con estrema chiarezza.

Convincente e toccante la coppia di interpreti, in particolar modo la straordinaria Isabelle Huppert, giustamente risarcita dalla giuria del concorso veneziano, con un Leone d’oro speciale per il suo contributo alla settima arte, per non aver ricevuto una meritatissima Coppa Volpi come migliore (di gran lunga) interprete femminile.

© CultFrame 09/2005

TRAMA
I coniugi Hervey conducono una vita caratterizzata da ricchezza, sfarzo e appuntamenti mondani. I loro ricevimenti sono famosi in tutta la città e l’apparenza che danno all’esterno è quella di una coppia solidissima e felice. In verità, le cose non stanno in questo modo. Infatti, un giorno inizieranno i problemi (seri), problemi che porteranno a scontri dialettici molto forti e al tentativo da parte della moglie, invaghitasi di un altro uomo, di abbandonare la bella casa in cui vivono. Proprio la casa sembra essere il contenitore nel quale si sviluppano tensioni e tragedie che sfoceranno in un finale drammatico.

CREDITI
Titolo: Gabrielle / Regia: Patrice Chéreau / Sceneggiatura: Patrice Chéreau e Anne-Louise  Trividic / Fotografia: Erica Gautier / Montaggio: François Gedigier / Musiche: Fabio Vacchi / Scenografia: Olivier Radot / Interpreti: Isabelle Huppert, Pascal Greggory / Produzione: Fernanda Frangipane / Distribuzione: Mikado / Paese: Francia, 2005 / Durata: 90 minuti

SUL WB
Filmografia di Patrice Chéreau
Mikado

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