La Sciamana ⋅ Un film di Andrzej Zulawski

Ho incontrato il maestro Andrzej Zulawski un’unica volta, nel 2013, a Roma per il Festival del Cinema Polacco, tre anni prima della sua scomparsa. Devo ammettere che non è stato un incontro molto felice. Zulawski voleva parlare del suo libro che io non avevo letto e io volevo parlare del suo cinema, che negli ultimi anni non gli aveva regalato molte soddisfazioni. Ma nonostante ciò, e pur prestandosi alle mie domande malvolentieri (“…ma perché tutti mi chiedono solo di Possession e perché lo paragonano a L’Esorcista?”),  siamo riusciti a parlare della sua arte. Inizialmente con un certa insofferenza, insofferenza che poi è sparita completamente quando ho evocato una pellicola come La sciamana.

Avevo notato un certo interesse alle mie domande quando citavo film come La terza parte della notte o L’importanza d’amare, con la straordinaria coppia Romy Schneider e Fabio Testi piuttosto che film un pò “scontati” come Femme publique, con Valerie Kaprinski oppure Le mie notti sono più belle dei vostri giorni con Sophie Marceau. Ma chiamando in causa La sciamana, pellicola del 1996, mai uscita in Italia, nonostante venne presentata al Festival di Venezia, i toni sono cambiati. In fondo sapevo che non poteva che essere uno dei suoi film preferiti. Perché tutti i registi amano i lavori più colpiti da tutti e da tutto. E col senno del poi, devo sottolineare come nonostante all’epoca dichiarasse che fosse pronto a girare ancora molte opere (ne realizzò solo un’altra), La sciamana è stato il suo testamento artistico. La summa del suo cinema.

E forse è proprio La sciamana che bisogna accostare a Possession (o meglio il contrario) piuttosto che a L’Esorcista. Infatti, tutte le tematiche che troviamo nel film con Isabelle Adjani qui vengono capovolte e portate alle loro conseguenze più (se mai è possibile) estreme: ermetismo, sessualità deviata nel senso comune borghese, necrofilia, follia, possessione; insomma il caos. E lo è in una maniera assoluta, non mettendo in scena un mostro, come nel caso di Possession, ma solo descrivendo due anime disperate: quella di Anja, studentessa in presa a crisi mistica, e quella di Michal, un suo professore ossessionato dal sesso. Ma le scene erotiche tra i due protagonisti non sono patinate. Raffigurano, invece, due esseri umani lividi e spenti, i cui corpi si trovano quasi per caso in amplessi costruiti dal regista come rituali alchemici, e come estremi gesti blasfemi.

Andrzej Zulawski

Si dice che La Sciamana sia stato concepito ad Haiti dove il nostro è venuto in contatto con alcuni, appunto sciamani, seguaci di riti di possessione. Ma Zulawski ha ambientato tutto a Varsavia, una città in cui non si vede mai il sole e delineato la sua vicenda con carrellate vertiginose in continuo movimento che danno alla pellicola una sensazione “tarantolata”. I luoghi stessi sono da film dell’orrore: un posto umido e indefinibile, una periferia lurida e in modo subliminale sporca, un ospedale pediatrico degno del miglior Dickens, tutti spazi nei quali si muovono i due protagonisti e che sono di uno squallore e di una mostruosità indescrivibile, al punto che è possibile sentire l’urlo disperato di una Polonia lacerata dalla Storia. Ovviamente anche in questo suo film maledetto, e passatemi la banalità, Zulawski riesce a fare il suo “solito” discorso antropologico. Non più “il mondo è un palcoscenico” ma il palcoscenico è stato inghiottito da un mondo che mette in scena la morte di se stesso. E il finale che sembra uscito da Nekromantik, il film ultra-estremo del tedesco Jörg Buttgereit, ne è la conferma.

Zulawski, a proposito de La Sciamana è stato accusato di “pornografia psicologica”, e di aver obbligato la sua protagonista, l’esordiente Iwona Petry, a partecipare a scene spinte contro la sua volontà, di aver manipolato sempre l’attrice con riti voodoo, di aver fatto un film “confusionario, destabilizzante e osceno”. Ma questo non leva nulla alla grandiosità della sua pellicola. Perché nel cinema di questo regista, autore che si esprime soprattutto attraverso la macchina da presa, quello che conta più che la recitazione, è come i corpi si mescolano con l’ambiente, ovvero come la camera li fagocita e li schiaccia in uno spazio degradante (in questo caso la Polonia, paese che ormai aveva perso la sua identità, e il suo grande cinema, facendoli diventare tutt’uno). Corpi ormai privi della loro umanità, puro istinto di sopravvivenza incapaci di comunicare e perciò indegni di vivere.

La sciamana di Andrzej Zulawski dopo la presentazione al Festival di Venezia nel 1996 è uscito in Polonia e in Francia, l’anno successivo, riscontrando un successo limitatissimo. In Italia, non è mai uscito nei cinema ma solo in VHS con la rivista L’Espresso. In Dvd esiste solo una edizione polacca e credo, anche se non sono riuscito a riscontrarlo, una inglese, in lingua originale e con i sottotitoli e molti extra. Amen!

© CultFrame 06/2019

TRAMA
Una misteriosa ragazza appena trasferitasi in città, conosciuta come L’Italiana, sta cercando un alloggio, per poter iniziare il suo corso di studi. Michal, antropologo, decide di subaffittarle una stanza del suo appartamento, ora che suo fratello, prete, sta per trasferirsi. Tra Michal e la ragazza, inizia un’appassionata relazione.


CREDITI

Titolo: La sciamana / Titolo Originale: Szamanka / Regia: Andrzej Żuławski / Sceneggiatura: Manuela Gretkowska / Fotografia: Andrzej Jaroszewicz / Montaggio: Wanda Zeman / Musica: Andrzej Korzynski / Interpreti principali: Boguslaw Linda, Iwona Petry, Agnieszka Wagner, Piotr Machalica, Paweł Deląg / Produzione: Janusz Dorosiewicz / Paese: Svizzera, Polonia, Francia / Anno: 1996 / Durata: 110 min.

SUL WEB
Filmografia di Andrzej Zulawski

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