37° Bergamo Film Meeting ⋅ Il programma

Jean-Pierre Léaud in “Masculin féminin” di Jean-Luc Godard (1966)

Come pochi altri festival italiani (soprattutto Torino), il Bergamo Film Meeting sa proporre anno dopo anno un intreccio sempre ben amalgamato di cinema nuovo e di sguardi retrospettivi sulla storia della settima arte. Per la sua trentasettesima edizione, con la direzione artistica di Angelo Signorelli e la consueta distribuzione degli appuntamenti in tutto il centro cittadino, il BFM propone un cartellone ricco di incontri, percorsi nelle scuole, collaborazioni con associazioni ed enti bergamaschi e ben 150 film tra prime e omaggi.

La sera dell’8 marzo, l’inaugurazione del festival ha avuto luogo presso la ex-Chiesa di Sant’Agostino con la sonorizzazione live del Metropolis di Fritz Lang eseguita dal dj statunitense Jeff Mills, guru dell’elettronica di Detroit e prima tappa di un tour proseguito al Cinema Massimo – MNC di Torino grazie al See You Sound Film Festival. Tra gli appuntamenti a tema musicale previsti alla chiusura della rassegna, le proiezioni di Alfie (1966) di Lewis Gilbert con le musiche di Sonny Rollins e di Le voyage imaginaire (1927) di René Clair sonorizzato dal vivo dal trio di fiati composto da Roger Rota, Marco Colonna e Francesco Chiapperini, a passare il testimone al Bergamo Jazz Festival che si svolgerà proprio dal 17 al 24 marzo.

La chiusura vera e propria del BFM, il 17 alle 22,30, sarà però dedicata al protagonista della retrospettiva principale di quest’edizione con La mort de Louis XIV (2016) di Albert Serra uno degli ultimi film interpretati dall’icona della Nouvelle Vague francese Jean-Pierre Léaud, nei panni del Re Sole morente. Léaud, già atteso all’ultima edizione del Torino Film Festival nell’ambito dell’omaggio a Jean Eustache – di cui anche il BFM proietta La maman et la putain (1973) – ma poi costretto a rinunciare al viaggio per un malore della moglie, è arrivato a Bergamo fin dai primi giorni della manifestazione per presentare in sala alcuni dei suoi film più importanti da Masculin féminin (1966) e La chinoise (1967) di Godard, a Le départ/Il vergine di Jerzy Skolimowski (1967) a pressoché tutti i capitoli della serie truffautiana di Antoine Doinel, a partire dal primo e fondativo capolavoro de I 400 colpi (1959). Tra le opere più recenti, si rivedranno anche Ho affittato un killer (1990) di Aki Kaurismäki e Il Pornografo (1999) di Bertrand Bonello.

Per la prima volta in Italia dopo quella dedicatagli dal MoMA di New York nel 2018, arricchisce il programma degli omaggi una personale completa dedicata al regista jugoslavo (sloveno-macedone) Karpo Godina, attivo nella Nouvelle vague, la Black Wave, jugoslava anche come montatore e sceneggiatore, collaboratore di autori quali Želimir Žilnik o Lordan Zafranović. Oltre ai suoi corti realizzati negli anni Sessanta e Settanta, si potranno vedere i quattro lunghi Splav Meduze/La zattera della Medusa (1980), Umetni raj/Paradiso Artificiale (1990), Rdeči boogie ali Kaj ti je deklica/Boogie Rosso, (1982), Zgodba gospoda P. F/La storia del Sig. P.F. (2002). Il regista incontrerà il pubblico del Festival al BFM Bookshop di piazza della Libertà mercoledì 13.

In programma quest’anno anche un omaggio a un altro attore, e regista, europeo: Peter Mullan. L’interprete di Riff Raff (1995) e My Name Is Joe (1999) di Ken Loach, ma anche di Trainspotting (1996) di Danny Boyle ha poi vinto con Magdalene (2002), da lui scritto e diretto, il Leone d’oro a Venezia. Tutti questi titoli saranno i riproposti a Bergamo.

Jean-Pierre Léaud in "Ho affittato un killer" di Aki Kaurismäki (1990)
Jean-Pierre Léaud in “Ho affittato un killer” di Aki Kaurismäki (1990)

Altre due personali, del regista norvegese Bent Hamer e dello spagnolo Alberto Rodríguez, sono state organizzate all’interno della sezione Europe Now!. Hamer, che esordì con Eggs (1995) è conosciuto in Italia soprattutto per Racconti di cucina (2003) e Factotum (2005), tratto dal testo omonimo di Bukowski. Il suo ultimo lungometraggio è 1001 grammi (2014), ennesimo ritratto di una solitudine esistenziale messo in scena con tocchi surrealisti peculiari dell’autore scandinavo. Rodríguez reinterpreta invece in modo personale i generi classici del cinema del secolo scorso, dall’esordio su un insospettabile rapinatore di banche in Bancos (1999), co-diretto con Santi Amodeo, al poliziesco in Grupo 7 (2012), al thriller in La isla mínima (2014), scritto come altri suoi film insieme all’autore sivigliano Rafael Cobos, che sarà a Bergamo il 15 marzo.

Per quanto riguarda il cinema d’animazione cui il BFM riserva sempre un’attenzione speciale, quest’anno si potrà scoprire l’intera opera del polacco Marius Wilczyński, undici film di varia lunghezza compreso il trailer di Zabij to i wyjedź z tego miasta/Kill It And Leave This Town, lungometraggio in corso di lavorazione da più di dieci anni e che sarà pronto alla fine di quest’anno.  Un altro mini-omaggio al maestro dell’animazione ceco Jan Švankmajer, con il corto d’esordio The Last Trick e il lungo Insects (2018), si è tenuto il 10 marzo, giorno della celebrazione di un altro maestro, scomparso due mesi fa, vale a dire Jonas Mekas a cui il BFM dedicò lo scorso anno una grande mostra e che verrà ricordato attraverso i documentari realizzati nell’epoca d’ora del New American Cinema Underground New York e Jonas di Gideon Bachmann.

Ai confini tra arte e video, l’esposizione di punta dell’edizione 2019 è quella della coppia svedese Nathalie Djurberg e Hans Berg, con la mostra Rites of Passage allestita alla Sala alla Porta Sant’Agostino, in Città Alta, fino al 31 marzo. Un’altra mostra fotografica intitolata Pasolini e le Mille e una notte propone all’ex-Chiesa della Maddalena, fino al 17, le immagini realizzate da Roberto Villa sul set de Il fiore delle Mille e una notte (1974) di Pier Paolo Pasolini.

Last but not least, le due sezioni competitive Mostra Concorso (7 opere di cui 5 esordi) e Visti da Vicino (15 titoli), rispettivamente vetrina per fiction e documentari di produzione recente. In Concorso si possono segnalare Ray & Liz del britannico Richard Billingham, ritratto feroce e ironico di una famiglia di indigenti dei sobborghi di Birmingham cui è stata attribuita una Menzione speciale all’ultimo festival di Locarno; Rojo di Benjamín Naishtat, ambientato nell’Argentina del 1976 alla vigilia del colpo di stato; Granice, kiše di Nikola Mijovic e Vlastimir Sudar, che esplora le conseguenze della guerra nella ex-Jugoslavia.

Tra i documentari, Zentralflughafen THF di Karim Aïnouz sull’ex aeroporto Tempelhof di Berlino, oggi rifugio per richiedenti asilo; La Grande Messe di Valéry Rosier e Méryl Fortunat-Ross dedicato agli appassionati del Tour de France; Insulaire di Stéphane Goël, sulla popolazione di Robinson Crusoe, isola a centinaia di chilometri dalla costa cilena colonizzata nell’Ottocento da un aristocratico svizzero; o Vienna Calling di Petr Šprincl, sulla riesumazione di Johann Strauss e Johannes Brahms.

© CultFrame 03/2019

INFORMAZIONI
37° Bergamo Film Meeting / Direttore: Angelo Signorelli
Dal 9 al 17 marzo 2019
Proiezioni: Auditorium (piazza Libertà), Cinema San Marco, (Piazzale Repubblica 2), Cinema Capitolo (via Tasso 41)

SUL WEB
Bergamo Film Meeting
La mostra su Liv Ullman a Bergamo 2018

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