Molti. Mostra di Antonio Biasiucci alle Terme di Caracalla

Antonio Biasiucci – Molte. Terme di Caracalla (Allestimento). Photo: Fulvio Ambrosio
Antonio Biasiucci - Molte. Terme di Caracalla (Allestimento). Photo: Fulvio Ambrosio
Antonio Biasiucci – Molte. Terme di Caracalla (Allestimento). Photo: Fulvio Ambrosio

Per molti fotografi – ma il problema riguarda anche altre forme di arti visive – il rapporto tra le opere e lo spazio espositivo si risolve spesso nella semplice questione di come disporre le foto sul muro della galleria o nell’invenzione di “installazioni” a volte ai limiti dell’espediente per colpire l’attenzione, che rischiano di apparire ingiustificate e fini a loro stesse, prive di qualunque aggiunta di significato all’opera.

Per Antonio Biasiucci – il cui ultimo lavoro Molti è ora esposto nei sotterranei delle Terme di Caracalla, a Roma, in una mostra curata da Ludovico Pratesi – l’esplorazione del rapporto tra le opere e lo spazio circostante, o tra esse e le diverse modalità di osservazione, è sempre stato un elemento determinante in ogni esposizione, tanto da far cambiare forma agli stessi lavori, che vengono esposti di volta in volta come stampe singole o in forma di polittici, libri, light-boxes, video, installazioni a seconda delle circostanze e dei luoghi in cui sono mostrati al pubblico.

La cosa è particolarmente evidente nella versione romana di Molti, dove l’installazione dialoga con il luogo e con la sua storia in un gioco di reciproci rimandi e assonanze, di espansione, amplificazione e moltiplicazione di significati. Già nella scelta della location risuonano i temi del “sotterraneo”, del “sommerso”, del “sotto”, dello scendere in profondità oscure, del dover guardare giù.

Come in una precedente mostra del 2015, all’ex Chiesa del Suffragio presso il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro, le foto non sono appese al muro ma disposte a terra; non per tutta la superficie del pavimento questa volta, ma in fila, a ridosso della parete. E ogni foto è sotto una spessa lastra di vetro, come immersa in essa, resa distante. Siamo costretti a guardare verso il basso, a scrutare dentro quei neri profondi, densi e opachi come la superficie di una qualche misteriosa medicina sciamanica che sono da sempre la cifra dei lavori di Biasiucci (da Res del 1993-1999 fino a Codex del 2015 passando per Pani, 2009-2011 e Crani, 2013).

Antonio Biasiucci - Molte. Terme di Caracalla (Allestimento). Photo: Fulvio Ambrosio
Antonio Biasiucci – Molte. Terme di Caracalla (Allestimento). Photo: Fulvio Ambrosio

I riflessi delle lampade (semplici led a muro già preesistenti nei sotterranei, nulla di aggiunto per precisa volontà dell’autore) sui vetri, contro i quali si è sempre pronti a inveire nelle altre mostre, lungi da essere qui un impedimento alla visione, una iattura, divengono così il vero fulcro dell’installazione, nascondendo o svelando – a seconda dei nostri movimenti e del nostro angolo di visione – ciò che affiora silenzioso da quell’oceano imperscrutabile: volti. Volti o particolari di volti, ripresi da varie angolazioni e con la luce proveniente da direzioni diverse, in esposizioni contrastate come in tutti i lavori dell’autore. Molti. E misteriosi. Tutti con gli occhi chiusi e senza alcuna espressione percepibile. Veri volti, simulacri, maschere, calchi, fantasmi? Sapremo solo leggendo il catalogo che di calchi di gesso in realtà si tratta: quelli realizzati dall’antropologo Lidio Cipriani negli anni Trenta in alcuni paesi del Nord Africa e conservati presso il Museo di Antropologia di Napoli, che Biasiucci ha fotografato con quella luce radente e scultorea a cui ci ha abituato in tutta la sua produzione.

È subito evidente il primo rimando alle migliaia di migranti morti nel Mediterraneo, e ad essi Biasiucci dice di essersi ispirato agli inizi di questo lavoro: “… la prima fonte di ispirazione per l’opera, esposta alla mostra collettiva Barock al museo Madre di Napoli, era stata la storia dei migranti dispersi e morti nei nostri mari…” (dall’introduzione di Ludovico Pratesi al catalogo). Ma siamo solo al primo strato, alla superficie di tutto ciò che giace sepolto.

Antonio Biasiucci - Molte. Terme di Caracalla (Allestimento). Photo: Fulvio Ambrosio
Antonio Biasiucci – Molte. Terme di Caracalla (Allestimento). Photo: Fulvio Ambrosio

L’ampia rete di sotterranei che corre sotto il complesso delle Terme era fondamentale per la struttura, capace di accogliere 1500 persone in contemporanea e più di 8000 al giorno. Nei cunicoli che correvano sotto le sale termali centinaia di schiavi e operai lavoravano per molte ore al giorno, sorvegliando i fuochi accesi per scaldare l’acqua delle vasche e assicurare ai cittadini romani le ore di ozio e relax che trascorrevano ai piani superiori. E, probabilmente, molti schiavi sono morti tra questi stessi corridoi che oggi percorriamo. I loro resti saranno tra gli strati di terreno che stiamo calpestando, saranno ancora sotto quelle scatole di vetro che stiamo guardando? Staranno fluttuando tra gli oceani bui che esse contengono?

Il lavoro di Biasiucci si inserisce così nella storia e nello spirito dei luoghi, il genius loci romano, e l’opera trova la sua empatia con lo spazio che la ospita. Alla luce di ciò, non riusciamo più a dare un nome, una provenienza, una storia a quei volti muti che ogni tanto affiorano confondendosi tra i mattoni delle volte riflessi dai vetri. Sono solamente visi misteriosi di persone assopite, corpi ibernati che forse non si risveglieranno mai, volti pietrificati di persone anonime ma presenti nella loro serenità senza tempo.

Cadaveri che riposano in fondo al mare, in fondo alla storia o in fondo alla nostra coscienza. Migranti annegati? Schiavi la cui presenza aleggia ancora tra questi anfratti? Esistenze mai venute al mondo ma comunque presenti, sepolte in qualche angolo della memoria dalla quale ogni tanto filtrano come a cercare un po’ di luce? Fantasmi, angoli bui della nostra mente?

Non possiamo saperlo, è un mistero di cui solo una parte, ogni tanto affiora: il mistero del non detto, del sepolto, del dimenticato che torna alla luce, del passato da rivivere anche come monito per il futuro su cui Biasiucci ci costringe ad interrogarci

© CultFrame 10/2017

INFORMAZIONI
Antonio Biasiucci – Molti
Dal 17 ottobre al 19 novembre 2017
Sotterranei delle Terme di Caracalla, Roma
Orario: martedì – domenica 10.00 – 16.00 / lunedì chiuso

SUL WEB
Il sito di Antonio Biasiucci

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