34° Torino Film Festival ⋅ Il programma

Dal 18 al 27 novembre torna il festival diretto da Emanuela Martini, affiancata, come è oramai tradizione torinese, da un regista e guest director: quest’anno tocca a Gabriele Salvatores, che presenterà a Torino cinque dei suoi principali film del cuore, nella sezione Cinque pezzi facili (si va da Jules et Jim, a If… a Blow up).

Il TFF si conferma un festival dalle ambizioni punk e rock’n roll, che l’anno scorso aveva come guest director un esperto del genere quale Julien Temple, e festeggia quest’anno il quarantesimo anniversario del punk con una selezione di film a tema. In più, la 34a edizione dell’ex Cinemagiovani è idealmente dedicata a David Bowie, scomparso all’inizio di questo funesto 2016, immortalato nel poster e sui programmi della manifestazione mentre balla su di una gigantesca macchina da scrivere in una scena di Absolute Beginners realizzato proprio da Temple nel 1986.

La struttura del TFF continua a presentare da qualche anno le sue classiche sezioni: la competizione principale (riservata agli esordienti al primo, secondo o al massimo terzo film), quelle dedicate ai documentari (italiani e internazionali, anche qui con molti esordienti), ai corti (divisi in tre parti, ognuna delle quali ha per titolo quello di una canzone dei Rolling Stones), Festa mobile (anteprime di autori affermati provenienti dai maggiori festival stranieri), After hours (film di genere, in prevalenza horror), Onde (per tutte le opere fuori formato o sperimentali con un programma di visioni del cineasta Harun Farocki e altri lavori al confine tra cinema e videoarte), Torinofilmlab (con le opere realizzate nell’ambito di quel programma di sostegno per filmmaker emergenti) e infine Cose che verranno (la seconda parte della retrospettiva fantascientifica già avviata nel 2015).

Tuttavia, numerose sono le trame trasversali che attraversano l’insieme di questa corposa programmazione. Dal punto di vista tematico si rintracciano, per esempio, svariati film sull’esperienza della migrazione, sui luoghi di frontiera, sui campi profughi (come il bellissimo Ta’ang di Wang Bing oppure Spectres are haunting Europe di Maria Kourkouta e Niki Giannari girato a Idomeni) o sulle zone dove guerre, tensioni e difficoltà spingono molti a fuggire, a desiderare di farlo, a partecipare a forme di rivolta e resistenza (Siria, Libano, Turchia, Egitto…). Di guerre e violenza parla anche l’esordio alla regia dello scrittore Jonathan Littell, autore de Le Benevole, che con Wrong Elements narra la fine di una guerra dal punto di vista di alcuni bambini soldato. Un’intera sezione del programma documentari, dedicata al tema dell’amore e a una visione politica delle affettività, propone titoli come Les Vies de Thérèse di Sébastien Lifshitz su Thérèse Clerc oppure Donna Haraway: Story Telling for Earthly Survival di Fabrizio Terranova, ritratto della pensatrice che con il suo Manifesto Cyborg ha spinto la riflessione femminista verso territori capaci di rimettere radicalmente in discussione i nostri assunti su cosa sia la “natura” umana.

Dall’amore alla lotta, due diversi film narrano storie di boxeurs: il biopic su Vinny Paz Bleed for this di Ben Younger e il vincitore della sezione Un Certain Regard a Cannes 2016 nonché candidato finlandese agli Oscar The happiest day in the life of Olli Mäki di Juho Kuosmanen. Curiosamente, sono in programma due film ispirati alla storia di Christine Chubbuck, conduttrice tv statunitense che negli anni ’70 si sparò in testa durante una diretta e la cui vicenda ispirò Quinto potere di Sydney Lumet: Christine di Antonio Campos e Kate Plays Christine di Robert Greene, rispettivamente un biopic in concorso e una docu-fiction meta-cinematografica già passata alla Berlinale e ora inserita in Festa mobile. Le ricorrenze si trovano anche sul piano degli attori: il TFF propone infatti ben due titoli recenti con Isabelle Huppert protagonista: L’avenir di Mia Hansen-Løve ed Elle di Paul Verhoeven; due con Vimala Pons: La loi de la jungle di Antonin Peretjatko e Marie et les naufragés dello stesso stralunato Sébastien Betbeder che ha in programma anche Le Voyage au Groenland. Altro regista con due titoli in programma è il rumeno Adrian Sitaru che oltre a far parte della giuria del concorso principale, porta a Torino il recente Fixeur, su un tirocinante dell’agenzia France-Presse di Bucarest che affronta un dilemma tra giustizia e desiderio di autoaffermazione e Ilegitim, altro dramma morale, che tocca la questione dell’aborto.

Diverse saranno poi le “maratone”; innanzitutto si terrà la seconda edizione della notte Horror che prevede la visione di Sam Was Here di Christopher Deroo, presentato come una sorta di Duel in salsa Carpenter, del cult del 1985 The Return of the Living Dead di Dan O’Bannon e di Sadako V Kayako di Koji Shiraishi, che mette in scena lo scontro tra le entità maligne di The Ring e The Grudge. Dopo l’anteprima e il trionfo berlinese, si vedranno a Torino le otto ore di Lullaby for a Sorrowful Mystery di Lav Diaz nonché la nuova copia restaurata di Intolerance di D. W. Griffith a cento anni dalla sua prima. Tra le anteprime più attese citiamo, infine, Sully, il nuovo film di Clint Eastwood con protagonista Tom Hanks, che racconta la storia vera dell’ammaraggio di un volo di linea della US Airways avvenuto il 15 gennaio 2009 nel fiume Hudson.

Per concludere, si accompagna quest’anno al TFF lo Short Film Market, primo e unico mercato internazionale del corto che si svolge in Italia, rivolto a produttori e addetti ai lavori, organizzato dal Centro Nazionale del Cortometraggio e dall’Aiace nazionale.

© CultFrame 11/2016

INFORMAZIONI
34° Torino Film Festival / Direttore: Emanuela Martini
Dal 18 al 27 novembre 2016
Proiezioni: Multisale Massimo, Lux, Reposi e Classico
Telefono: 011.8138811 / fax 011.8138890 / e-mail: info@torinofilmfest.org
Biglietti: vedi sito

SUL WEB
Torino Film Festival – il sito

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