Timbuktu, l’armonia delle immagini contro l’assurdità del fondamentalismo. Un film di Abderrahmane Sissako

Abderrahmane SissakoSpecie in un periodo come quello che stiamo vivendo, la diffusione di un film come Timbuktu rappresenta non solo motivo di riflessione sulle assurdità estremistiche del fondamentalismo islamico ma anche spunto utile per rendersi conto delle complessità etnico-linguistiche della realtà del Sahel, lunghissima fascia sub sahariana che attraversa l’intero continente africano dalle coste della Mauritania e del Senegal fino all’Eritrea, passando per il sud dell’Algeria, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad e Sudan e Sud Sudan. Un territorio gigantesco al cui interno sono nate antichissime culture, come è quella che caratterizza da sempre la città del Mali Timbuktu.

Il film di cui sto parlando è stato girato da Abderrahmane Sissako, cineasta della Mauritania che ha passato la sua infanzia nel Mali. Timbuktu è stato presentato nell’ambito del Festival di Cannes del 2014 ed era in gara per l’assegnazione del Premio per il miglior film straniero nell’ambito del Oscar 2015. Sissako narra con estrema delicatezza e acutezza espressiva la condizione che improvvisamente si trovano a vivere gli abitanti della città. Una milizia islamica ha preso il controllo e ordina agli abitanti di vivere secondo regole rigidissime e irragionevoli. Niente musica, niente tabacco, niente sport. Non ci si può sedere davanti alla propria abitazione, le donne devono usare guanti e calze e coprirsi quasi interamente il volto. Sissako, con notevole accortezza comunicativa, mette in contrapposizione la pratica di un Islam non estremista, pacifico e conciliante (quello degli abitanti del luogo) con quello ossessivo, terribilmente aggressivo e feroce imposto con forza brutale dalle armate fondamentaliste.

Abderrahmane Sissako

Il deserto, le sue linee, i suoi spazi, i suoi colori fanno da sfondo a questa tragedia e si mescolano alle fattezze eleganti dei volti bellissimi delle giovani donne di Timbuktu e dei loro uomini, mentre gli estremisti si muovono quasi senza parlare e, forti delle loro armi e con il viso coperto, applicano in modo cieco e, con macroscopiche forzature, la shari’a. Eppure, la sublime armonia di Timbuktu non è rappresentata solo dal posto in sé ma anche dalle diversità etnico-linguistiche che compongono la sua struttura sociale, come dimostra Sissako costruendo sequenze in cui i personaggi sono costretti a dialogare passando dalle lingue locali, all’arabo, al francese e anche all’inglese. Il paesaggio ospita, indifferente, la tragedia della popolazione della città. Assiste inerte alla degenerazione insensata dell’applicazione di una legge religiosa che non lascia scampo e che opprime la libertà individuale. Il suo silenzio è pieno di dolore e tristezza.

Abderrahmane SissakoOgni inquadratura del deserto, ogni immagine delle distese di dune e sabbia, ogni tenda piantata nel nulla racconta qualcosa dell’area in cui è ambientata la vicenda del film e mi ha fatto tornare in mente immagini fotografiche e opere cinematografiche di un importante autore francese come Raymond Depardon che ha dedicato parte della sua vita proprio alla raffigurazione della realtà sub sahariana. Film come Les révolutionnaires du Tchad (opera girata per Gamma Press Images in tre parti tra il 1970 e il 1976 – L’embuscade, Tcahd 2 e Tchad 3) e Un homme sans l’Occident (2002), hanno probabilmente rappresentato i più significativi tentativi da parte di un autore occidentale di narrare e raffigurare quel mondo e quella realtà particolare.

Eppure, la sensibilità poetica, quasi inimitabile, delle immagini di Abderrahmane Sissako ci dice qualcosa di più profondo e sconvolgente, di più autentico e straziante, ci fa comprendere come l’imposizione di una forma di potere estremista, prevaricatrice e violenta, sia sempre un atto insensato e contrasti violentemente con la quasi metafisica armonia della natura e delle costruzioni umane tipiche del posto (Timbuktu, appunto). E questo potere retrogrado è arrivato a sconvolgere gli equilibri di un luogo che, di fatto, è patrimonio non solo dell’Islam e della cultura africana ma anche dell’umanità intera.

© CultFrame – Punto di Svista 02/2015
(pubblicato su L’Huffington Post Italia)

CREDITI
Titolo: Timbuktu / Titolo originale: id. / Regia: Abderrahmane Sissako / Sceneggiatura: Abderrahmane Sissako, Kessen Tall / Montaggio: Nadia Ben Rachid / Fotografia: Sofian El Fani / Musica: Amine Bouhafa / Interpreti: Abel Jafri, Hichem Yacoubi, Pino Desperado, Toulou Kiki, Kettly Noël / Distribuzione: Academy Two / Paese: Francia, Mauritania / Anno: 2015 / Durata: 96 minuti

SUL WEB
YouTube. Les révolutionnaires du Tchad di Raymond Depardon
Filmografia di Abderrahmane Sissako
Academy Two

 

0 Shares: