Il mio domani. Un film di Marina Spada

Spazi urbani inquietanti ed enigmatici. Cantieri che appaiono come ferite della realtà.  Paesaggi sospesi, caratterizzati da una natura indifferente ai destini degli esseri umani. Una figura femminile che cerca con difficolta di uscire fuori da un disagio esistenziale che la divora. Solitudine, alienazione nel mondo del lavoro e nella vita quotidana, incapacità di comunicare.
No, non stiamo raccontando, per l’ennesima volta, la trama di un’opera di Michelangelo Antonioni. Ci riferiamo invece al più recente lungometraggio girata dalla regista Marina Spada: Il mio domani. Il fantasma del cineasta ferrarese praticamente aleggia in ogni inquadratura e in ogni sequenza del film, imprime un tono al racconto molto riconoscibile e forse proprio per questo motivo un po’ datato.
Milano, i suoi grattacieli in costruzione e il mondo del businnes sono messi in contrapposizione a un universo arcaico (la figura del padre, la casa di famiglia) che non viene però considerato idealisticamente come il luogo della “salvezza” e dell’identità. Gli ambienti dell’infanzia vengono semplicemente raffigurati come gli spazi di una presa di coscienza che durante l’evoluzione del racconto diviene sempre più inevitabile e dolorosa.

La figura di Monica (Claudia Gerini) ricorda in modo inequivocabile i personaggi antononiani intepretati ora da Jeanne Moreau, ora da Lea Massari, ora da Monica Vitti. Il riferimento alla sfera della sofferenza femminile è dunque con tutta evidenza un fattore che allunga le sue radici culturali ed espressive in film come La notte, L’eclisse e Deserto Rosso.
Certo, il paragone con i capolavori di Antonioni purtroppo è fin troppo ingombrante, specie in alcune sequenze nelle quali la regista si spinge con evidenza più che nel campo dell’evocazione di una poetica e di una estetica in quello della citazione.
Il mio domani è caratterizzato anche da qualche leggera caduta nell’ovvio: le ripetitive scene dei corsi aziendali, i passaggi legati al corso di fotografia che Monica segue nel suo tempo libero, la scontata relazione impossibile e sofferta con il diretto superiore.

Nonostante tali problematiche, pare però doveroso affermare come lo sguardo di Marina Spada sia dotato di una significativa forza comunicativa/allusiva. Le sue immagini, in sostanza, parlano sempre di qualcosa d’altro, di fattori estranei alla realtà rappresentata che però divengono tangibili man mano che lo straniamento esistenziale del personaggio centrale si fa sempre più palese.
Il mio domani è dunque un lungometraggio che mostra allo stesso tempo la maturità visuale della sua regista (già, per altro, autrice di documentari e videoritratti) e la sua forte dipendenza stilistica dal cinema di un regista come Michelangelo Antonioni che ha lasciato evidenti tracce nel cinema internazionale senza però l’intenzione di essere ricordato come “edificatore di discepoli”.

© CultFrame 10/2011 – 11/2011

 

TRAMA
Monica è una dirigente d’azienda che si occupa della formazione psicologica dei quadri intermedi della ditta in cui lavora. La sua vita, pur essendo agiata, è però infelice. Il padre muore e con la sorellastra ha un rapporto conflittuale. Anche sotto il profilo sentimentale le cose non vanno bene. Monica è infatti l’amante del suo diretto superiore e non riesce a creare rapporti duraturi con altri uomini. Gli unici sfoghi sono un corso di fotografia serale e la compagnia di un giovanissimo nipote che, come lei, soffre di un disagio esistenziale molto serio.


CREDITI

Titolo: Il mio domani / Regia: Marina Spada / Sceneggiatura:  Daniele Maggioni, Maria Grazia Perria, Marina Spada / Fotografia:  Sabina Bologna, Giorgio Carella / Montaggio: Carlotta Cristiani / Scenografia:  Giorgio Baskakis / Musica: Paolo Fresu, Bebo Ferra / Interpreti: Claudia Gerini, Raffaele Pisu, Claudia Coli, Paolo Pierobon, Lino Guanciale / Produzione: Film Kairos, Rai Cinema / distribuzione: Irisi Film / Origine: Italia / Anno: 2011 / Durata: 88 minuti

LINK
Filmografia di Marina Spada
Festival Internazionale del Film di Roma
Iris Film

 

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