David Cronenberg

David Cronenberg. 15 marzo 1943 (Toronto, Ontario, Canada)

Figlio di un giornalista e di un’insegnante di pianoforte, David Cronenberg nasce a Toronto, in Canada, nel 1943. Il suo esordio al cinema avviene con Stereo, nel 1969, e con il successivo Crimes of the future, del 1970, due film dalla struttura simile (sono entrambi ambientati trent’anni nel futuro e sono privi di dialoghi ma narrati da una voce fuori campo, come in un documentario,) che superano entrambi di poco la durata di un’ora. In queste due pellicole il cineasta canadese comincia a esplorare temi che gli rimarranno cari a lungo come l’accesso a nuovi stati di coscienza tramite esperienze sessuali  e le derive deformanti del rapporto tra corpo e mente, materia che svilupperà in maniera sempre più approfondita nella sua produzione successiva.
Dopo alcune produzioni dirette per la televisione canadese, è la volta de Il demone sotto pelle (Shivers), del 1975, un horror a basso budget divenuto un cult del genere, in cui un parassita si diffonde in un moderno complesso residenziale, prendendo possesso dei corpi e lasciandoli in preda a un impulso sessuale violentissimo che annulla le personalità trasformandoli in sadici zombie. Nonostante la povertà dei mezzi tecnici ed economici a disposizione, le tematiche del rapporto tra la corruzione della mente e del corpo cominciano a riecheggiare nella sua produzione in maniera vibrante, tanto da condurre ai successivi Rabid, Sete di sangue (1977) dalle tematiche analoghe (stavolta a spargere il contagio degli zombie assetati di sangue è una ragazza, il cui corpo è stato alterato nella sua biologia da un chirurgo che le aveva salvato la vita), e a The Brood, Covata malefica (1979), forse il più riuscito dei suoi horror, nel quale si avvale per la prima volta di attori più importanti (è il caso di Oliver Reed e Samantha Eggar) e di una più ampia distribuzione di mercato. Da questa pellicola in poi la poetica della contaminazione del corpo si arricchisce di un nuovo aspetto: uno sguardo visionario sulle angosce private dei protagonisti, rese mostruose dalla scienza, che invece di rispondere alle esigenze curative del suo progresso amplifica la corruzione della mente, producendo effetti devastanti sul corpo.

Dopo l’anomala parentesi rappresentata da Veloci di mestiere (Fast company) del 1979, un film d’azione incentrato sui motori, senza alcun risvolto psicologico, è la volta di Scanners (1981), il suo horror più acclamato (tanto da produrre ben due sequel dieci anni più tardi, che Cronenberg scriverà ma non dirigerà), incentrato sulle vicende di un gruppo di persone dotate di immense capacità telepatiche, in cui i corpi sono rappresentati come materia malleabile e soggetta al potere della mente, con risvolti sorprendenti, non solo in tema di rappresentazione dell’horror, ma anche a livello formale, in termini di gestione registica di una narrazione complessa.  Nel 1983 il regista canadese si dedica a ben due progetti: uno, Videodrome, più incentrato sul rapporto tra corpo e tecnologia, e l’altro, La zona morta (The Dead Zone), che si sofferma sulle capacità ultra corporee della mente.
Videodrome, con James Woods nel ruolo di protagonista, oltre a segnare la fine di una prima fase horror dell’autore, esplora il territorio della “nuova carne”, ovvero del rapporto morboso tra il corpo e i media, in cui il primo ne risulta alterato irrimediabilmente, schiavo del fascino esercitato dai network televisivi. Le derive di questo rapporto si riveleranno capaci di corrompere le fantasie sessuali e gli istinti violenti, sublimando i contenuti pornografici in una nuova forma sensoriale, extra-corporea. Invece ne La zona morta (tratto da un racconto di Stephen King) uno straordinario Christopher Walken riesce a leggere mentalmente il futuro delle persone con cui ha un contatto fisico, e si troverà a cercare di impedire che un senatore diventi Presidente degli Stati Uniti, consapevole della guerra nucleare che scatenerà.

Il rapporto tra tecnologia e corruzione del corpo (che inesorabilmente conduce alla corruzione della mente) si sublima nel 1986 con La mosca (The Fly), primo film a budget più ampio e remake de L’esperimento del Dottor K, 1958. La pellicola, con protagonisti Jeff Goldblum e Geena Davis, vince l’Oscar per il Miglior Trucco e diventa un cult, consentendo a Cronenberg di dedicarsi a progetti per cui avrà a disposizione mezzi formali ed economici più importanti. Meno spettacolare ma più profondo è Inseparabili (Dead Ringers), 1988, in cui Jeremy Irons interpreta contemporaneamente due gemelli, chirurghi di successo ma agli antipodi come personalità, la cui separazione dell’anima si rivela lenta e imprescindibile dalla distruzione del corpo. In questo film l’elemento di rottura è da ricercarsi in uno dei temi più cari al regista, quello del sesso: è infatti una donna la prima causa della rottura tra i due fratelli, per di più una donna che ha una piccola deformità fisica, un utero triforcuto, come a testimoniarne la funzione di strumento di separazione.

Nel 1991 è la volta de Il Pasto nudo (Naked Lunch), tratto dal romanzo dello scrittore William S. Burroughs. Si tratta forse del più visionario tra i film di Cronenberg, oltre che di uno dei più riusciti: è un viaggio allucinogeno negli angoli più sudici e istintivi di una mente creativa, un’avventura surreale di uno scrittore tossicodipendente in un’America da romanzo noir, in cui le macchine da scrivere diventano contemporaneamente giganteschi scarafaggi parlanti e strumenti di un inconscio alienante. Allucinazioni, pulsioni sessuali ora spente, meccaniche e ora sublimazione dell’io creativo sono elementi che ricorrono e che conferiscono colore alla pellicola, rendendola unica nel suo genere. Nel 1993, invece, Cronenberg si cimenta con il genere drammatico, con M. Butterfly, in cui John Lone interpreta il ruolo di un travestito cinese che seduce il diplomatico Jeremy Irons, trascinandolo in un intrigo di spionaggio internazionale e portandolo alla rovina. Si tratta in questo caso di un film privo di effetti speciali a livello formale, un’escursione del regista che lo porta lontano dai suoi abituali registri narrativi, ma che parla di corpi senza mai mostrarli nelle loro deformità presunte o ideali, e limitandosi a rappresentarli schiavi della passione ma protetti dalle loro maschere.

In Crash, del 1996, premio della giuria al Festival di Cannes, e in Existenz (1999), vengono riprese le tematiche di Videodrome, ma in questo caso il ruolo di tecnologia contaminante viene sostituito dalle automobili nel primo caso e dalla realtà virtuale nel secondo. Specie nel primo film, la mente torna a essere soggetta a un abbandono al sesso, inizialmente vissuto come elemento di liberazione, ma che poi rimane trappola di dinamiche spente e meccaniche, di un’eccitazione mentale sostanzialmente corrotta da corpi esterni e tecnologici, che non può non tradursi in una trasformazione drammatica del corpo. Pur se molto meno centrale in Existenz, il sesso torna a essere un motore delle trame della mente nel film del 2002 Spider, con Ralph Fiennes e Miranda Richardson, che segna un’ulteriore svolta nella poetica dell’autore (la mente diventa più centrale rispetto alla corruzione del corpo) e mette d’accordo stampa e fan segnando l’ingresso ufficiale di Cronenberg nei favori della critica, garantendogli anche diversi premi.
A History of violence (2005) e La promessa dell’assassino (Eastern promises, 2007) segnano l’inizio della collaborazione del regista con l’attore Viggo Mortensen, protagonista di due interpretazioni suggestive e violente, prima nei panni di un ex assassino che fallisce nel tentativo di ricostruirsi una vita normale (e si ritrova costretto ad abbracciare la sua natura estrema) e poi in quelli di un killer della mafia russa/agente sotto copertura, in cui il corpo è corrotto da un numero imprecisato di tatuaggi. In entrambi i film è difficile stabilire il confine tra bugie e verità dei violenti protagonisti, e i mezzi tecnici sempre più avanzati, con una conseguente gestione dell’immagine sempre più nitida e curata, permettono a Cronenberg di narrare con nuove sfumature la discrasia tra l’uso del corpo e gli inganni della mente.

A dangerous method, 2011, è in ordine di tempo l’ultima fatica del cineasta canadese, e rappresenta un’ulteriore svolta nella sua poetica: ancor più che in M. Butterfly la narrazione si basa su una vicenda dalla fortissima connotazione storica, ancor più che nel Pasto nudo i costumi d’epoca nascondono e contraggono le fisicità, ma mai come questa volta viene descritta la mente da punti di vista estremamente umani e per nulla estremizzati. La violenza sadomasochista che la protagonista subisce volontariamente non ne corrompe il corpo, anzi è proprio dal suo abbraccio che la mente riesce a risalire la china dall’abisso, mentre Carl Jung, al contrario, contemporaneamente vi sprofonda.

Fortemente influenzato nella sua opera dalla letteratura, dal contesto storico in cui produce, dalla psicologia e dal progresso tecnologico, David Cronenberg riesce a sviluppare, nei suoi film, tematiche spesso simili ma sempre con nuove sfumature e un tocco personale di ironia e rappresentazione della violenza che hanno contribuito a renderne inconfondibile il marchio di fabbrica, anche in luogo di pellicole meno riuscite. Da vorace lettore e appassionato di media, il maestro canadese arricchisce i suoi lavori di suggestioni sempre nuove e nuovi scenari, non presentando mai due film uguali a se stessi e risultando difficilmente banale, anche nelle scelte registiche.


BIOGRAFIA

David Cronenberg è nato a Toronto il 15 marzo 1943 in una famiglia di origine ebraica politicamente progressista in cui gli stimoli culturali non mancavano. Ha iniziato giovanissimo a scrivere racconti e a suonare la chitarra classica; concentrando presto il suo interesse sulle scienze naturali. Nel 1963 si è iscritto all’Università di Toronto, lasciando le scienze naturali dopo il primo anno di studi per specializzarsi in lingua e letteratura inglese. Le influenze maggiori su di lui furono esercitate dagli autori della beat generation e dalle opere di Nabokov e Burroughs. Dopo aver scritto un discreto numero di racconti fantascientifici, comincia a dedicarsi al cinema realizzando quattro cortometraggi e, prima del suo esordio ufficiale con Shivers (1975), anche due lungometraggi a bassa distribuzione: Stereo (1969) e Crimes of the future (1970). Ha una figlia, Cassandra, che è stata sua assistente in tutti i film da Il pasto nudo in poi, e ha collaborato anche con Mary Harron in American Psycho (2000).

© CultFrame 11/2011

FILMOGRAFIA

Cortometraggi

1966 – Transfer
1967 – From the Drain
1971 – Letter from Michelangelo
1971 – Jim Ritchie Sculptor
1972 – Winter Garden
1972 – Scarborough Bluffs
1972 – Lakeshore
1972 – In the Dirt
1972 – Fort York
1972 – Don Valley
1976 – The Italian Machine
2000 – Camera

Lungometraggi

1969 – Stereo
1970 – Crimes of the Future
1975 – Il demone sotto la pelle (Shivers)
1977 – Rabid sete di sangue (Rabid)
1979 – Veloci di mestiere (Fast Company)
1979 – Brood – La covata malefica (The Brood)
1981 – Scanners
1983 – Videodrome
1983 – La zone morta (The Dead Zone)
1986 – La mosca (The Fly)
1988 – Inseparabili (Dead Ringers)
1991 – Il pasto nudo (Naked Lunch)
1993 – M. Butterfly
1996 – Crash
1999 – eXistenZ
2002 – Spider
2005 – A History of Violence
2007 – La promessa dell’assassino (Eastern Promises)
2011 – A Dangerous Method
2012 – Cosmopolis
2014 – Maps to the Stars

IMMAGINI
1 Frame del film Stereo
2 Frame del film Scanners
3 Frame del film Inseparabili
4 Frame del film eXistenZ

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