A Dangerous Method. Intervista al regista David Cronenberg

david_cronenberg-dangerous_method1A Dangerous Method, ultima fatica registica di David Cronemberg, non ha vinto nessun premio all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. E questo è veramente un peccato.
Film tendenzialmente non compreso, questo dell’autore canadese, è stato scambiato per un biopic di due delle maggiori figure di un importante settore della medicina del secolo scorso, la psicoanalisi; ma in verità A Dangerous Method è un melò freddo e teso come una gomena molto vicino alle atmosfere algide di alcune pellicole del nostro come M.Buttefly e Spider. Ma a proposito di questo abbiamo chiesto a David Cronenberg di spiegarci quanto il suo ultimo film gli appartienga veramente….

Lei sente A Dangerous Method un lungometraggio contestualizzabile pienamente nella sua vicenda creativa, sia a livello stilistico che contenutistico?

Sapete per me ogni film è un film cronenberghiano per il semplice motivo che è opera mia. E nessun altro l’avrebbe fatta allo stesso modo. Non penso mai ai miei film precedenti, insomma non cerco di inserire per forza degli elementi che avrebbero potuto farlo sembrare un “film di Cronenberg”, per il semplice motivo che è già un film di Cronenberg.

Che cosa la affascinava in questa storia?

Facendo le ricerche sul periodo, si può capire che allora c’era un concetto di progresso ed evoluzione dell’uomo occidentale molto positivo. La gente pensava che ci stessimo evolvendo da uomini ad angeli, e Freud ha detto che non era vero. Ha affermato che sotto la razionalità si nascondono cose che potrebbero esplodere da un momento all’altro. Un concetto molto disturbante per chi credeva nel progresso e nell’ordine.

Un concetto rivoluzionario?

All’epoca si!

I film che parlano di psicoanalisi, problemi sessuali e deviazioni umane sono di solito urlati ed isterici. Lei ha scelto un registro dai toni bassi e molto calmo…

Ha ragione. L’ho fatto perché è un po’ il mio stile ma anche perché ho seguito il ritmo che avevano le lettere che si scambiavano Freud e Jung. Erano dei personaggi incredibili. Riuscivano a dirsi le cose peggiori senza perdere mai la calma e risultavano persino divertenti.

Che tipo di ricerca ha fatto?

Mi piacerebbe molto se la famiglia Jung fosse così gentile da pubblicare le altre lettere della Spielrein, quelle che non sono ancora state rese pubbliche. Non dico solo: c’è già moltissimo materiale nelle lettere rese pubbliche e per me è stato prezioso. Sarebbe interessante leggere altro.
Come vi ho già detto a quell’epoca gli epistolari erano importanti e bisogna tenere presente che in quel periodo a Vienna si consegnava la posta otto volte al giorno, si poteva mandare una lettera alla mattina e ricevere la risposta nel pomeriggio.

Parliamo del cast…

Nessuno credeva nelle capacità di Keira Neightley. E non parlo solo delle scene iniziali,  in cui lei ha dell’incredibile. Ha fatto dell cose straordinarie.
Viggo Mortensen lo conosciamo e non è la prima volta che lavoro con lui. Michael Fassbender non lo smuove niente. Era pronto con i suoi baffetti in ogni momento ed era sempre sorridente. E se gli chiedevi come mai fosse così di buonumore, lui rispondeva: “sapete è una così bella giornata”.

Che cosa ne pensa dei remake, ultima moda del cinema americano? lei ha già fatto uno.

Si, ho fatto La Mosca, negli anni 80, ma era molto diverso dal film originale che era anche decisamente brutto. Oggi gli studios americani quando non hanno idee dicono: “facciamo un remake”, ma non sanno mai come realizzarlo.

Come è cambiato il suo cinema nel corso degli anni?

Alla mia età, dopo aver fatto così tanti film – anche se non quanti Woody Allen! – la mia idea di cinema è cambiata.
Per esempio una volta giravo molto, oggi uso meno pellicola. Uòtimamente adotto un montaggo più veloce. Quando ho fatto i miei primi film esploravo costantemente il linguaggio cinematografico. Ma ho, da sempre, un principio: è il film a dirmi che strada devo prendere. Insomma, dopo che ho preparato la sceneggiatura seguo gli indizi che mi vengono dati!

© CultFrame 09/2011


IMMAGINE

David Cronenberg

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