Cosa dirà la gente ⋅ Un film di Iram Haq

Una tragica coincidenza accompagna l’uscita di questo film; è, infatti, di poche settimane fa la notizia della morte di una venticinquenne pachistana cresciuta a Brescia, uccisa durante un viaggio nella terra natia perché intenzionata a sposare un ragazzo italiano e a trasferirsi con lui in Germania. Un caso tra tanti, dolorosamente simili, che porta alla luce il dramma del conflitto tra generazioni diverse, e appartenenti alla stessa cultura, che vivono in modo differente l’ambiente del paese straniero in cui abitano.

La stessa regista, Iram Haq, nata in Pakistan ma vissuta in Norvegia, ha dovuto sedimentare certe sue personali esperienze prima di trovare il “tono” più equilibrato per poter raccontare la storia della sua protagonista, la cui vicenda, seppur con l’aggiunta di molti elementi di fantasia, è mutuata da quella vissuta sulla propria pelle.

Nisha è una sedicenne cresciuta a Oslo che, come tutti i suoi coetanei, ama ballare, uscire con gli amici e flirtare con i ragazzi. Pur essendo perfettamente integrata conosce bene l’attaccamento alle tradizioni pakistane della sua famiglia e cerca di mantenere un equilibrio tra la libera spensieratezza della sua adolescenza e i precetti irrinunciabili dei genitori. Sorpresa dal padre in un momento (in realtà affatto indecoroso) di intimità con il suo ragazzo, Nisha è sottoposta a una severa punizione e – nonostante l’intervento dei servizi sociali – viene attirata con l’inganno dalla madre e costretta a recarsi in Pakistan a casa degli zii. Catapultata in un mondo a lei pressoché sconosciuto, la ragazza tenta in ogni modo di ribellarsi e, così facendo, non fa che rendere più lunga e dolorosa quella che è una vera e propria prigionia durante la quale, giorno dopo giorno, si vede privata anche delle libertà più elementari, costretta a un severo regime di vita e praticamente esclusa da ogni contatto sociale che vada al di là della cerchia dei parenti.

Iram Haq

Iram Haq racconta il doloroso percorso di Nisha con uno stile asciutto, evitando di cadere nelle facili strumentalizzazioni o, ancor peggio, giudizi per appuntare il suo sguardo lucido su una vicenda che non vuol esprimere una condanna ma nemmeno fornire un’assoluzione. Sarebbe del tutto inutile, infatti, voler rimarcare la distanza tra due culture misurandola con un metro univoco e, proprio per questo, la regista non indugia nella trita commozione ma ci avvicina al dramma profondo della protagonista mostrandoci, senza filtri, la sua lotta strenua per riconquistare la libertà perduta senza tuttavia sostenerla dall’odio e dal rancore. Verso quei genitori che l’hanno allontanata dalla serenità del suo quotidiano la ragazza non nutre del risentimento ma, semmai, vive una lacerante dicotomia tra l’amor proprio e quello che prova per la famiglia, affliggendosi nel veder soffrire suo padre che, fedele all’autorità protettiva di cui si sente investito, vorrebbe per lei “ciò che è meglio” senza però interpellarla.

Il confine tra la “colpa” e l’ingiustizia è qui pericolosamente labile poiché non sono in gioco soltanto i sentimenti ma un sistema ben più complesso (sociale, religioso, culturale…) nel quale quegli stessi sentimenti rientrano. Ciò che Haq vuole sottolineare, infatti, è il rischio dello sconfinamento dalla dottrina alla coercizione che, pur non avvenendo talvolta in malafede, può condurre a conseguenze disastrose. Nisha diviene, suo malgrado, una sorta di eroina le cui azioni travalicano la sua vicenda personale per esprimere, in senso più ampio, quel desiderio di libertà che appartiene, senza distinzione alcuna, a ciascun essere umano.

Iram Haq
La giovanissima Maria Mozhdah (appena diciassettenne) infonde al suo personaggio una profondità e una forza d’animo di straordinario realismo e l’intensità della sua espressione illumina di grazia spontanea anche le sequenze – due in particolare – più impietose. Dalla neve della Norvegia alle torride temperature del suo paese di origine la protagonista percorre le tappe di una sventurata odissea in cui il dolore e l’umiliazione, invece di piegarla, sembrano rafforzare ancor di più il suo spirito indomito, solo all’apparenza spezzato ma che continua ad ardere nei suoi occhi, tra le pieghe di un sorriso forzato e muto che non si fa, tuttavia, arrendevole silenzio.

Cosa dirà la gente, nel cui titolo (tradotto letteralmente dall’originale) è già implicita l’obbedienza ad un preciso codice di comportamento, è un film la cui crudezza non è mai ricattatoria ma, al contrario, palesa una desolante realtà senza edulcorarla, privandola di ogni orpello poetico per mostrarla alla luce crudele del vero. Non sarà facile guardarlo ma necessario.

© CultFrame 05/2018

TRAMA
Nisha ha sedici anni, è nata in una famiglia pachistana ma è cresciuta a Oslo. È un’adolescente come tante che ama uscire con le amiche, andare a ballare e farsi corteggiare dai ragazzi. Conoscendo le idee tradizionaliste dei suoi genitori cerca di conciliare i suoi interessi di ragazzina con le regole di educazione paterna servendosi di piccoli espedienti (come uscire di sera di nascosto dal balcone) per non rinunciare al divertimento. Scoperta dal padre in compagnia del ragazzo Nisha viene costretta ad andare in Pakistan dove si troverà ad affrontare un mondo a lei del tutto sconosciuto e ostile.


CREDITI
Titolo: Cosa dirà la gente / Titolo originale: What will people say (log kya kahenge) / Regia: Iram Haq / Sceneggiatura: Iram Haq / Interpreti: Maria Mozhdah, Adil Hussain, Ekavali Khanna, Rohit Saraf, Ali Arfan/ Fotografia: Nadim Carlsen / Montaggio: Anne Østerud / Scenografia: Ann Kristin Talleraas, Vinteee Bansal / Produzione: Mer film, Rohfilm Factory, Sentropa Sweden, Betafilm / Paese: Norvegia, Germania, Svezia 2018 / Distribuzione: Lucky Red / Durata: 106 minuti

SUL WEB
Filmografia di Iram Haq
Lucky Red

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