Il Museo come spazio estetico nelle fotografie di Mauro Raponi. Mostra a Roma

© Mauro Raponi. Da Museo Unico (anticatalogo)
© Mauro Raponi. Da Museo Unico (anticatalogo)
© Mauro Raponi. Da Museo Unico (anticatalogo)

Nasce con Tolomeo I e con l’idea (visionaria) che portò alla sua edificazione in Alessandria d’Egitto. Sto parlando del concetto di Museo (e della sua realizzazione concreta), inteso come luogo di “assemblea per saggi” e spazio dedicato all’istruzione, nonché alla divulgazione della cultura. In epoca moderna il Museo si è trasformato in ambiente paludato della storicizzazione, della catalogazione e della conservazione, perdendo di fatto la sua funzione originaria. E solo recentemente, in relazione soprattutto all’arte contemporanea, sembra tendere a riacquisire, seppur tra mille problemi, incertezze e palesi derive commerciali, il suo compito originario.

Quasi sempre quando si visita un Museo, e mi riferisco al nostro Paese, si percepisce la sensazione di un ambiente chiuso, rigido, sostanzialmente decadente, che non possiede alcuna spinta propulsiva e che opera nella logica statica della “collezione” piuttosto che in quella dinamica della produzione culturale (con le dovute eccezioni, ovviamente). Ma l’idea stessa di Museo può essere, invece, aperta, portatrice di un senso di libertà intellettuale per certi versi rivoluzionario e può trasformarsi in una sorta di luogo privo di confini, in special modo storicistico-accademici. Ciò può avvenire, per esempio, grazie all’elaborazione soggettiva di autori e artisti che partendo da un concetto archetipico di “spazio ideale e libero per la cultura” e abbattendo creativamente le barriere dello spazio-tempo, il limite del significato e la gabbia della storicizzazione sono in grado di riedificare il concetto di Museo riposizionandolo in uno spazio utopistico quanto rappresentabile tramite i linguaggi visuali.

Ho avuto questa impressione confrontandomi con il lavoro di Mauro Raponi intitolato: Museo Unico (anticatalogo) , che è anche divenuto una mostra allestita presso Officina Alviti di Roma.

     Mauro Raponi              Mauro Raponi

Raponi si è mosso fisicamente da un museo all’altro cercando, però, di organizzare una sorta di percorso percettivo senza soluzione di continuità. Le immagini fotografiche che fanno parte di questo flusso liberato dal senso (fortunatamente) e dai confini burocratici vanno a comporre una concatenazione di diverse, intime, sensazioni personali (momentanee) che si trasformano in un’unica ininterrotta raffigurazione estetica. In sostanza, i luoghi che Mauro Raponi ritrae si configurano come le visioni di esperienze dello sguardo e, in tal senso, vanno a costruire un territorio della mente, privo di dimensioni e limiti.

Se si scorrono una a una le opere che compongono Museo Unico (anticatalogo) con la necessaria concentrazione si finisce, dunque, per essere catapultati in un mondo “altro” in cui non conta tanto ciò che si vede entro i bordi delle inquadrature quanto piuttosto ciò che viene evocato dalla forza enigmatica delle immagini. Ciò che interessa all’autore non è rappresentare l’oggetto della materia sottoposta alla museizzazione, e neanche banalmente l’idea (sociale) di fruizione consumistica, quanto piuttosto trasportare gli ambienti museali nella dimensione dell’immaginazione. Tutto per raggiungere gli strati profondi della sensibilità di chi guarda e non per stimolare superficialmente ed esteriormente il loro senso della vista.

© Mauro Raponi. Da Museo Unico (anticatalogo)
© Mauro Raponi. Da Museo Unico (anticatalogo)

Aree di separazione tra due opere pittoriche, un pezzo scultoreo ricoperto di plastica, una finestra aperta, ombre inquietanti su una parete, dettagli di dipinti, ambienti apparentemente inutili, angoli spogli, muri vuoti, tende neutre. Nelle immagini di Mauro Raponi il Museo diviene racconto visivo-percettivo che non fornisce al fruitore coordinate di tipo tradizionale. Non c’è nulla di rassicurante, di certo, di prevedibile. Chi guarda viene, fortunatamente, indotto a elaborare una propria architettura museale collegandosi intimamente alla sfera estetica dell’autore; quest’ultimo si manifesta non come artefice di uno sguardo rapace-costruttivo-didascalico ma come strumento di una coscienza creativa basata, come già detto, sull’esperienza estetica, che viene comunicata in una successione significante. E tale successione non ha niente di banalmente pedagogico.

Proprio per tale motivo Museo Unico (anticatalogo) non può essere considerato semplicemente un lavoro-progetto fotografico. Sfugge alla logica della catalogazione accademica, supera ampiamente i confini della lingua fotografica, alludendo al cinema (e al suo dinamismo espressivo), e si pone più che altro come pura riflessione filosofica sulle questioni dello sguardo e della condivisione (nel senso più alto del termine) collettiva dell’arte e della cultura.

© CultFrame – Punto di Svista 05/2016
(pubblicato su L’Huffington Post Italia)

INFORMAZIONI
Mauro Raponi – Museo Unico: anticatalogo
Dal 29 aprile al 21 maggio 2016
Officina Alviti / Via de’ Delfini 19, Roma / Tel: 06.6795564 / info@officinalviti.com
Ingresso libero

SUL WEB
Officina Alviti, Roma

 

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