Rodchenko ⋅ Maestri della Fotografia

Aleksandr Rodchenko. Scala antincendio, 1925. © SIAE, 2000

Aleksandr Rodchenko. 23 novembre 1891 (San Pietroburgo) – 1956 (Mosca)

Rodchenko è, come altri artisti delle avanguardie, pittore, grafico, scenografo, scultore, architetto, disegnatore e fotografo. Inizia con la pittura ma dopo qualche tempo l’abbandonerà per abbracciare la teoria produttivista che rigettava l’uso di oggetti per la mera adorazione estetica in favore di quelli creati per l’uso quotidiano.

Fotomontaggi. È a partire dal 1923 che Rodchenko, insieme alla moglie Varvara Stepanova, fa uso del linguaggio sintetico, chiaro e diretto del fotomontaggio per illustrare libri, riviste, manifesti e cartelloni pubblicitari. Nell’Unione Sovietica, uno Stato immenso, con all’interno numerose repubbliche di etnie e lingue diverse, il fotomontaggio si rivela un vero e proprio mezzo di comunicazione, estremamente efficace e per questo adatto a raggiungere le masse analfabete, trasmettendo loro messaggi sociali e politici. Inoltre, il fotomontaggio si inserisce nella poetica costruttivista russa (di cui fa parte Rodchenko), nemica dell’arte borghese, ovvero dello stile individuale ed esclusivo dell’artista.

Da notare che dopo la fine della prima guerra mondiale in Germania, dove vigeva una realtà politica diversa da quella russa ma allo stesso tempo simile, in quanto antidemocratica, il fotomontaggio era già uno strumento di denuncia nelle mani dei dada berlinesi (Heartfield, Grosz, Hausmann e Hoech) e del Bauhaus (Moholy-Nagy), una scuola con la quale Rodchenko aveva tenuto stretti rapporti intellettuali.

Rodchenko illustra con i suoi fotomontaggi le copertine della rivista LEF (Fronte di sinistra delle arti), utilizzando fotografie fatte da altri e recuperate da giornali e riviste. In uno di questi, una macchina da scrivere accanto ad un apparecchio fotografico e un obiettivo suggeriscono la meccanicità degli strumenti della comunicazione moderna. Particolarmente intensi sono i fotomontaggi che accompagnano il poema di Majakovskij Pro eto (“Di Questo”).

Rodchenko, ad un certo punto della sua carriera, lascerà il fotomontaggio per dedicarsi alla fotografia.

Ritratti. Negli anni 1924-25, casa Rodchenko è frequentata dagli amici dell’intellighenzia russa. Rodchenko, ancora in possesso di una macchina fotografica ingombrante, si concentra nella ritrattistica in studio. La figlia di Rodchenko ricorda che i soggetti erano messi a loro agio e sceglievano spontaneamente la loro posa. Suo padre quindi scattava la fotografia quasi in segreto. Rodchenko ha anche sperimentato il doppio scatto nelle foto di sua moglie e del pittore Schevchenko, per esprimere la temporalità e il movimento, immagini che richiamavano alla mente quelle del futurismo italiano dei fratelli Bragaglia. Fra i ritratti più famosi troviamo quelli della madre, della moglie, dei suoi amici costruttivisti (architetti, artisti di teatro, pittori), del critico letterario e redattore di LEF Osip Brik, del poeta Tretyakov e del suo modello preferito: il poeta Vladimir Majakovskij.

Aleksandr Rodchenko. Majakovskij, 1924. © SIAE, 2000

Testa rasata, volto dai lineamenti marcati, sguardo diretto in macchina: così appare Majakovskij colto dall’obbiettivo di Rodchenko. Le linee verticali e orizzontali dipinte sul fondale, come anche quelle del pavimento, rimandano alle idee costruttiviste di Rodchenko già espresse nei suoi disegni e nei fotomontaggi. La sigaretta, le penne in tasca, la linea formata dalla cravatta, i lacci, le pieghe del vestito, i piedi della sedia, le rotondità del cappello e della sedia, come anche quella della testa: Majakovskij è perfettamente inserito nella struttura. Ne fa parte integrante.
L’atteggiamento tipico di fierezza del poeta riflette, come in una sorta di dialogo, quello di Rodchenko.

Fra i due esiste una profonda amicizia. Dieci anni prima, in una serata futurista, Rodchenko fu presente per la prima volta a una lettura di una poesia di Majakovskij. Rimase colpito e si affrettò ad acquistare una sua fotografia. In seguito, sarà lo stesso Majakovskij che più tardi lo aiuterà economicamente ad allestire la camera oscura. Tutti e due facevano parte del gruppo LEF (la Sinistra per l’Arte) di cui Majakovskij, un sostenitore dell’avanguardia artistica in Unione Sovietica, era il leader.

Mosca. Attento alle architetture e all’urbanistica di Mosca, Rodchenko fotografava spesso balconi, scale, finestre e muri dando all’oggetto ordinario e quotidiano una nuova interpretazione, grazie a tagli obliqui e punti di vista inconsueti. Così, sosteneva, avrebbe dovuto fare ogni cittadino attivo nella cultura post-rivoluzionaria. Nel 1925, effettua una serie di riprese dal basso del palazzo di via Miasnitskaia, dove vive e lavora, fotografie criticate dai suoi collaboratori. L’accusa più dura nei confronti di Rodchenko fu quella di non aver realizzato nessuna innovazione e di imitare gli esperimenti già in atto da vari anni in Germania e portati avanti dagli artisti Moholy-Nagy e Ranger-Patzch.

Rodchenko, dal canto suo, rispose pacatamente a tali critiche sulle pagine del Novy LEF, denigrando l’imitazione fine a se stessa ed elogiando lo sviluppo di un’espressione artistica, in quel momento storico in atto, di cui lui si sentiva parte attiva. In effetti, Rodchenko tenne rapporti di scambio intelletuale e artistico con il Bauhaus e Moholy-Nagy, con il quale si sentiva unito da un destino socio-politico comune, riservato loro da regimi antidemocratici.

Aleksandr Rodchenko. Tuffo, 1934. © SIAE, 2000

Sport/Regime. La sezione fotografica del Gruppo d’Ottobre venne creata nel 1930. Architetti, fotografi, cineasti e critici d’arte erano uniti dall’interesse per il fotogiornalismo e per i temi relativi al Piano dei Cinque Anni promosso da Stalin con lo scopo di incoraggiare milioni di operai a partecipare alla costruzione economica del paese. Artisti ed intellettuali sentivano l’obbligo di lavorare per i mezzi d’informazione e di dare il proprio contributo a giornali e riviste. Anche Rodchenko partecipò, ma le sue fotografie in fabbrica irritarono una parte dei membri dell’associazione. Rodchenko continuò a produrre delle inquadrature insolite come l’immagine delle mani di un’operaia al tavolo di lavoro, fotografia quest’ultima che diede ai suoi oppositori la sensazione di un’opera anonima. Un’immagine, dunque, che avrebbe potuto essere ambientata ovunque.

Il gruppo d’Ottobre si divise e il sottogruppo formato da fotografi come Shaikhet e Al’pert accusarono Rodchenko di seguire le orme di fotografi occidentali come Moholy-Nagy e Man Ray. Inoltre Rodchenko fu accusato di aver dato troppa importanza all’estetica a scapito del contenuto, tradendo così quello che veniva considerato vero fotogiornalismo. In seguito, furono messe al bando le sue fotografie di giovani pionieri. Il loro sguardo rivolto verso il cielo venne interpretato come un messaggio onirico e fantatisco, non in linea con gli ideali del regime.

Il suicidio avvenuto nel 1930 del suo migliore amico Majakovskij fu un duro colpo per Rodchenko, il quale in seguito a questa tragedia e a causa degli attacchi continui e violenti al suo lavoro, optò per scelte artistiche diverse. Ormai psicologicamente provato e limitato nei suoi movimenti dal regime, si dedicò alle fotografie di Stato: parate militari e eventi sportivi.


BIOGRAFIA

San Pietroburgo, 23 novembre 1891. Il trentanovenne Mikhail Mikhailovich Rodchenko, figlio di contadini e aiuto scenografo in una compagnia teatrale locale, e Olga Evdokimovna, lavandaia di 26 anni, vedono nascere loro figlio: Aleksandr Mikhailovich Rodchenko.

All’età di diciannove anni, Rodchenko inizia gli studi all’Istituto d’Arte di Kazan, dove incontra l’allieva Varvara Stepanova (sarà una delle artiste più attive dell’avanguardia sovietica) che in seguito diventerà sua compagna per la vita. Proprio a Kazan, assistendo a uno spettacolo futurista, Rodchenko rimane colpito dalle poesie di Majakovskij. Si avvicina così al futurismo russo e, dopo qualche tempo, diventerà amico del grande poeta.

Quattro anni più tardi si trasferisce a Mosca per proseguire gli studi nella sezione grafica dell’Istituto d’arte Stroganov e lavora come decoratore e disegnatore. Nel 1916 ha luogo la sua prima mostra di pittura. Successivamente parte per il servizio militare. Congedato dopo pochi mesi, diventa membro della sezione di arti figurative del Narkompros (il Commissariato popolare per l’istruzione) ed è socio fondatore dell’Inchus, l’Istituto di cultura artistica. Dal 1920 insegna al Vkhutein, l’Istituto statale di arte e tecnica. Nel 1921 si associa al gruppo Produttivista, sostenitore del concetto di arte come espressione della vita quotidiana e nel 1922 viene nominato decano al Vkhutemas, i Laboratori Superiori di Arte e Tecnica. Nello stesso periodo si interessa alla tecnica del fotomontaggio e al disegno. Partecipa alla stesura delle riviste Kino-fot (Cine-Foto), alla realizzazione di tutte le copertine di LEF (Il fronte della sinistra per l’Arte) e poi di Novy LEF, pubblicazione dei costruttivisti sul cinema, la poesia e la prosa. Saranno al suo fianco i cineasti Eisenstein e Vertov. Influenzato dalle idee di quest’ultimo, con il quale sviluppa un’intensa amicizia, Rodchenko inizia a creare dei manifesti per i suoi film. In quel periodo viene contattato dall’artista-fotografo ungherese Laszlo Moholy-Nagy, allora insegnante al Bauhaus, il quale è interessato ad avere un saggio scritto da Rodchenko sul costruttivismo.

Nel 1924 comincia a praticare la fotografia ed effettua ritratti di amici e parenti. L’anno seguente acquista a Parigi una macchina fotografica più maneggevole e fotografa in esterni. Nel 1926 collabora con la rivista Sovetskoe Kino (Cinema sovietico) scrivendo articoli sui rapporti tra fotografia e cinema. Quindi, sempre più legato al mondo del cinema, lavora in questo campo scegliendo la posizione e le angolazioni della macchina da presa in un film di Boris Barnet e successivamente disegnando le scenografie di opere di Lev Kuleshov, Leonid Obolenskij e Sergei Komarov. Nel 1927 le sue fotografie sono esposte per la prima volta ed è l’inizio di una lunga serie di mostre, sia in Unione Sovietica che all’estero. Nel 1928 viene accusato di essere influenzato dallo stile imperialista-occidentale e le sue fotografie di ragazzi “pionieri” vengono definite “mostruose”. Quindi si dedica al fotogiornalismo e le sue opere vengono presentate, accanto a quelle di Boris Ignatovich, nella rivista Daesh. Si unisce al gruppo d’Ottobre come titolare della sezione fotografica ma viene espulso dopo tre anni con l’accusa di eccessivo formalismo. Nel 1933, gli viene imposto dalle autorità l’obbligo di ritrarre esclusivamente eventi di Stato. Con la sua compagna Stepanova, si dedica alla creazione di numerosi album fotografici. Nel 1940, dopo una serie di lavori sul circo, abbandona definitivamente la fotografia per tornare alla pittura.
Continua però ad organizzare esposizioni di fotografia per il governo.

Il pittore, scultore, grafico e fotografo sovietico, muore a Mosca nel 1956 all’età di 65 anni.

BIBLIOGRAFIA

Tupitsyn, Margarita. Aleksandr Rodchenko: the New Moscow. Schirmer Art Books, 1999
Dabrowski, M., Dickerman, L., Galassi, P., Lavrentiev, A., Alexander Rodchenko. Harry N. Abrams, 1998
Margolin, Victor. The Struggle for Utopia – Rodchenko, Lissitzky, Moholy-Nagy 1917-1946. The University of Chicago Press. Chicago and London, 1997
Tupitsyn, Margarita. The Soviet Photograph – 1924-1937. Yale University Press New Haven and London, 1996
Lavrentiev, Alexander. Alexander Rodchenko: Photography 1924-1954. Koenemann, Germany 1995
AA.VV. Rodchenko: Grafico, designer, fotografo. Mazzotta, Milano 1992
Rodchenko – Stepanova. The Future is Our Only Goal. Prestel, Monaco, 1991

SUL WEB
Post Modernism and art history. L’arte di Rodchenko

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