Un blu sgargiante, accostamenti di rosso, rosa e arancione, pareti tappezzate da giornali e riviste, decorazioni floreali, camicie a quadri, altarini e candele accese, uomini, ma soprattutto donne e bambini colti nel loro ambiente e circondati dai loro affetti. Così li ha voluti Zwelethu Mthethwa, il pittore e fotografo sudafricano, nato a Durban nel 1960, ospitato al Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al 31 gennaio con le sue cibacrome ingrandite dalle tonalità forti e intense. Ed è proprio il colore uno degli elementi espressivi utilizzati da Mthethwa, fattore che è anche una componente culturale di identificazione dei membri della comunità rappresentata: quella dei contadini neri, immigrati in città in cerca di lavoro.
Nel ciclo Sacred Home realizzato tra il 1999/2000, oggetti accumulati nel tempo e inseparabili riempiono interni semplici e poveri divenuti luoghi di culto, mentre in Mother and Child, l’artista mette a fuoco il tema della maternità. Un’esistenza in sostanza vissuta nel segno della povertà e ai margini della realtà metropolitana, quella di Cape Town, sempre più inglobata nei meccanismi del commercio, della pubblicità e dell’informazione.
I lavori di Zwelethu Mthethwa, dai toni pacati, sono incentrati sulla storia intima degli individui con i quali stabilisce un legame affettivo e di fiducia. Il Sudafrica di Mthethwa è introdotto dall’autore attraverso ambienti dettagliati, abbigliamento e trucco scelti dai soggetti stessi, riprese frontali e sguardi in macchina. Conclude il percorso la sua prima videoinstallazione intitolata Rebirth (Rinascita) in cui uno sciamano cura un malato utilizzando il suono ripetuto delle parole; un ulteriore aspetto della cultura del suo paese, metafora della società che tenta di intraprendere la via della guarigione in un Sudafrica post-Apartheid.
©CultFrame 12/2000
INFORMAZIONI
Dal 31 dicembre 2000 al 30 gennaio 2001
Palazzo delle Esposizioni / Via Nazionale 194, Roma / Telefono: 064745903
Orario: tutti i giorni 10.00 – 20.00 /chiuso martedì