Il corpo, la carne, l’antico⋅Rubens alla Galleria Borghese di Roma

Una delle assurdità principali che riguardano l’interpretazione dell’atto di fabbricazione artistica concerne l’idea scorretta e superficiale di “singolarità” dell’opera d’arte. Questa visione, popolare e pseudoromantica, considera erroneamente il prodotto dell’ingegno creativo di alto profilo come qualcosa di unico, totalmente originale e sempre innovativo. Naturalmente si tratta di un’enorme banalità, di una sorta di idealizzazione volgare del procedimento espressivo e niente più.
In realtà, l’opera d’arte è sempre e comunque connessa ad altre opere (anche non necessariamente della stessa disciplina), è punto di passaggio da una visione estetica a un’altra, è inevitabilmente esito di un processo di rielaborazione intellettuale e culturale di “cose” già fatte, di esperienze già vissute, di atti creativi già pensati e messi in pratica.
L’ispirazione artistica, in sostanza, non viene dal nulla, meno che mai dalla pura speculazione individuale (forse, a parte alcuni, rarissimi, esempi) separata dal resto. E anche i geni, quei pochi geni di ogni epoca, hanno osservato e “copiato”, in una sorta di concatenazione poetica che procede da millenni.

Prendiamo, così, il caso dell’importante mostra allestita a Roma, presso la Galleria Borghese (fino al 18 febbraio 2024), intitolata: Il tocco di Pigmalione – Rubens e la scultura a Roma. L’esposizione, a cura di Francesca Cappelletti e Lucia Simonato, è incentrata proprio sulle questioni con le quali ho aperto l’articolo che state leggendo. Si tratta di un’operazione di assoluto spessore culturale basata su diverse opere di Pieter Paul Rubens, pittore fiammingo la cui arte sublime è stata messa in relazione con l’imponente teoria di opere scultoree (e non solo) presenti nella Galleria Borghese.

Più di cinquanta grandi e piccole prove espressive, tra dipinti e disegni, raccolte grazie alla disponibilità di grandi istituzioni museali internazionali, come la National Gallery di Londra e il Rijksmuseum di Amsterdam (e diversi altri), organizzate in otto sezioni: Il mito e la storia, Rubens e la storia, Corpi drammatici, Corpi statuari, Rubens e Caravaggio, La nascita della scultura pittorica, Il tocco di Pigmalione e Rubens e Tiziano. Otto percorsi rubensiani che si intrecciano in maniera inestricabile e avvolgente con l’immenso patrimonio di opere d’arte presenti nella Galleria Borghese, dunque. 

Lo sguardo di Rubens si  manifesta rincorrendo idealmente un’immaginario antico, sul quale il maestro di Siegen ha edificato un proprio universo visivo e visionario soprattutto per quel che riguarda la potenza esorbitante della rappresentazione dei corpi.
Tra le tante opere presenti vi segnalo ad esempio Prometeo incatenato (1611-12), impressionante dipinto realizzato in collaborazione con Frans Snyders, con il possente corpo di Prometeo sovrastato da un’aquila che strappa un lembo di carne con il becco e con gli artigli blocca la testa del soggetto principale. Un concentrato di potenza visionaria e di tridimensionalità della carne che riempie la visione del fruitore.
Ed ancora: le due versioni di Susanna e vecchioni, una del 1606 (circa) e l’altra del 1614, soggetto ispirato al libro di Daniele (XIII, 1-64), il cui centro espressivo è in questi casi il corpo femminile.
E infine, lo straordinario Allegoria della guerra (1628 circa), nel quale una figura muliebre molto chiara seduta accanto a dei cadaveri si staglia su uno sfondo cupo che raffigura un campo di battaglia. La lattea spalla denudata conferisce delicatezza al corpo rappresentato mentre la mano che copre il viso si configura come un segno di angoscia e rassegnazione fortemente interiore.

In conclusione, una notazione sull’esperienza della visita che personalmente ho effettuato in un pomeriggio post natalizio. Nonostante la massiccia presenza di visitatori (comunque scaglionati), l’allestimento mi ha permesso di concentrarmi pienamente sul sofisticato gioco di correlazioni artistiche e poetiche sul quale è basata la mostra.
Le opere di Rubens dialogano perfettamente non solo con i lavori direttamente connessi tra loro ma con l’intero, inestimabile, profluvio di dipinti e sculture che occupano le sale della Galleria Borghese.
Verso la fine della visita, la sensazione che si prova è quasi da sindrome di Stendhal: il troppo bello (per questa volta uso un aggettivo che in genere detesto) inebria e sconvolge la mente, invade e cattura tutti i sensi del soggetto guardante, fino a togliere letteralmente l’individuo dalle brutture del mondo. Non è forse questa una delle funzioni dell’arte e della sua fruizione?

© CultFrame 01/2024

INFORMAZIONI
Mostra: Il tocco di Pigmalione – Rubens e la scultura a Roma / Luogo: Galleria Borghese / Città: Roma / Indirizzo: Piazzale Scipione Borghese 5 / Fino al 18 febbraio 2024 / Giorni e Orario: dal martedì alla domenica, 9.00 – 19.00 / Catalogo: Electa, 42,00 euro / Curatori: Francesca Cappelletti, Lucia Simonato

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