Il dolce peso della tradizione famigliare. Le Grand Chariot, un film di Philippe Garrel. Miglior regia alla Berlinale 2023

Il grande carro è una costellazione, ma anche il nome della compagnia di burattinai a trazione famigliare al centro dell’omonimo film di Philippe Garrel. Figlio dell’attore Maurice, che da ragazzo fu a sua volta membro di una troupe di marionettisti, Garrel ha avuto come padrino quell’Alain Recoing, tra i più noti burattinai di Francia, il cui figlio Aurélien Recoing è qui chiamato a interpretare un ruolo di ‘capocomico’ in cui si rifrangono tanto la figura del proprio padre quanto quella di Philippe Garrel stesso.

 Inoltre, il regista riunisce qui per la prima volta su di un suo set i tre figli di 38, 30 e 22 anni al momento delle riprese: Louis (attore e regista ormai celebre), l’attrice già affermata Esther (anche lei in precedenti film del padre) e la più giovane Lena (tra le interpreti del recente Les Amandiers/Forever Young di Valeria Bruni Tedeschi). Accanto a loro, i personaggi di Pieter (Damien Mongin), aggiuntosi alla compagnia in un momento in cui si sente privo del coraggio di dedicarsi interamente alla pittura, come però vorrebbe, e che si innamora dell’altra burattinaia Laura (Asma Messaoudene) lasciando la ragazza da cui ha appena avuto un bambino.

Aggiudicatosi l’Orso d’Oro per la Miglior regia alla Berlinale 2023, dedicato da Garrel alla memoria dell’amico Godard, Le Grand Chariot è probabilmente il suo film più intimo dai tempi de La Jalousie (2014), di cui riprende molti elementi ricorrenti nel suo cinema: spunti autobiografici per narrare temi quali le relazioni sentimentali eternamente mai risolte, la precarietà esistenziale di chi dedica la sua vita a un’arte, le crisi di coppia o le fatalità come occasione per ricominciare da capo.

Tra fedeltà e tradimenti, tra il dolce peso di una tradizione famigliare e la necessità di trovare nuove storie per portarla avanti e nuovi stimoli per sperimentarsi in orizzonti più aperti, ancora una volta Garrel ci parla di quanto sia essenziale ma frangibile ogni trasmissione intergenerazionale di un’eredità artistica e, al contempo, politica come si esplicita nel film anche attraverso il personaggio della nonna comunista. Ai racconti di lei, interpretata da Francine Bergé (che al cinema è stata diretta, tra gli altri, da Franju, Vadim, Renoir, Resnais e Rivette) e al confronto con la nipote Lena, militante femminista di oggi, è affidato questo passaggio non trascurabile di idealità che rispetta il passato ma l’aggiorna alle istanze del presente.

Fedele innanzitutto a se stesso, in una nuova versione a colori (filmata da Renato Berta, per valorizzare quelli delle marionette) del suo universo poetico altrove raffigurato in bianco e nero, Garrel non evita di intrecciare trame già viste e caratteri lievemente forzati, come in particolare quelli di Louis (che vorrebbe far l’attore in carne e ossa e in proprio, sbuccia, tormentato, un agrume dietro l’altro e si innamora a prima vista dell’ex del suo amico) e Pieter (che si vorrebbe artista romantico e insegue forse un mito non più attuale). La sceneggiatura, cofirmata anche dal compianto Jean-Claude Carrière, non è priva di ironia e non teme di approdare a una sorta di lieto fine in cui, malgrado tutto, si riafferma un’agentività possibile di chi riesce a muoversi tra le maglie del destino ascoltando il proprio cuore. E forse, anche grazie al cinema, non il solo Pulcinella può muoversi tra la vita e la morte e tra la morte e la vita.

© CultFrame 02/2023

 

TRAMA

Simon ha ereditato dal padre una compagnia di burattini che, dopo tanti anni, fatica a mandare avanti. Malgrado l’aiuto dei tre figli, cerca quindi altri giovani marionettisti per poter continuare la tradizione finché ne avrà la forza. E poi?

CREDITI
Titolo originale: Le Grand Chariot / Regia: Philippe Garrel / Sceneggiatura: Jean-Claude Carrière, Arlette Langmann, Philippe Garrel, Caroline Deruas Peano / Montaggio: Yann Dedet / Fotografia: Renato Berta / Musica: Jean-Louis Aubert / Interpreti: Louis Garrel, Esther Garrel, Léna Garrel, Damien Mongin, Francine Bergé, Aurélien Recoing, Mathilde Weil, Asma Messaoudene / Paese, anno: Francia, 2022 / Produzione: Edouard Weil and Laurine Pelassy /  Distribuzione internazionale:  Wild Bunch / Durata minuti: 95 min.

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