Le aste dei desideri del web ⋅ Regra 34 ⋅ Un film di Julia Murat. V Fish&Chips Film Festival

Regra (ovvero regola) numero 34: “se una cosa esiste, allora ne esiste anche la versione porno”. Recita così uno dei precetti semiseri del web, da cui prende il titolo il terzo lungometraggio della regista brasiliana Julia Murat.

Vincitore del Pardo d’Oro al Festival di Locarno 2022 e presentato in Italia al V Fish&Chips Film Festival (Festival internazionale del cinema erotico di Torino), accompagnato dalla produttrice Tatiana Leite, Regra 34 ha per protagonista la studentessa universitaria Simone, attivista contro la violenza domestica e cam girl per pagarsi gli studi ma anche per reale divertimento. Abitualmente le sue performance funzionano come aste dei desideri in cui gli utenti richiedono scene o atti particolari pagando finché Simone decreta chi si aggiudica l’asta e compie quel che le è stato richiesto. Simone balla, si spoglia, si masturba, sente di avere il controllo sul proprio corpo, su quello che fa, sulla platea che la incita e la eccita. Finché un giorno, durante una delle solite ridde, qualcuno le chiede di spingersi oltre, di compiere un atto pericoloso che lei nei modi giocosi di sempre semplicemente rifiuta. La comunità insorge, le viene ricordato che lei è tenuta a fare quel che le viene chiesto. Il suo senso di potere e di controllo si sgretola, anche perché le viene chiuso l’account con l’accusa di aver violato le regole della comunità. Ma chi viola davvero le regole? Lei che negozia la legittimità di una norma e il perimetro della sua applicabilità per proteggere la propria incolumità o chi si aggrappa a una norma pur di ottenere ciò che vuole e mettere così a repentaglio la vita altrui?

Fatto sta che quella richiesta si fa strada dentro Simone, che inizia pian piano a essere attratta dalla possibilità di spingersi oltre i limiti dell’ignoto, dalla voglia di esplorare le zone oscure del proprio desiderio, laddove eros incontra thanatos. Ecco allora che attraverso una serie di esperienze sadomaso e conversazioni con amiche già addentro al mondo BDSM, la donna inizia a perlustrare le sfumature di una tipologia di pratica erotica che forse le consente di rintracciare nel più profondo di sé il lascito dell’eredità coloniale di una società in cui chi ha la pelle del suo colore è stato a lungo sottomesso.

In modo simile a quanto racconta il cinema di Gustavo Vinagre , popolato di sex worker per necessità e per diletto come alcuni dei protagonisti del recente Três tigres tristes (2022), il ritratto del Brasile contemporaneo che traspare dal film di Julia Murat mette al centro della scena personaggi giovani, di bell’aspetto, per lo più razzializzati, ma colti, politicizzati. In questo caso, il dispositivo cinematografico che alterna programmaticamente dimensione sociale e dimensione intima rischia però di farne dei figurini del pensiero femminista, antirazzista, decoloniale e sex positive sul consenso con il risultato di schematizzare gli interrogativi sul rapporto tra erotismo e violenza in una sorta di prêt à penser, salvato da momenti d’ironia.

Nell’alternarsi di lezioni di diritto penale, allenamenti di arti marziali in palestra, incontri di formazione professionale con autentiche vittime di abusi ed esibizioni erotiche online con alla parete un poster di Milo Manara, la vita privata di Simone vira poi dagli iniziali momenti di leggerezza con un ménage alla Jules et Jim queer a un’immersione via via più temeraria in un mondo quale il BDSM dove le parole d’ordine “safe, sane & consensual” sono tutt’altro che garantite. Soprattutto quando lei, nell’appuntamento decisivo sceglie di pattuire con il suo partner che “l’unica regola è che non ci sono regole”: è questa la libertà? E quale sarà il suo prezzo?

© CultFrame 09/2022

TRAMA
Simone si paga gli studi di giurisprudenza esibendosi come cam girl. Nelle aule di tribunale indossa il tailleur e davanti allo schermo del pc si spoglia gioiosamente finché un giorno la richiesta di un utente la pone di fronte a interrogativi riguardo al consenso, alla violenza e all’imprevedibilità del desiderio. 

CREDITI
Titolo originale: / Regia: Julia Murat / Sceneggiatura: Gabriela Capello, Julia Murat, Rafael Lessa, Roberto Winter / Interpreti: Sol Miranda, Isabela Mariotto, Lorena Comparato, Lucas Andrade / Fotografia: Leo Bittencourt / Montaggio: Beatriz Pomar, Julia Murat, Mair Tavares / Musica: Lucas Marcier, Maria Berlado / Brasile-Francia, 2022 / Produzione: Bubble Project, Esquina Filmes, Imovision, Still Moving / Distribuzione: / Durata: 100 minuti

SU CULTFRAME
Il programma del 75° Locarno Film Festival 

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