Il pluralismo dei pensieri critici al 12° Sicilia Queer filmfest di Palermo

Frame del film “Extraneou Matter” di Kenichi Ugana

Il Sicilia Queer, manifestazione consolidatasi in oltre un decennio di edizioni annuali ma anche tramite l’organizzazione di sempre più appuntamenti diffusi nel corso dell’anno, ha ritrovato la sua abituale collocazione pre-estiva presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, tra Cinema De Seta e Sala Wenders, più collaborazioni con le sedi locali del Goethe-Institut e dell’Institut Français.

Basandosi su un manifesto per cui “Queer è pluralismo di pensieri critici sul mondo, di soggettività desideranti che rappresentano un’idea nuova di cittadinanza, di giustizia sociale, di diritti e di libertà della persona”, la rassegna diretta da Andrea Inzerillo si articola da tempo su due principali sezioni competitive: il Concorso Internazionale Lungometraggi Nuove Visioni, con nove opere di finzione o documentari firmati da promesse del cinema internazionale, e il Concorso Internazionale di cortometraggi Queer Short con tredici titoli valutati, come i precedenti, dalla giuria composta dal direttore artistico del New York Film Festival Dennis Lim, dal produttore spagnolo Lluís Miñarro (produttore degli ultimi De Oliveira ma anche di Apichatpong Weerasethakul, Albert Serra o Gli indesiderati d’Europa di Fabrizio Ferraro), dalla produttrice francese Judith Lou Lévy (vincitrice del gran premio della giuria a Cannes per Atlantique di Mati Diop), dal talentuoso regista argentino Eduardo Williams, invitato a presentare il 31 maggio il suo El auge del humano (2016), e dalla spagnola Tuixén Benet, premiato dal festival nel 2021.

Nel Concorso Lungometraggi, figurano regolarmente linguaggi e generi alquanto vari e sorprendenti, a partire dal film d’apertura della dodicesima edizione, First time [The Time for All but Sunset – VIOLET] (2021) di Nicolaas Schmidt, che è poi risultato il vincitore del primo premio: in circa cinquanta minuti, il regista tedesco mostra il tragitto di un ragazzo sulla metropolitana di Amburgo, praticamente senza dialoghi, ma con scelte estetiche (fotografiche, in primis, ma non solo) e contrappunti politici (uno spot pubblicitario di una nota bevanda, un poster al cui centro campeggia la parola “kapitalismus”) non banali. Prima del film di chiusura della sezione, Un été comme ça (2022) di Denis Côté già presentato all’ultima Berlinale, si sono visti titoli quali Petite nature (2021) di Samuel Theis con protagonista un bambino di dieci anni alla scoperta del mondo o il cyberpunk Extraneous Matter (2021) di Kenichi Ugana con le sue invasioni aliene accanto al documentario The End of Wonderland (2021) di Laurence Turcotte-Fraser con protagonista l’artista trans* Tara Emory.

Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani ha invece premiato come Miglior Lungometraggio Jerk (2021) di Gisèle Vienne, adattamento di un testo di Dennis Cooper sull’inquietante serial killer texano noto come “Candy Man”, per “la potenza espressiva del racconto polisemantico, basato su una storia vera opposta ai puppets che la rappresentano”. Il SNCCI ha anche assegnato una menzione a First time di Schmidt. Migliori corti sono invece risultati, con un ex aequo stabilito dalla giuria principale, Amygdala (2021) della regista greca Maria Hatzakou e Mars Exalté (2022) di Jean-Sébastien Chauvin.

Frame del film “First Time” di Nicolas Schmidt

Nel fuori concorso, la selezione Panorama Queer ha annoverato un omaggio all’artista inglese ma residente a Palermo Beatrice Gibson (quattro lavori brevi), illuminazioni cinematografiche fuori formato come Hideous di Yann Gonzalez (appena passato a Cannes), lunghi quali Vous ne désirez que moi / I Want to Talk About Duras (2021) di Claire Simon (acclamata ospite del festival) o il Vortex (2021) di Gaspar Noé con Dario Argento e Große Freiheit (2021) di Sebastian Meise (sulla Croisette lo scorso anno) ma anche 918 Gau / 918 Nights di Arantza Santesteban, premiato all’ultimo Torino Film Festival, Wild Nights with Emily (2019) di Madeleine Olnek, che mette in scena la vita sentimentale della poeta Emily Dickinson, e la coppia di documentari Gendernauts (1999) e Genderation (2021) in cui Monika Treut ha raccontato, a vent’anni di distanza, una generazione di pionieri del transgenderismo.

La sezione Presenze, a cura di Tommaso Isabella e Andrea Inzerillo e che avrà un seguito al Filmmaker di Milano e a I mille occhi di Trieste, è stata invece dedicata a Mark Rappaport, l’autore di numerosi videosaggi raramente proiettati su grande schermo. Si tratta di lavori queer non soltanto perché in molti di essi si smaschera l’ipocrisia con cui Hollywood si ‘prendeva cura’ delle sue star non eterosessuali ma anche perché ripercorrono la storia del cinema, da Eisenstein a Sirk, da Rock Hudson ad Anita Ekberg, ridiscutendone i canoni e le molte contraddizioni sommerse tramite la ricostruzione delle vite non convenzionali di star e caratteristi non sempre approdati alla ribalta. Rappaport è stato presente a Palermo ricambiando con grande generosità l’omaggio che nel catalogo del festival si è tradotto in una corposa intervista seguita da alcuni suoi scritti e da un testo del critico francese Pierre Eugène, anche lui presente a Palermo e che è tra l’altro e non casualmente un esperto di Serge Daney: Rappaport e il Sicilia Queer hanno infatti tributato un omaggio a trent’anni dalla morte del mitico critico dei “Cahiers” mostrando due grandi pellicole del passato nella sezione Carte postale a Serge Daney: I gioielli di madame de… (1953) di Max Ophüls e Tempesta su Washington (1962) di Otto Preminger, oggetto della prima recensione scritta da Daney.

Frame del film “Un été comme ça” di Denis Côté

Dal 27 maggio al 27 giugno è inoltre visitabile presso il Museo Riso la mostra Rita Casdia. Eden, realizzata nell’ambito del festival a cura di Antonio Leone e Paola Nicita. Nello spazio Haus der Kunst dei Cantieri Culturali, si trovava invece dal 29 maggio al 5 giugno l’installazione audiovisiva A Week’s Notice di Tomaso De Luca, ispirata alla questione della gentrificazione immobiliare seguita all’epidemia di AIDS nella San Francisco degli anni Ottanta, e non solo, mentre la serie di incontri Letterature Queer precedeva le proiezioni pomeridiane con approfondimenti su pubblicazioni a tema recenti.

Da segnarsi infine alcune altre date in cui varrebbe la pena trovarsi nel capoluogo siciliano: il 19 giugno il Premio intitolato a Nino Gennaro (poeta e attivista scomparso nel 1995), e attribuito ogni anno a un/a artista o intellettuale dedito/a alla diffusione internazionale della cultura queer, verrà consegnato dal Sicilia Queer allo scrittore statunitense David Leavitt; dal 20 al 22 giugno la manifestazione Altre rive. Festival interculturale del cinema, promossa dall’Ambasciata di Germania con il Goethe-Institut di Palermo e la partecipazione del direttore della Berlinale Carlo Chatrian e del suo collega italiano responsabile del World Cinema Fund della Berlinale, Vincenzo Bugno, proporrà tre giorni di proiezioni e incontri sui rapporti tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente in una città da sempre crocevia di culture.

© CultFrame 06/2022

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L’omaggio del Sicilia Queer Film Fest 2020 al regista brasiliano Gustavo Vinagre

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