74° Locarno Film Festival (4-14 agosto 2021)

Nel 2020 l’emergenza pandemica aveva spinto il Locarno Film Festival diretto da Lili Hinstin alla proposta di una formula del tutto nuova concepita per non saltare un’edizione e per sostenere il cinema d’autore indipendente. Un anno fa, il concorso intitolato The Films After Tomorrow premiava infatti progetti di film non terminati a causa dell’emergenza sanitaria (tra i vincitori Lucrecia Martel e Miguel Gomes), riaprendo le sale nella tradizionale collocazione agostana a poche e selezionate proiezioni e a qualche incontro. Un anno dopo, il progetto allora segnalato come miglior produzione svizzera, Zahorì di Marí Alessandrini, è uno dei titoli del concorso Cineasti del Presente di un 74° Locarno Film Festival che ritrova la sua articolazione consueta, pur con limitazioni e disposizioni sanitarie ancora severe.

Nel frattempo, però, abbiamo assistito a un cambio di direzione non del tutto atteso, motivato da insanabili “divergenze strategiche” con la curatrice nominata nel 2019, Lili Hinstin, che ha portato Giona Nazzaro alla guida artistica di una manifestazione che sembra confermare la sua identità senza particolari scossoni. Nel cinquantesimo anniversario delle proiezioni in Piazza Grande (ideate dall’architetto Livio Vacchini nel 1971) e nel 75° dai primi vagiti della rassegna, il Presidente del Festival Marco Solari ha presentato l’edizione 2021 come “un nuovo inizio” mentre Nazzaro ha sottolineato come il suo primo obiettivo sia quello di ricostituire una “comunità del cinema” che si riunisce in presenza, malgrado la conferma di possibilità alternative per seguire i concorsi anche a distanza tramite una piattaforma digitale.

Ad ogni modo, la parola va ora ai film e alle immagini delle opere ripartite nelle sezioni Piazza Grande e Fuori concorso, Concorso internazionale, Cineasti del Presente, Pardi di domani (corti e mediometraggi), Open Doors (riservata a film provenienti dal Sud-Est del pianeta), Panorama Suisse, Locarno Kids, fino alla retrospettiva pressoché integrale dedicata al regista Alberto Lattuada e curata da Roberto Turigliatto (che annovera titoli realizzati tra il 1934 e il 1989, per il grande e il piccolo schermo). Oltre a quest’ultima, si vedranno in Histoire(s) du cinéma, sezione storico-teorica, alcuni restauri e documentari, film sperimentali o saggi cinematografici che portano uno sguardo sulle forme del cinema stesso come The Case Of The Vanishing Gods del cineasta e restauratore statunitense Ross Lipman, A Távola De Rocha di Samuel Barbosa su Paulo Rocha e Rastorhuev di Evgeniya Ostanina sul regista russo assassinato nel 2018 in Repubblica Centrafricana.

Il Concorso principale si conferma vetrina per un cinema poco compromesso col mercato e molto giovane, con eccezioni significative quale l’ultimo lavoro di Abel Ferrara (che, almeno anagraficamente, non può dirsi giovane), dramma post-apocalittico ambientato in Vaticano e intitolato Zeroes and Ones con la star Ethan Hawke ma anche il ‘nostro’ Valerio Mastandrea. Già noto a Locarno, dove fu premiato il suo lungo d’esordio Perfidia (2014), Bonifacio Angius è anche tra gli interpreti de I Giganti, storia di un gruppo di amici che si ritrova in una casa della remota campagna sarda; La place d’une autre di Aurélia Georges segna invece il ritorno di Sabine Azéma nel ruolo di un’aristocratica che durante la Prima Guerra Mondiale assume presso di sé una dama di compagnia dal passato oscuro. Giovane divo tedesco in piena ascesa è invece Franz Rogowski, che rivedremo a Venezia nel nuovo film di Gabriele Mainetti e che a Locarno è protagonista di Luzifer dell’austriaco Peter Brunner, prodotto da Ulrich Seidl. Le catastrofi indotte dall’intervento improvvido dell’umano sull’ambiente o sugli animali ricorrono in diverse opere attraverso le diverse sezioni del festival: da Cineasti del presente dove Whether the Weather Is Fine del filippino Carlo Francisco Manatad segue il tentativo disperato di un uomo nel ritrovare la sua famiglia dopo i danni di un tifone e prima che un altro ne arrivi, a Piazza Grande (la sezione destinata al grande pubblico che occupa gli 8000 posti della pizza principale di Locarno) dove Sinkhole del coreano Kim Ji-hoon racconta lo sprofondamento di un’abitazione a seguito di una violenta tempesta.

Fluviale nella durata, pari a quasi undici ore, la trilogia Pathos Ethos Logos dei portoghesi Joaquim Pinto e Nuno Leonel Coelho è uno dei film più attesi del Fuori Concorso che annovera anche Dal pianeta degli umani di Giovanni Cioni, riflessione su mortalità e giovinezza attraverso la figura del folle scienziato franco-russo Serge Voronoff (1866-1951) che nella zona di Grimaldi, sul confine tra Francia e Italia, sperimentava la possibilità di trapiantare tessuti di scimpanzé su esseri umani. Per finire, i premi tributati a John Landis (Pardo d’onore), Laetitia Casta (Excellence Award), alla produttrice Gale Anne Hurd (Premio Raimondo Rezzonico) e all’esperto di animazione ed effetti speciali Phil Tippett (Vision Award) porteranno a Locarno un po’ di mondanità e la possibilità di incontrare personalità note del mondo del cinema internazionale.

© CultFrame 02/2021

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Locarno Film Festival – il sito

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