Je suis Karl ⋅ Un film di Christian Schwochow ⋅ 71° Berlinale ⋅ Special Gala

Non è facile fare un film sul terrorismo, oggi, ma nemmeno abbinare questo tema a un’opera di genere. E se poi il film, come questo Je suis Karl, viene presentato a un Festival come quello di Berlino allora i giochi sono fatti. Si sa come i festival non prediligano i film di “genere” ma è bene che questi lavori, che incontrano anche il favore del pubblico, vi partecipino.

Esagerando un pò, si può sostenere che era dall’epoca di un titoli come La banda Baader Meinhof che non si vedeva una pellicola cosi convincente sul terrorismo ( si, certo c’è stato anche Dennis Gansel con L’onda, ma qui il genere prende il sopravvento). Infatti, Je suis Karl, che suona un pò come “Je suis Charlie” (come hanno notato alcuni), racconta di come un gruppo di estrema destra cerca di infiltrarsi nelle istituzioni e, contemporaneamente, di mettere in atto attacchi terroristici per influenzare l’opinione pubblica contro le minoranze. E il Karl del titolo è un giovane affascinante che tenta di convincere una ragazza sopravvissuta a un attacco ad abbracciare la sua causa.

Un tema che fa molta paura in Germania questo, come ci ha detto il regista Christian Schwochow. Quest’ultimo è uno che conosce bene le regole del gioco cinematografico: infatti, è tra gli autori di una serie ultra commerciale come The Crown ed ha firmato la mini serie di successo Bad Banks.

Ciò che emerge anche dal resto della sua filmografia è come il suo interesse per i temi politici sia importante. In questo suo nuovo film parte proprio dai social, con il loro ritmo forsennato e il loro linguaggio anche menzognero capace di manipolare la realtà. Ed è questo che fa Karl: propone a Maxi, la sua ragazza, una versione del mondo talmente artefatta ed “idealizzata” e la spinge a parteciparvi.

Je suis Karl, con il suo ritmo frenetico, propone un viaggio allucinato. Ma l’aspetto che veramente convince in Je suis Karl è proprio questo tentativo di combattere il male con i suoi stessi mezzi. Il film ci fa vedere come nonostante questo giovane, affascinate e colto, usi il linguaggio di oggi comunichi idee vecchie di quasi un secolo; inoltre tali idee hanno perso il loro peso dopo una guerra, come la II Guerra Mondiale, che il regista Christian Schwochow affronterà, tra l’altro, anche nel suo prossimo film Munich, prodotto da Netflix e interpretato da Jeremy Irons.

E a proposito di attori: bravissimi i giovani Luna Wedler (Maxi) e Jannis Niewöhner (Karl) e notevole Milan Peschel nella parte del padre di lei. Vediamo se Je suis Karl riuscirà a trovare il suo posto in qualche piattaforma.

© CultFrame 03/2021

TRAMA
Maxi, sopravvissuta a un attacco terroristico, si unisce all’affascinante studente Karl e diventa parte di un movimento giovanile europeo che mira a prendere il potere.

CREDITI
Titolo originale: Je suis Karl / Regia: Christian Schwochow / Sceneggiatura: Thomas Wendrich / Montaggio: Jens Klüber / Fotografia: Frank Lamm / Int: Luna Wedler, Jannis Niewöhner, Milan Peschel, Edin Hasanović / Produzione: Christoph Friedel, Claudia Steffen / Distribuzione internazionale: The Match Factory / Paese: Germania,Repubblica Ceca, 2021 / Durata: 126 minuti.

SUL WEB
Filmografia di Christian Schwochow

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