Temporada ⋅ Un film di André Novais Oliveira ⋅ 36° Torino Film Festival ⋅ Premio Miglior attrice a Grace Passô

In una delle prime scene di Temporada si assiste a un evento che sembra anacronistico o irreale: la protagonista, Juliana, firma il suo contratto di assunzione a tempo indeterminato in un ufficio municipale. La donna entra così a far parte del servizio incaricato di prevenire la comparsa di focolai di dengue e di altre malattie endemiche come la leishmaniosi nel comune di Contagem, nello stato di Minas Gerais (in Brasile). Juliana deve dunque prevenire il contagio a Contagem, e per farlo ogni giorno le viene assegnata una porzione di città dove è tenuta a recarsi di casa in casa per ispezionare cortili e balconi alla ricerca di qualsiasi ricettacolo possibile di quell’acqua stagnante in cui gli insetti contagiosi si sviluppano.

Questo pretesto narrativo avrebbe potuto tradurre Temporada in un’immersione nel profondo di una società di sommersi che il cinema si incarica di riportare alla luce voyeuristicamente, arrivando con occhi indiscreti laddove non saremmo in grado di spingerci per predare l’alterità assoluta. E invece ciò non accade, ma non perché il film rinunci ad essere un ritratto del proletariato brasiliano, al contrario: il film si cala capillarmente nei meandri degli agglomerati urbani che si sviluppano all’infinito sulle alture delle grandi città ritraendo la vita quotidiana dei suoi abitanti con lo sguardo non sbalordito di chi si sente parte di quell’umanità.

Rispetto a certo cinema che utilizza il “reale” in forma spettacolare, il film di Novais Oliveira rifugge lo spettacolo, dissemina anzi qualche elemento di potenziale deflagrazione drammatica per poi disattendere le attese. I drammi esistono, certo, ma si collocano sempre fuori campo: emergono dai racconti che i personaggi fanno del proprio passato doloroso, dalle voci che corrono per i quartieri su chi spaccia e chi ammazza, dai passa parola apprensivi di chi teme una sparatoria durante una giornata di lavoro. I dolori e le fatiche si iscrivono però anche sui corpi di chi popola l’universo di Temporada con cicatrici, piedi sporchi in calzature inadeguate e rotoli di ciccia che quasi mai godono del diritto di cittadinanza al cinema.

André Novais Temporada

Il titolo del film fa riferimento a un’espressione temporale, significa “stagione”, ma quel tempo è anche un luogo, luogo fisico e dell’anima che la protagonista si trova ad attraversare. Juliana, infatti, si lascia alle spalle la propria città d’origine e un marito che promette di raggiungerla. Tuttavia, il momento del suo arrivo è continuamente rimandato e così la donna vive in un limbo in cui deve capire se stia affrontando un momento di solitudine o un’occasione di libertà. Temporada è dunque anche la storia di come questo spazio/tempo di mezzo tra passato e presente, tra la città lasciata e quella trovata, si trasforma in una promessa di futuro. È la storia di come una donna inizialmente smarrita trovi pian piano il proprio posto nel mondo e riprenda in mano la sua esistenza. Poco importa se in questo posto ci sono le discariche puzzolenti: basta rendersi capaci di muovere il proprio sguardo anche altrove.

Juliana non è un personaggio di eroina esemplare: la sua è la forza di una collettività solidale e di un servizio pubblico che le offre una piccola possibilità per condurre un’esistenza degna. È la forza di chi può contare su un’entrata economica modesta ma certa e anche la forza che nasce quando qualcuno raccoglie una confidenza, riconosce un po’ di sé negli occhi dell’altro, abbraccia chi ne ha bisogno, tende una mano a chi è in difficoltà anche con mezzi limitati. Temporada è in un certo senso un’opera buffa, una favola proletaria scandita dalla bella musica per fiati di Pedro Santiago. Novais Oliveira racconta una storia che ricorda quelle del Ken Loach più ottimista (quello di Happy go lucky e La parte degli angeli, per intenderci) in cui il lieto fine non è una compensazione ma un’esortazione a tenere alta la testa e una presa di posizione sul rapporto tra salario e dignità.

© CultFrame 11/2018

TRAMA
Brasile al giorno d’oggi. Juliana arriva in una nuova città perché assunta dal servizio comunale che si occupa di prevenire la diffusione del dengue e di altre malattie endemiche. Mentre attende che il marito la raggiunga, la donna inizia a stringere nuove amicizie e a costruirsi un nuovo posto nel mondo.


CREDITI
Titolo originale: Temporada / Regia: André Novais Oliveira / Sceneggiatura: André Novais Oliveira / Interpreti: Grace Passô, Russo Apr, Rejane Faria, Hélio Ricardo, Juliana Abreu / Fotografia: Wilssa Esser / Montaggio: Gabriel Martins / Musica: Pedro Santiago / Produzione: Filmes De Plástico /Brasile, 2018 / Durata: 113 minuti

SUL W
CULTFRAME. 36° Torino Film Festival. Programma di Claudio Panella e Silvia Nugara
Filmografia di André Novais Oliveira
Torino Film Festival – Il sito

0 Shares: