36° Torino Film Festival ⋅ Il programma

Come non fare anche quest’anno l’elogio del TFF (23 novembre – 2 dicembre 2018) diretto da Emanuela Martini con collaboratori validi quali Davide Oberto e Massimo Causo, un festival diffuso e radicato nell’intero centro cittadino più e meglio di ogni altra simile manifestazione italiana, con poche concessioni ai nomi di richiamo meramente divistico e un pubblico effettivamente interessato ai film, specialmente a quelli di esordienti e sconosciuti? Come non sottolineare nuovamente la qualità delle sue retrospettive, quest’anno ben due, dedicate a Jean Eustache – il regista di Mes petites amoureuses (1974) e La maman et la putain (1973) che sarà ricordato anche da Jean-Pierre Léaud, insignito del Gran Premio Torino – e alla lunga ed eccezionale carriera del duo Powell & Pressburger?

Un cronista attento potrebbe rilevare che la cultura piemontese (così come a livello nazionale) scricchiola sotto i tagli continui dei finanziamenti, che l’aver richiamato un ex Presidente alla Guida del Museo del Cinema e aver bandito inutilmente un posto da direttore a lungo non assegnato e poi rifiutato dal vincitore sono segnali per nulla rassicuranti. Ma intanto, pur con il taglio tutt’altro che trascurabile di contratti, collaborazioni e l’ennesima rinuncia alle tre sale del cinema Lux, il 36° TFF riesce a confermare ancora una volta la sua formula collaudata offrendo un programma ricco di anteprime internazionali e opere ancora inedite in Italia.

Proprio mentre il vincitore dello scorso anno, Non dimenticarmi di Ram Nehari, esce in alcune sale distribuito da Lab 80, il Concorso Internazionale Lungometraggi porta all’attenzione della giuria presieduta da Jia Zhangke (di cui si vedrà l’ultimo Ash Is Purest White) e composta da Marta Donzelli, Miguel Gomes,Col Needham e Andreas Prochaska quindici quasi esordienti, comprese le prime regie degli attori Valerio Mastrandrea con Ride (2018) e Paul Dano con Wildlife, adattamento del romanzo Incendi dello scrittore Richard Ford, ambientato negli Stati Uniti degli anni Sessanta.

Non sono poche, a ben guardare, le ispirazioni letterarie tra le opere del fuori concorso di Festa mobile (nome a sua volta mutuato a Hemingway), come nel caso di Juliet, Naked di Jesse Peretz, tratto da Tutta un’altra musica di Nick Hornby, o de Il mangiatore di pietre di Nicola Bellucci, che conserva il titolo dell’omonimo romanzo giallo di Davide Longo. Ma bisogna segnalare anche gli scrittori protagonisti di film quali Dovlatov di Aleksej German Jr. (premiato all’ultima Berlinale), Colette di Wash Westmoreland (interpretata da Keira Knightley), o di Can you ever forgive me? di Marielle Heller, che ha per protagonista quella Lee Israel divenuta nota negli anni Novanta quale falsaria di documenti autografi.

Tra i biopic si contano Blaze di Ethan Hawke, ritratto di un musicista country ucciso a 39 anni, e The White Crow di Ralph Fiennes incentrato sulla vita di Rudolf Nureyev (Oleg Ivenko), mentre nella sezione Onde si vedranno anche un documentario su Mathieu Amalric di Quentin Mével e André S. Labarthe, e uno su Tonino De Bernardi, O termometro de Galileu di Teresa Villaverde, oltre che l’ultimo film del cineasta piemontese, una Ifigenia in Aulide che riflette sulle tragedie dei migranti di oggi.

Ampio spazio al cinema che travalica le distinzioni tra i generi e i formati anche nelle varie articolazioni di TFFDOC con i concorsi Internazionale.doc e Italiana.doc e il focus tematico – ormai una peculiarità di questa sezione – dedicato all’immagine-simbolo della “apocalisse” e che include titoli del passato firmati, tra gli altri, da Chris Marker (Vive la baleine!) o Alexander Kluge (La forza dei sentimenti) nonché alcuni più recenti come i due di Philippe Rouy e la prima mondiale di Life = Cinematic Imperfections di Avo Kaprealian.

Altre distopie, fantascienza (atteso con curiosità High Life di Claire Denis, con Robert Pattinson e Juliette Binoche) e thriller nel programma di After Hours, arricchito da quattro pellicole realizzate tra il 1972 e il 1974 dallo spagnolo Amando De Ossorio. Con la notte horror, maratona a tema dalla sera al mattino, si rinnova anche la tradizione recente di dare al TFF un guest director, stavolta Pupi Avati che ha curato un programma di cinema tutto incentrato sul jazz, sua antica passione.

Tra gli omaggi in programma, quello intitolato “Lunga vita a Ermanno Olmi!” un’intera giornata di proiezioni (il 28 novembre) e incontri con colleghi e collaboratori del regista, e la consegna dei Premi Maria Adriana Prolo al decano degli sceneggiatori italiani Giorgio Arlorio e all’ex operaio e poi artista che riuscì a portare la sua macchina da presa perfino dentro Mirafiori Pietro Perotti.

A chiudere la manifestazione sarà il documentario Santiago, Italia in cui Nanni Moretti ricostruisce il golpe avvenuto in Cile nel 1973 e la successiva fuga di dissidenti del nuovo regime di Pinochet verso il nostro paese, con l’aiuto della locale ambasciata italiana. In omaggio all’ex direttore del TFF è stata appena collocata dentro il percorso del Museo del Cinema la vespa originale da lui usata venticinque anni fa per Caro diario (1993) e scelta come simbolo della sua casa di produzione, la Sacher film.

© CultFrame 11/2018

INFORMAZIONI
36. Torino Film Festival / Direttore: Emanuela Martini
Dal 23 novembre al 2 dicembre 2018
Proiezioni: Multisale Massimo, Reposi, Cinema Classico
Telefono: 011.8138811 / fax 011.8138890 / e-mail: info@torinofilmfest.org
Biglietto: vedi sito

SUL WEB
Torino Film Fest – Il sito (per tutte le informazioni pratiche e il programma dettagliato)

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