Figlia mia. Un film di Laura Bispuri. 68° Berlinale. Concorso

Laura BispuriAlla seconda regia e per la seconda volta in Concorso alla Berlinale dopo il suo film d’esordio, Vergine giurata, Laura Bispuri prosegue nel ritrarre varie declinazioni del femminile e ancora una volta lo fa con la complicità di Alba Rohrwacher, attrice un po’ feticizzata da un cinema che ama trasformarla in una creatura oscura e disinibita per contrasto con la sua pelle diafana, gli occhi chiari, e l’atteggiamento pacato che solitamente mostra durante le interviste. In Figlia mia interpreta Angelica, una ragazza sbandata, che beve e si dà a chiunque per una birra o un bicchierino di mirto, scapigliata e molto truccata come iniziò ad esserlo all’incirca a partire da Cosa voglio di più di Silvio Soldini che ne sdoganò l’immagine sexy.

Il film di Bispuri è ambientato in una Sardegna di polvere e mare, di pietre e acqua, dualismi che si riflettono anche nel conflitto tra il personaggio della bionda Angelica e quello della mora Tina, interpretato da una Valeria Golino tutta casa e chiesa che si prende cura della ragazza, le fa la spesa, le pulisce la fattoria fatiscente in cui vive; ma non solo. Tina, infatti è la madre affettuosa e iperprotettiva di Vittoria, una bambina di quasi dieci anni dai capelli fulvi che presto scopriamo essere stata partorita da Angelica che l’ha però rifiutata.

Laura Bispuri

Ciò che allo spettatore viene rivelato quasi subito, si svela più lentamente agli occhi della bambina. Quando intuisce che Angelica potrebbe essere la sua vera madre, Vittoria prende a frequentarla all’oscuro di Tina e più sta con lei più ne ricerca l’affetto, l’approvazione e quindi la imita, da ubbidiente diventa ribelle, un po’ bugiarda, indossa orecchini volgari avuti in regalo da lei, finché una notte la riaccompagna a casa dopo essersi rivoltata contro la sua madre adottiva. Ma la vita con Angelica si presenta da subito complicata e anche l’affetto che questa dimostra a Vittoria non è completamente limpido e nasconde un secondo fine di tipo economico.

Laura BispuriFiglia mia è la storia di come una bambina, divisa tra due madri che sono l’una il contrario dell’altra, l’una delle quali spera di comprarla e l’altra invece di venderla, si trovi a dover crescere in fretta, a interrogarsi sugli affetti, sulla verità e la menzogna, sulla propria identità. Vittoria rappresenta la necessità di capire che non è compiacendo gli altri che si trova la felicità bensì cercando autonomamente la propria strada. La caratterizzazione dei personaggi calca fin troppo la mano su opposizioni e reciprocità tra due donne in fondo entrambe incapaci di permettere alla ‘figlia’ quel margine di libertà che le è necessario per maturare. In un’ambientazione isolana assolata, ventosa e petrosa che ricorda un po’ quella di Respiro, Valeria Golino è la nemesi del personaggio che interpretò nel film di Emanuele Crialese. La dinamica tra attori professionisti e non professionisti, con tanto di simulazione dell’accento sardo da parte delle due ‘madri’, non è sempre efficace, soprattutto nel caso di Udo Kier che, per esigenze di coproduzione, con il suo forte accento tedesco recita un ruolo comprimario inverosimile anche più del padre-padrone interpretato dal belga Sam Louwyck ne Le meraviglie di Alice Rohrwacher.

Come quel film, anche Figlia mia, e in misura maggiore, patisce l’artificiosità dell’ambientazione rurale, con le donne sempre scapigliate e in affanno, i vestiti frusti ma molto cautamente abbinati fino al lembo del reggiseno che spunta da sotto la maglietta con quella tinta sofisticata che certo non si trova in uno spaccio di paese. La narrazione, a sua volta, pecca di eccessivo schematismo, con l’antitesi tra le due donne che si risolve in una sintesi e in un’assunzione di autonomia da parte della bambina un po’ prevedibile. Per non parlare della fin troppo preannunciata partenogenesi finale della piccola protagonista, dove il programmatico non teme il ridicolo.

© CultFrame 02/2018

TRAMA
Angelica vive una vita disordinata in una fattoria con molti animali, di sera beve e si dà al primo che capita. Tina è una donna del paese che ogni tanto la aiuta economicamente e ha una figlia di nome Vittoria. Quando Angelica riceve un avviso di sfratto, decide di vendere gli animali, lasciare la fattoria e partire. Nel frattempo, però, Vittoria incontra Angelica e la sua vita cambia per sempre quando viene a sapere che quest’ultima è in realtà la sua vera madre.


CREDITI

Titolo: Figlia mia / Regia: Laura Bispuri / Sceneggiatura: Francesca Manieri, Laur Bispuri / Fotografia: Vladan Radovic/ Montaggio: Carlotta Cristiani / Musica: Nando Di Cosimo / Scenografia: Ilaria Sadun / Interpreti: Valeria Golino, Alba Rohrwacher, Sara Casu, Michele Carboni, Udo Kier / Produzione: Vivo film Colorado Film, Rai Cinema, Match Factory Productions, Bord Cadre films production / Italia, Germani, Svizzera, 2018 / Durata: 96 minuti

SUL WEB
Filmografia di Laura Bispuri
CULTFRAME. Berlinale 2018 – Il programma
Berlinale – Il sito

 

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