Alla National Portrait Gallery di Londra la mostra dei vincitori del Taylor Wessing Photographic Portrait Prize 2016

© Joni Sternbach. 16.02.20 #1 Thea+Maxwell
© Claudio Rasano. Katlehong Matsenen 2016
© Claudio Rasano. Katlehong Matsenen 2016

Il “Taylor Wessing Photographic Portrait Prize”, consueto appuntamento con uno dei più importanti concorsi di respiro internazionale, offre, alla National Portrait Gallery di Londra, una selezione di ritratti realizzati da fotografi affermati o emergenti, provenienti da tutto il mondo. Quest’anno, si respira un’aria diversa. Sembra che la commissione abbia voluto porre l’accento sull’esprit rivoluzionario della bellezza, colta nelle pieghe della quotidianità, sui volti di persone normali, evocata con economia e purezza, mediante tecniche e approcci tradizionali o contemporanei.

Il primo premio, del valore di 15.000 sterline, è stato vinto dal fotografo italo-svizzero Claudio Rasano, per il ritratto di un giovane studente di Johannesburg. Katlehong Matsenen 2016 fa parte della serie Similar Uniforms: We Refuse to Compare, con il quale l’artista esplora la capacità degli individui di preservare la propria personalità vestendo un’uniforme scolastica. La foto è stata scattata con luce naturale, posizionando il soggetto contro uno sfondo neutro. Ne risulta un ritratto di forte espressività emotiva, che va al di là del rigido schematismo cromatico della divisa, e interloquisce con lo spettatore.

© Joni Sternbach - "16.02.20 #1 Thea+Maxwell"
© Joni Sternbach. 16.02.20 #1 Thea+Maxwell

Il secondo premio è andato invece a Joni Sternbach, con un ritratto al collodio di due surfisti in posa su una spiaggia californiana (16.02.20 #1 Thea+Maxwell), scelto dall’ultima serie di lavori dal titolo Surfland. In questo caso, è l’immediatezza del collodio a conferire un aspetto distintivo, romantico e senza tempo a un soggetto quotidiano e contemporaneo. I surfisti divengono pionieri, poetiche figure a metà tra terra e mare.

Terzo classificato, Kovi Konowiecki per il dittico Shimi Beitar Illit e Tilly and Itty Beitar Illit due scatti evocativi, tratti dalla serie Bei Mir Bistu Shein. Konowiecki ha immortalato i componenti di una famiglia ortodossa di Long Beach, assieme ad altri membri residenti a Londra e Israele. Sono ritratti molto intimi, moderni e arcaici allo stesso tempo, in cui l’idea di shtetl, la piccola comunità giudaica dell’Est Europa, viene ricreata artificialmente da uno sfondo a motivi floreali. Un modo per celebrare la bellezza dei legami familiari, raccontare la diaspora e ritrovare le proprie radici ebraiche.

© Kovi Konowiecki. Shimi Beitar Illit
© Kovi Konowiecki. Shimi Beitar Illit

Il John Kobal New Work Award di quest’edizione 2016, solitamente assegnato a un fotografo sotto i trent’anni di età, è andato a Josh Redman per Frances, una modella di 83 anni, ritratta nuda, in posa fortemente plastica, definita anatomicamente dal chiaroscuro. Ordinaria bellezza, dicevamo, che trascende l’età, lo status, i confini geografici. L’eco di questi temi si risente in altri ritratti in mostra: dalle rughe di ultra-centenari, il cui volto è un libro aperto, che racconta di lotte e resilienza (Susannah Mushatt Jones di Karsten Thormaehlen), agli infanti, ritratti in piccoli gesti di indipendenza (Zazie di Cecile Birt); dalla dignità dei bambini poveri della Tanzania, ritratti da Tom Merilion, alla spossatezza dei piccoli profughi siriani, approdati a Lesbo, di Katie Barlow; dalle levatrici africane di Anna Kåri alle crocerossine di Fabio Boni, fino ai clienti di prostitute raccontati da Cristina De Middel (per la sezione In Focus). Tutto, in questa mostra, ci parla di un’umanità diversificata e diversa.

Stridente, dunque, il ritratto di Nigel Farage, leader dello UKIP, simbolo di un’élite privilegiata e promotore della Brexit, immortalato in un Cigar Club di Belgravia da Charlie Clift. La foto era stata commissionata dal “Sunday Times Magazine” per corredare un’intervista. Clift, che ha ammesso di non essere mai stato d’accordo con le idee politiche di Farage e di essersi sentito riluttante ed incerto su come procedere nella realizzazione del ritratto, ha cercato di catturare il lato umano del personaggio, al di là della posa ambiziosa e caricaturale.

© David Cantor. Abdel
© David Cantor. Abdel

L’elemento stridente non è proprio una sorpresa: altre edizioni del Taylor Wessing hanno mostrato ritratti di personaggi politici controversi, come, un paio di anni fa, il volto granitico di Silvio Berlusconi, ritratto da Paul Stuart. C’è sempre bisogno di elementi che instaurino una dialettica, una riflessione, che impostino un contrasto. Così come, spesso, la bellezza è nella strada, negli incontri fortuiti di tutti i giorni. E’ stato quasi un colpo di fortuna imbattermi in Abdel Queta Tavares, con doppio cappello rosso, di fronte al proprio ritratto. David Cantor ha difatti immortalato questo art director, originario della Guinea-Bissau, mentre camminava per le vie di Shoreditch, sicuramente colpito dal vivace copricapo. Il fotografo è specializzato in Street Art e privilegia l’interazione con le persone, coscienti o inconsapevoli del loro ambiente e dell’obiettivo che si para di fronte a loro. L’immagine è stata scelta per la copertina del catalogo e i poster promozionali della mostra londinese, che resterà aperta fino al 26 febbraio 2017.

© CultFrame 02/2017

INFORMAZIONI
Taylor Wessing Photographic Portrait Prize 2016
Dal 17 novembre 2016 al 26 febbraio 2017
National Portrait Gallery / St Martin’s Place, Londra / Tel: +44(0)2073122463
Orario: tutti i giorni 10.00 – 18.00 / giovedì e venerdì 10.00 – 21.00
Biglietto: £5

SUL WEB
National Portrait Gallery, Londra

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