The Inner Exposure. Mostra di Alexandra Waespi a Roma

© Walexandra Waespi. Untitled (The Inner Exposure)
© Alexandra Waespi. Untitled (The Inner Exposure)
© Alexandra Waespi. Untitled (The Inner Exposure)

La sperimentazione è un esercizio salutare, specialmente se praticato con sincera libertà e autonomia di mente e di spirito e dovremmo considerarla sempre come parte integrante di un percorso evolutivo a beneficio della nostra persona. Quasi mai è così. Si preferisce costantemente ripercorrere strade già battute e prive di ostacoli, vuoi per affanno, dubbi, paure e nella maggior parte dei casi per abitudine. Perdersi all’interno della propria sensibilità immaginativa non è esente da preoccupazioni o angosce, sarebbe bugiardo e ipocritamente dannoso non tenerne conto. Ma affrontare queste pulsioni tutte umane, pur se faticoso e dagli incerti risvolti, può dare alla nostra esistenza una concreta consapevolezza. Poco importa se le pratiche e le modalità espressive in essere siano state già percorse e i materiali già utilizzati, l’esercizio libero e sincero della sperimentazione ci metterà di fronte sempre a delle sorprese, a pensieri o gesti inaspettati di noi stessi.

Il percorso effettuato da Alexandra Waespi dal titolo quanto mai propositivo The Inner Exposure, è tutto interiore, visionario, ma al contempo verificabile attraverso gli oggetti della sua produzione. Rappresentato con immagini fotografiche quasi tutte di piccolo formato, queste si collocano all’interno di una ricerca volta all’attesa di apparizioni mai scontate e predeterminate: un gesto che si attiva in attesa di un evento. Le successive operazioni di rielaborazione delle immagini sembrano più delle verifiche sperimentali sul comportamento dei materiali usati e dell’oggetto fotografia in sé, piuttosto che una necessità tutta razionale atta a modificarne i contenuti con una predeterminata volontà di manipolazione.

© Walexandra Waespi. Untitled (The Inner Exposure)
© Walexandra Waespi. Untitled (The Inner Exposure)

Nello spazio, situato al piano terreno della White Noise Gallery di Roma, sono allestite diverse tipologie di procedimenti e processi, espressi in alcune serie di immagini che è bene cogliere nel loro insieme caotico e instabile all’interno della tensione stilistica dell’autrice canadese. I supporti fotosensibili diventano territori di scontro/incontro, dei veri e propri intrecci linguistici: frammenti di carte fotografiche stampati e rielaborati con l’applicazione di materiali di varia natura, o rimodulati con ritagli e sovrapposizioni di altre immagini di incerta provenienza; colorazioni manuali ma anche interventi digitali; fotografie immerse nell’acqua per verificarne gli esiti casuali dovuti alla trasformazione della gelatina e dell’immagine in essa contenuta; delle immagini polaroid in cui si manifesta l’apparizione di una qualche realtà invisibile al nostro sguardo abitudinario.

A nostro avviso due lavori risultano esemplari in questo contesto: delle immagini fotografiche collocate su di un supporto che è carta fotografica essa stessa, vergine, esposta all’azione incessante della luce, questa sovrapposizione è significativa nel mostrare l’estrema ambiguità della fotografia e del linguaggio insito nel dispositivo fotografico; o nei piccoli diari appesi con dei fili alle pareti in cui si coglie coerente l’aggrovigliarsi delle pulsioni emotive tutte interiori di Alexandra Waespi, una sorta di entanglement quantistico, di influenze istantanee, dove le relazioni tra gli oggetti e i pensieri ad essi relativi si fondono in un piccolo e concentrato contesto di senso/non senso.

© Walexandra Waespi. Untitled (The Inner Exposure)
© Walexandra Waespi. Untitled (The Inner Exposure)

Nel piano seminterrato della galleria sono collocate in una atmosfera da camera oscura una serie di immagini realizzate su espressa richiesta dei curatori della mostra, i quali hanno invitato la Waespi a produrre delle immagini fotografiche nelle 72 ore successive al suo arrivo per la prima volta a Roma. L’intenzionalità è degna di nota se lo scopo era quello di cogliere una visione non stereotipata da immagini preesistenti della città che quasi mai ne caratterizzano la sua essenza profonda, ma il risultato non sembra aver colto appieno l’obbiettivo prefissato.

Nello spirito della sperimentazione si è cercato di orientare anche l’allestimento. Qui a nostro avviso si evidenzia una contraddizione nella scelta dei supporti e dell’ambientazione; dei pallets in legno posti al piano terreno sui quali sono collocate la maggior parte delle immagini (ognuno dei quali fornito di una lente di ingrandimento a favorire la visione in dettaglio delle singole immagini) crea un eccesso che poco ha a che fare con l’intima richiesta delle immagini a perdersi nel loro interno e, nel piano seminterrato la ricostruzione di un’atmosfera da camera oscura poco si adatta a una visione sufficientemente adeguata delle fotografie qui esposte.

© Punto di Svista 09/2014
Alexandra Waespi, Toronto, Canada, 1988. Studia arte e fotografia presso l’Ontario College of Art and Design, lo Sheridan College di Toronto e l’ICP (International Center of Photography di New York. Ha realizzato lavori fotografici per il New York Times T Magazine, Dazed & Confused Magazine, The Guardian e Vice Magazine

INFORMAZIONI
Alxeandra Waespi. The Inner Exposure
Dal 13 settembre all’11 ottobre 2014
White Noise Gallery / Via dei Marsi 20/22, Roma / Tel: 06.4466919 / info@whitenoisegallery.it
Orario: martedì – sabato 12.00 – 20.00 / Ingresso libero

SUL WEB
White Noise Gallery, Roma

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