Morte a Venezia | Thomas Mann / Luchino Visconti: un confronto ⋅ Un libro a cura di Francesco Bono, Luigi Cimmino e Giorgio Pangaro

Corpo a corpo, collana di Rubbettino diretta da Christian Uva  dedicata ai classici del cinema e della letteratura, si arricchisce di un ulteriore capitolo: il volume Morte a Venezia Thomas Mann/ Luchino Visconti: un confronto, curato da Francesco Bono, Luigi Cimmino, Giorgio Pangaro.

Anche questo libro, come gli altri della collana, si avvale del contributo di studiosi, italiani e stranieri, provenienti da diversi ambiti disciplinari (in questo caso, germanisti e filosofi, storici del cinema e musicologi): nei saggi di Irmbert Schenk, Luciano De Giusti, Luigi Cimmino, Fabrizio Cambi, Eugenio Spedicato, Giorgio Pangaro, Daniele Dottorini, Matteo Galli, Henry Bacon, Ivo Bloom, Antonio Caroccia, Alessandro Clericuzio, Francesco Bono, Gianni Sarro, presenti nel volume, si troveranno punti di vista e riflessioni diversificate, talora discordanti, ma proprio per questo stimolanti.

La lezione di Der Tod in Venedig, romanzo breve pubblicato nel 1912 da un Thomas Mann poco più che trentenne, ma già con alle spalle il grande successo di Buddenbrooks, sarà ripresa in maniera quasi fedelissima da Morte a Venezia, il film che dal testo manniano trarrà Luchino Visconti. E’ in quel “quasi” che risiede la motivazione del volume: i vari autori, con impostazioni e metodologie diverse, indagano affinità e disparità fra Visconti e Mann, partendo dal presupposto che il registro melodrammatico del regista poco si accordi con l’arte dello scrittore. Scrive, in proposito Pangaro:

“Se nella novella di Mann si narra, in forma parodistica, la dinamica di caso e necessità che conduce alla morte un idealista, testimone e soggetto del tracollo dei suoi ideali, nel film di Visconti si rappresenta, in forma di mélo, lo statico tracollo di un estenuato esteta vittima dell’impossibilità di vivere un’ultima, e per certi aspetti da lui stesso riconosciuta come tale, tragicomica storia sentimentale”.

Analogamente, Eugenio Spedicato conclude che in Morte a Venezia Visconti ci mostra un Aschenbach che deve limitarsi a subire la veridicità dello smascheramento operato da Alfried, amico fedele del compositore ma avversario irriducibile della sua pratica musicale: qui, il protagonista non è più, come nella novella, una sorta di Socrate decadente che, nell’ebbrezza dei suoi soliloqui, produce la teoria che dovrebbe giustificarlo, bensì si presenta come uno sconfitto in balia dei suoi tormenti, come un uomo stanco che si consuma in uno sterile voyeurismo.

Luigi Cimmino aggiunge che, se Mann attraverso l’imitazione e la parodia, prende le distanze dal contenuto del racconto, Visconti non riesce a mantenere la “giusta distanza”: probabilmente si tratta, per lui,

“di una materia troppo scottante, emotivamente coinvolgente” – a cominciare dal tema dell’omosessualità – “perché possa controllarla. In definitiva, la maggior parte degli studiosi coinvolti nel volume  ritiene che Visconti non sappia, o non voglia, accogliere la strategia manniana dell’ironia, facendo così precipitare Aschenbach nel tragico epilogo, segnato da una doppia sconfitta: all’inarrestabile processo di insenilimento “si uniscono il fallimento nel non poter raggiungere l’assoluto estetico affidandosi alla purezza dell’idea e l’oggettiva  impossibilità di abbandonarsi all’istinto sessuale”.

Nel film, afferma Cambi, l’impotenza è la cifra dello stallo tra Apollo e Dioniso che, con una sentenza senza appello, fissa la scena conclusiva nella quale Tadzio si inoltra, indolente, nel basso fondale della laguna mentre Aschenbach accenna un sorriso, attraversato dalla colatura del trucco ringiovanente che ne distrugge la maschera. Clericuzio, analizzando la ricezione  della novella di Mann e del film di Visconti nella cultura angloamericana, nota che il fatto di restare nel campo del non detto e del non “consumato” ha permesso a certa critica, per anni, di ignorare, aggirare o togliere specificità alla passione di Aschenbach per Tadzio, derubricandola in un vago estetismo asessuato, prestando contemporaneamente il fianco a chi, di contro, voleva gridare allo scandalo.

Dell’atteggiamento della critica italiana nei confronti di Visconti e del suo film si occupano, invece, Bono e Sarro nel saggio conclusivo del volume. Non mancano, tra l’altro, analisi approfondite su singolari rapporti a tre (Mann, Mahler, Visconti/Visconti, Mann, Proust) e studi accurati dedicati a Visconti e la letteratura o  al ruolo di fotografia, pittura e cinema in Morte a Venezia. Insomma, risulta difficile dar conto, nel breve spazio di una recensione, di tutti i contributi, originali e mai scontati, che formano questo libro prezioso e in controtendenza, dato che quando si parla di Visconti, si continua a privilegiare il Visconti “realista”. In realtà, come argomentava a suo tempo Guido Aristarco, Visconti è stato realista e decadente, aristocratico e comunista, innovatore e conservatore: queste sono pseudo antinomie cioè contraddizioni feconde, finché riescono a coesistere. Dei film di Visconti, in generale, si può dire ciò che si è detto dei romanzi di Mann: che, ad onta della loro perfezione, non sono mai artificiosi esperimenti formali. Al contrario, tanto il loro contenuto quanto la loro forma, nascono dagli intimi conflitti, dal provarsi continuo del regista con i problemi del tempo ed è in questo procedere di pari passo che va ricercata la verità e la grandezza, insieme alla fatica, di un percorso artistico esemplare, al di là del bene e del male.

© CultFrame 05/2014


CREDITI

Titolo: Morte a Venezia / Sottotitolo: Thomas Mann/Luchino Visconti: un confronto / A cura di:  Francesco Bono, Luigi Cimmino, Giorgio Pangaro / Editore: Rubbettino / Anno:2014 / Pagg: 238 / Prezzo: 14,00 euro / ISBN: 978-88-498-3937-1

INDICE DEL LIBRO
Presentazione di Francesco Bono, Luigi Cimmino, Giorgio Pangaro / Psicopatologia del disfacimento e della rovina di Irmbert Schenk/ Visconti e la letteratura di Luciano Giusti / Mann /Visconti: miti a confronto di Luigi Cimmino/ La Morte a Venezia di Thomas Mann e Luchino Visconti di Fabrizio Cambi / Grandezza e miseria dell’estetismo di Eugenio Spedicato / Tempo e modo di morire. A Venezia di Giorgio Pangaro/ Lo sguardo impuro del cinema. Visconti, Mann, Proust di Daniele Dottorini / A morte Venezia: lo sguardo di Aschenbach di Matteo Galli / Lo sguardo e la morte di Henry Bacon/ Morte a Venezia tra fotografia, pittura e cinema di Ivo Blom / Un singolare rapporto a tre: Mann, Mahler e Visconti di Antonio Caroccia / Novella e film nella cultura angloamericana di Alessandro Clericuzio / Morte a Venezia secondo la critica di Francesco Bono, Gianni Sarro / Morte a Venezia: bibliografia di Francesco Bono, Gianni Sarro / Gli autori

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Rubbettino Editore

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